La Nuova Sardegna

Elio Pulli, la voce dell’arte nella prosa colorata della vita

Elio Pulli, la voce dell’arte nella prosa colorata della vita

Pittore, ceramista, scultore e restauratore i mille volti creativi dell’artista sassarese che ha ricevuto la laurea honoris causa

21 novembre 2021
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Era davvero emozionato, l’altro giorno, Elio Pulli, 87 anni, quando ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Lettere, Filologia moderna e Industria culturale della Università di Sassari. Emozionato e commosso, non tanto perché ci tenesse ad essere chiamato dottore, ma perché desiderava da tanto un riconoscimento da parte del mondo della Cultura,con la C maiuscola. Un riscatto per lui e per quanti come lui hanno vissuto di arte per tutta la vita. Anche per artisti come Costantino Spada e Libero Meledina e quanti hanno dedicato alla pittura gli anni duri della gioventù. Quando, racconta Pulli, «non avevamo né tele né pennelli e i colori dovevamo farceli noi scegliendo le argille e le terre colorate. Una fatica immane anche perché finito di dipingere dovevamo evitare di far seccare quei colori per usarli anche il giorno dopo».

Erano gli anni della guerra e il pensiero costante, ossessivo era la fame. «Spesso stavamo giorni senza mettere in bocca un pezzo di pane – ricorda Elio – e la fame ci procurava dolori lancinanti allo stomaco». E in casa Pulli le cose non erano messe meglio: otto figli più padre e madre. Dieci bocche da sfamare. Il padre, Giovanni Pulli, era uno scultore: era arrivato a Sassari dalla Puglia perché chiamato a realizzare un presepe a grandezza naturale per il Duomo. Finito quel lavoro l’unica possibilità per Giovanni era quella di lavorare per restaurare le statue delle chiese. Ma nel periodo della guerra o immediatamente dopo, di soldi in Sardegna e a Sassari ne circolavano pochi.

Bambino di talento. Eppure Elio era già conosciuto per il suo talento. «Quando avevo sei anni – ricorda l’artista – la maestra mi chiamava alla lavagna per realizzare dei disegni da far copiare ai bambini della prima elementare. Da piccolissimo, infatti, nella bottega di mio padre avevo cominciato a prendere confidenza con il disegno e le sculture in cartapesta. Io ero molto imbarazzato perché la maestra, quando entravo in classe, obbligava gli altri bambini ad alzarsi in piedi, come se fossi stato un maestro io stesso. Ma ero solo un bambino».

A 18 anni il primo premio importante, a Roma, con Guttuso e altri grandi artisti. «In quella occasione – ricorda l’artista – dovevo partecipare alla cerimonia di premiazione ma non avevo una giacca. Alla fine ne procurai una per pochi spiccioli, presa in una bottega di abiti usati. Era tutta colorata con tonalità sgargianti più adatta per uno spettacolo da circo che per una manifestazione ufficiale. Ma era quella che potevo permettermi».

Col passare del tempo il lavoro è aumentato e anche i premi e i riconoscimenti ottenuti. L’attività di pittore si è accompagnata a quella di ebanista e di scultura in ferro. E al restauro di statue di santi.

«Ricordo che una volta – racconta Pulli– venni ingaggiato per dipingere gli occhi delle statue dei santi. Comperare gli occhi di vetro, finti, costava troppo e io potevo avere risultati simili, a basso prezzo, con la pittura».

Il ritiro di Tramariglio. In pratica non c’è campo artistico nel quale Pulli non abbia mostrato e mostri una formidabile versatilità. E basterebbe una rapida visita nel laboratorio di Tramariglio per rendersene conto. In una stanzetta i cavalletti, le tele, i colori per pitturare. In una altra sala le macchine per lavorare il legno, in un’altra ancora il laboratorio per il ferro. All’esterno tra piante di alloro e alberi di frutta i forni per la ceramica.

Tutto nel “buen retiro” di Tramariglio parla di arte, perfino nella grande cucina con il caminetto dove, intorno a un grande tavolo, l’artista accoglie i suoi tanti ospiti e visitatori. Ai fornelli è lo stesso Pulli che prepara il pranzo per chi lo va a trovare. Alle 13 suona una campana all’esterno e chi si trova da quelle parti si mette a tavola col maestro.

Negli ultimi anni gran parte dell’attività artistica è dedicata alla ceramica. «Finchè è stato vivo mio fratello Claudio, ceramista prodigioso – confessa Elio– non ho voluto dedicarmi alle sculture in ceramica, per una forma di rispetto nei suoi confronti».

Ora i grandi piatti multicolori di ceramica, insieme alle stupende, enigmatiche sculture sono esposte in una sala di esposizione blindata. Della mostra fanno parte anche le avveniristiche panche in legno e ferro e i quadri appena realizzati. Chi va a Tramariglio, però, se si lascia alle spalle il laboratorio dell’artista, attraversa la strada ed entra a Casa Gioiosa, sede del Parco naturale di Porto Conte, può ammirare le sclulture che Pulli ha realizzato sul tema del Piccolo Principe, un omaggio all’autore della fiaba, Antoine de Saint Exupery che da quelle parti soggiornò e da dove partì come pilota militare, a bordo del proprio aereo prima della missione in cui perse la vita.

L’arte di Pulli. Centinaia le mostre e le performance che hanno visto come protagonista Elio Pulli: dalla colorazione in diretta di abiti durante le sfilate di moda, alle personali in mezza Italia, da Padova a Pisa e Firenze o Roma. Fino alla grandiosa esposizione dell’autunno 2013 al Vittoriano di Roma, un avvenimento che ha richiamato pubblico e critica da ogni parte d’Italia. Si trattava, in quel caso, di una antologica con decine di ceramiche e pitture raccontate in un catalogo presentato dal critico Claudio Strinati. Quadri che vanno dall’ “Alba a Stintino” alla “Veduta di Cagliari” alla “Mattanza”, dalle tantissime nature morte ai bellissimi vasi di fiori. Più una serie di ritratti, dalla “Fanciulla sarda” al commovente ritratto del padre pieno di dolente umanità. E poi le immagini di donne in preghiera, le processioni, o i soggetti della vita quotidiana. Una continua variazioni di colori: dal buio inquietante dei paesaggi notturni all’esplosione di colori con improvvise fiammate di luce con dei gialli abbaglianti. E poi il capitolo delle sculture, alcune delle quali che sembrano vere e proprie creature extraterrestri: dalla bellissima Eleonora d’Arborea a “Su meri di Gesturi” o “Il carro di Sant’Efisio” giusto per fare qualche esempio. E i tanti vasi, dalle mille fogge e i tanti colori diversi, gli affascinanti e quasi ieratici pannelli murari in legno.

Caleidoscopio. Un caleidoscopio di opere che raccontano l’evoluzione artistica di Pulli. Tutti frutto di quella urgenza comunicativa a cui accennava l’artista nella sua “lectio” per il conferimento della laurea honoris causa. «Io non so che cosa mi succede – dice Pulli – so che dall’interno mi viene una voce, una esigenza che mi spinge a creare. Non importa se ho fame, sete o sonno. Ma quella voce ha bisogno di una risposta immediata. E allora per creare mi spingo in un territorio che spesso non conosco e creo, invento, dipingo o scolpisco. Se dipingo la neve devo sentire freddo per trasmetterlo a chi osserva il quadro. Se dipingo un fiore devo sentire l’esplosione della primavera. E se guardo il paesaggio da lontano devo intuire quali colori e quali forme troverò una volta che mi avvicino agli oggetti che voglio rappresentare».

Talvolta guardando le opere di Pulli si ha quasi la sensazione di trovarsi di fronte a uno sciamano che penetra il mistero della realtà che lo circonda, pur senza spiegarlo a parole. Come se quel mistero attraversasse l’artista che riesce a dare forma e interpretazione a quell’universo, incantato di fronte alla bellezza della vita.

Claudio Strinati paragona Pulli a Eugenio Montale che ha dimostrato «nel concreto della sua scrittura la misteriosa dimensione della prosa della vita» e addirittura al «sommo Pablo Picasso» che condivide con l’artista di Tramariglio «alcune caratteristiche peculiari, tra cui possono essere annoverate la creatività forte e prorompente, la assoluta capacità mimetica di fronte al mondo e l’altrettanto poderosa attitudine a ricreare e a dare corpo evidente alle fantasie che restano sempre attaccate alla concretezza delle cose per cui l’arte è una continua proiezione di sé sulla molteplicità del Reale».

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