La Nuova Sardegna

1956. La grande nevicata di febbraio mette la Sardegna in ginocchio

di Andrea Sini
Largo Cavallotti, a Sassari, completamente ricoperto di neve nel febbraio del 1956
Largo Cavallotti, a Sassari, completamente ricoperto di neve nel febbraio del 1956

Intere zone isolate per settimane a causa di un'eccezionale ondata di maltempo. I soccorsi arrivano dal cielo. A Pozzomaggiore per riaprire le comunicazioni con l'esterno viene scavato un tunnel

22 novembre 2021
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Cumuli bianchi alti sino a due metri ai bordi delle strade, le battagliole a colpi di palle di neve nelle piazze e un’immagine bucolica e gioiosa legata a un evento atmosferico eccezionale. Della nevicata del ’56, a oltre mezzo secolo di distanza, viene tramandata una rappresentazione che racconta soltanto in minima parte ciò che avvenne in un mese in realtà drammatico per le popolazioni di quasi tutta Europa. L’ondata di freddo arrivò in Sardegna il 2 febbraio e il giorno successivo le cronache della Nuova, nonostante le difficoltà immediatamente segnalate ai lettori, iniziano a riportare le notizie legate al maltempo. A Sassari la minima rilevata è stata di -2, a Olbia -5, a Cagliari c’è stato un blackout di alcune ore, a Porto Torres il traffico marittimo è già stato sospeso. Iniziano poi ad arrivare notizie drammatiche dalle aree interne, con intere zone completamente isolate – in particolare il Goceano e la Gallura –e una minima di -17 registrata sul Limbara.

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Mettersi in viaggio è impensabile: le strade sono impraticabili, il treno Freccia Sarda che collega Cagliari, Sassari e Olbia è arrivato a destinazione alle 3,40 del mattino anziché alle 21,20. C’è una prima vittima per assideramento, a Bortigali, e a Cagliari il porto è stato chiuso per ragioni di sicurezza. A Sassari, intanto, dove i tetti di alcune case sono crollati sotto il peso della neve, le scuole vengono chiuse, così centinaia di ragazzi si riversano in strada e una battagliola a colpi di palle di neve è degenerata concludendosi con alcuni feriti e una quindicina di giovani portati al posto di polizia. Sul giornale compaiono foto da cartolina di piazza d’Italia e di Platamona imbiancate, oltre a quelle di qualche buontempone che – indossati gli sci – è pronto a lanciarsi in posizione a uovo da viale Trieste. Nel giro di appena due giorni 27 persone si sono presentate al pronto soccorso per farsi curare fratture e altri traumi legati a cadute e scivolate sul ghiaccio. La Torres scende in campo contro il Monteponi in un Acquedotto trasformato in un pantano e con imponenti cumuli di neve accatastati a bordo campo. I campionati minori sono sospesi.

Passano i giorni, la situazione non migliora e si inizia a parlare di “assedio bianco”, con quasi tutte le attività paralizzate e i primi allarmi legati all’approvvigionamento di beni di prima necessità. Pattada, isolata e senza luce per tre giorni di fila, viene finalmente raggiunta dai soccorritori. Tre camion di viveri partiti da Sassari arrivano con fatica a Tempio, e da Tempio quattro coraggiosi (Agostino Scano, Nino Salvatore, Francesco Arcomane e Luigi Palazzo) dopo 10 ore di cammino riescono a portare i primi soccorsi al piccolo nucleo di residenti a Vallicciola. Il 7 febbraio un’altra ondata di neve colpisce l’isola, in particolare le zone interne. Nel Nuorese 35 persone semi-assiderate vengono messe in salvo, a Baunei cinque carabinieri rimangono feriti durante i soccorsi, l’Ogliastra è isolata per l’impraticabilità del Correboi, mentre sul Monte Spada le gare di sci vengono rinviate. Il mondo dell’agricoltura fa una prima stima dei danni, 5 miliardi di lire, mentre da metà febbraio nei titoli di prima pagina si inizia a parlare apertamente di “tragedia bianca”. Anche Stintino è al buio, Pattada è ancora isolata, in Anglona il cibo scarseggia.

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Partono le gare di solidarietà, con la donazione di viveri e indumenti, ma nei centri più grandi, come Sassari, la carenza di combustibile blocca persino la panificazione. Lungo le strade dell’isola gli unici veicoli che si vedono sono le colonne di mezzi di carichi di beni di prima necessità. E dove non si può arrivare via terra, come a Desulo, Seulo e Gadoni, i soccorsi arrivano per via aerea, con il lancio paracadutato non solo di viveri ma anche di balle di fieno per il bestiame. Mentre a Pozzomaggiore viene scavato un tunnel per comunicare con l’esterno. Sino al 22 febbraio le tormente di neve saranno pressoché quotidiane, poi la situazione tornerà lentamente alla normalità. Nei ricordi di tanti ci sono le allegre battagliole con le palle di neve, nella realtà c’è un prezzo altissimo pagato da tutta l’isola.

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