La Nuova Sardegna

«Non c’è tempo per morire»: il Bond di Daniel Craig chiude un ciclo lungo 15 anni

di Fabio Canessa
«Non c’è tempo per morire»: il Bond di Daniel Craig chiude un ciclo lungo 15 anni

Record di incassi per la nuova pellicola che ha per protagonista l’agente 007. Si compie un percorso di evoluzione del personaggio protrattosi per cinque film 

06 ottobre 2021
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Dall’esordio con “Casino Royale” a “No Time to Die” che in questi giorni sta sbancando il botteghino. Daniel Craig, come annunciato, si congeda dal personaggio che ha incarnato per quindici anni. E l’uscita di scena avviene con un film che segna tutta la storia di James Bond, oltre a chiudere perfettamente il cerchio del ciclo con il biondo attore britannico chiamato nel 2006 a dare nuova linfa e forma al mito dell’agente 007. Sesto attore a impersonare la spia più famosa al mondo – dopo Sean Connery, George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton e Pierce Brosnan – Craig ha traghettato il mondo di Ian Fleming negli anni Duemila. Con un Bond per certi versi vicino all’originale romanzesco, nella sua fisicità e durezza da killer letale, e dall’altra parte moderno, nel mostrare un lato fragile e romantico. Un percorso di umanizzazione, di rivoluzione-evoluzione del personaggio, portato avanti per cinque film e che con “No Time to die” si può dire giunge a compimento.

GIRO DEL MONDO. Se c’è una cosa che nella saga non è mai cambiata, dal debutto sullo schermo con “Licenza di uccidere” nel 1962, è quella di far viaggiare lo spettatore per il mondo. In ogni film James Bond si muove in tanti posti del pianeta, come non ricordare la Sardegna protagonista nel film “La spia che mi amava” con Roger Moore nei panni di 007, e anche in “No Time to Die” le avventure dell’agente secreto si snodano in diversi luoghi. Oltre a Londra le location vanno dalla Norvegia alla Giamaica sino all’Italia, con in particolare il meraviglioso Ponte dell’Acquedotto di Gravina di Puglia e la bellezza senza tempo di Matera, che fanno da cornice ad alcune delle scene d’azione più adrenaliniche del film. Per gli appassionati di action, con la necessaria sospensione di incredulità, ce n’è davvero per tutti i gusti lungo i 160 minuti del film (probabilmente troppi). E proprio le sequenze ambientate nella città dei Sassi, tra inseguimenti e sparatorie, risultano tra le migliori girate da Cary Fukunaga: il primo regista americano della saga, già conosciuto per i lungometraggi “Jane Eyre” e “Beasts of No Nation” e le serie “True Detective” e “Maniac”.

PROLOGO SPETTACOLARE. Scene, quelle italiane, inserite nell’immancabile prologo. Circa 25 minuti di grande impatto nel quale oltre a un importante flashback iniziale si riprende in pratica dove finiva “Spectre”. D’altronde, una delle caratteristiche del ciclo con Daniel Craig è stata quella di introdurre una certa trama orizzontale, con elementi di coerenza tra i capitoli. Si vede così James Bond in compagnia della psicologa Madeleine Swann, interpretata dall’attrice francese Léa Seydoux, con la quale partiva a bordo della mitica Aston Martin DB 5 nella scena conclusiva del film precedente. Al termine del prologo, dopo i titoli di testa con la canzone di Billie Eilish dallo stesso titolo “No Time no Die”, sono passati cinque anni e Bond si è ritirato ai Caraibi quando viene contattato dal vecchio amico della Cia Felix Leiter per rintracciare uno scienziato che ha lavorato a una bioarma finita nelle mani del villain di turno, per il quale è stato scelto l’attore premio Oscar Rami Malek. Non troppo convincente e nemmeno valorizzato da una sceneggiatura che dà in fondo all’antagonista un valore limitato.

IL PASSATO NON MUORE MAI. Il cuore del film, al di là di tutta l’azione, è l’effetto del tempo sull’anima di James Bond. I suoi tormenti, le emozioni, il sacrificio. La relazione con Madeleine, sulla quale pesa il passato di entrambi, che si inserisce tra le donne amate veramente dall’agente con fama da sciupafemmine incallito alla pari della Tracy di “Al servizio segreto di Sua Maestà” (l’unico film della saga interpretato da George Lazenby, dove 007 si sposa ma lei viene subito uccisa) e della Vesper Lynd di “Casinò Royale” (interpretata da Eva Green) alla quale non a caso si fa riferimento in “No Time to Die”. La difficoltà di fidarsi di Madeleine si collega alla ferita del tradimento di Vesper che quindici anni fa ha segnato l’inizio del percorso del nuovo Bond con Craig. Un percorso delineato in cinque film che, pur nelle obbligatorie imprese mirabolanti del personaggio, hanno via via sempre più umanizzato la figura di James Bond. Se fisicamente le ferite e gli acciacchi sono diventati man mano sempre più presenti, allo stesso modo l’agente segreto si è mostrato più introspettivo. Una decostruzione del mito che indubbiamente ha avuto successo, come dimostrano gli incassi e le buone critiche soprattutto per alcuni degli ultimi film della saga (“Skyfall” oltre al già citato “Casinò Royale”), pur incontrando inevitabilmente il dissenso dei fan legati a un Bond classico: eroe infallibile e simbolo dell’uomo che non deve chiedere mai.

LE NUOVE BOND GIRL. Certo non si può negare il passato misogino e sessista di 007. I tempi però sono cambiati e anche lui è dovuto cambiare nel rapporto con le donne. In “No Time no Die” questa evoluzione, iniziata già molto prima del movimento #MeToo, si fa evidente. Oltre a Madeleine Swann, di cui è innamorato, e ad Eve Moneypenny, segretaria ai servizi inglesi che è sua amica e complice, nel film Bond entra in contatto con due donne che non cadono tra le sue braccia, come sarebbe accaduto in passato. Una è Paloma (l’attrice cubana Ana de Armas) che in una missione di Bond a Cuba ricopre per la Cia il ruolo di agente di appoggio: bellissima, con scollatura da urlo, ingenua, a prima vista impacciata, ma sorprendentemente abile, allo stesso livello di Bond. L’altra è Nomi (interpretata da Lashana Lynch) che all’ MI6, l’agenzia di spionaggio del Regno Unito, ha già preso il posto di Bond come 007 e gli tiene testa in tutti i sensi, oltre ad aiutarlo nella missione che chiude il film e il ciclo di Craig. E segna una svolta radicale della saga più longeva del cinema.

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