La Nuova Sardegna

Il detective dell’arte perduta Le sue avventurose indagini al centro della docuserie Sky

di Paolo Curreli
Il detective dell’arte perduta Le sue avventurose indagini al centro della docuserie Sky

Grandi tesori ritrovati: la Triade capitolina, scultura che nessuno aveva mai visto,  il cratere di Assteas Artemide, il Volto d’avorio e il bronzetto dell’Arciere

23 novembre 2021
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Conosciutissimo nell’ambiente dell’investigazione dei beni del patrimonio artistico in pericolo Roberto Lai ha raggiunto la notorietà globale grazie alla docuserie di Sky “Art riders”, 4 puntate concluse questa settimana e disponibili on demand. Una raffinata produzione internazionale, già tradotta in numerose lingue e pronta per la seconda stagione. Al centro le avventure e i casi di quello che nel mondo è “l’investigatore dell’arte”, nato a Sant’Antioco nel 1962 entrato nel 1991 giovanissimo carabiniere nel nucleo Tpa, Tutela Patrimonio Artistico dell’Arma, arrivato al grado di luogotenente e in questi giorni nominato alla guida dell’Associazione Nazionale Tutela del Patrimonio dell’Arma dei Carabinieri.

Musei e tombaroli

Roberto Lai si è reso protagonista da subito di incredibili ritrovamenti che hanno salvato straordinarie opere d’arte e smascherato le trame che dai tombaroli, primo livello del crimine, arrivano attraverso la rete dei ricettatori fino ai vertici dei più importanti musei e collezioni di Oltreoceano. Un fiuto e un colpo d’occhio del tutto eccezionali e una testardaggine isolana sono state le qualità che gli hanno fatto guadagnare la definizione di “punta di diamante del Nucleo che ha retto per 10 anni” dai vertici dell’Arma e al nucleo Tpa quello “della più importante agenzia di tutela del patrimonio culturale al mondo”. «Aggiungerei anche un amore forte per l’arte e la convinzione che ogni reperto appartiene al popolo e al territorio che lo ha prodotto. Ogni rapina e collocazione lontana è un tradimento nei confronti di tutti i cittadini. Inoltre strappare un reperto con uno scavo clandestino significa privare gli studiosi dell’ambito in cui l’opera è stata prodotta. Solamente gli esperti possono leggere il contesto in cui avviene il ritrovamento e trarne risposte fondamentali per la sua storia» ci spiega Lai, oggi in congedo e impegnato come consulente per importanti istituzioni dall’Unesco al Vaticano, docente universitario in Sud America «dove esiste un patrimonio enorme in pericolo» e relatore nei master di criminologia.

La Triade capitolina

Uno dei casi più affascinanti è stato quello della “Triade Capitolina” dei primi anni ’90: «Certo, è stato anche il mio “battesimo del fuoco”. In assoluto la mia prima indagine. Mi chiamò, per avere supporto, un collega che interrogava un noto tombarolo io mi precipitai nella stazione e venni a sapere che sosteneva di aver scavato una statua “sono tre persone sedute su una panchina” disse. Ma il reperto non si trovava, lo seguimmo e scoprimmo che tornava sullo scavo tra Tivoli e Guidonia varie volte alla ricerca di qualcosa. Gli serviva per farsi pagare di più dal mercante. Quel qualcosa era un frammento di un braccio marmoreo, la statua esisteva allora, ma cosa più importante, l’unica opera che poteva assomigliare a “tre persone su una panchina” era la Triade Capitolina, nota attraverso la letteratura e qualche antica immagine, ma che nessuno aveva mai visto».

Da quel momento gli 007 dell’arte Roberto Lai e il collega Filippo Tomassi seguirono le tracce del reperto che portavano fino in Svizzera, dove fu ritrovato in un atelier zeppo di opere trafugate. La Triade era pronta per la vendita ma quel frammento dimostrava incontrovertibilmente che era il frutto di uno scavo clandestino. Fu il primo colpaccio di Roberto Lai a cui seguirono importantissime indagini concluse col recupero di opere come il cratere di Assteas; il vaso più bello del mondo, il Volto d’avorio; straordinario pezzo ricavato da un’unica zanna d’elefante, l’Artemide marciante. Tutte avventurose indagini che sono al centro della serie prodotta da Sky.

L’Arciere di Cleveland

Naturalmente per Roberto Lai, laureato in scienze politiche, cavaliere mauriziano e insignito di importanti riconoscimenti civili e militari, un caso è particolarmente importante, quello legato alla sua terra: il recupero del bronzetto nuragico dell’Arciere. «Durante una perquisizione a Basilea trovai, tra migliaia di foto, una vecchia polaroid. Lo riconobbi all’istante era un bronzetto nuragico, la foto era accompagnata da una accurata descrizione che riportava il luogo dello scavo: Grutt’e Acquas praticamente casa mia a Sant’Antioco – racconta Lai –. Portai la polaroid al magistrato, ma era troppo poco. Rimaneva un dubbio: dov’è andato a finire? Così cominciai la mia lunga e solitaria ricerca, non era per niente semplice, ma alla fine lo scovai. L’Arciere era nel Museo di Cleveland, anzi era proprio il simbolo della sezione di bronzi del museo americano. Andai subito dal compianto magistrato Paolo Ferri, un vero pioniere nella lotta al mercato clandestino. Cominciò la vertenza per la restituzione, non fu facile, ma il museo di Cleveland stava chiudendo in quei giorni accordi per altri reperti di provenienza discussa e questo facilitò la trattativa. Naturalmente ci misi tutta la mia passione di sardo e di investigatore. E alla fine accettarono a una condizione: che l’Arciere tornasse nel suo luogo d’origine. Così è stato».

La Sardegna è sempre nel cuore di Lai, che vive a Roma con la sua famiglia. «Torno spesso a Sant’Antioco naturalmente. Penso che la nostra terra stia vivendo un momento di interesse del tutto nuovo legato alla sua storia e al suo patrimonio artistico e archeologico. Cosa che ho potuto appurare durante le conferenze e incontri che ho curato nell’isola. Ben venga il coinvolgimento di volti noti come la Ferragni nel ruolo di testimonial. Ma non dimentichiamo che abbiamo bisogno di un impegno più forte da parte dello Stato, più risorse per la tutela e la divulgazione. La Sardegna vive gli stessi problemi del resto del Paese, un patrimonio immenso e prezioso sempre in pericolo. Nel mirino del crimine e dell’abbandono. In Sardegna si aggiunge la difficoltà di controllare un territorio enorme e disabitato, ricchissimo di storia. Un bronzetto sul mercato clandestino spunta dai 5 ai 6 mila euro al centimetro. E questo fa gola a molti».

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