La Nuova Sardegna

1924. Il re inaugura l'imponente diga sul Tirso

Articolo pubblicato il 30 aprile 1924
La diga di Santa Chiara
La diga di Santa Chiara

Un corteo di 300 automobili accompagna Vittorio Emanuele dalla stazione di Abbasanta al ponte di Tadasuni. L'opera ideata dall'ingegner Omodeo "per la sua ardita costruzione supera i principali bacini del mondo"

30 novembre 2021
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SANTA CHIARA DEL TIRSO, 28

Una folla immensa, varia, multicolore, caratteristica nei pittoreschi costumi delle varie popolazioni sarde che si sono recate sul posto, per rendere omaggio al Sovrano, attende l’arrivo del treno reale alla stazione di Abbasanta. Un treno speciale aveva portato da Cagliari una quantità grandissima di invitati. Centinaia di automobili, dai vari paesi dell’isola e dalla provincia di Sassari in special modo avevano fatto affluire sul posto migliaia e migliaia di persone. Il Re, che si era imbarcato ieri sera a Civitavecchia sull’esploratore “Falco” scortato da due cacciatorpediniere, è sbarcato a Terranova stamane alle 5,30 presso l’isola Bianca, in forma privatissima (...)

Alle ore 9,45 il treno reale entra tra applausi scroscianti della folla che si addensa sui marciapiedi della stazione di Abbasanta che è magnificamente adorna di bandiere e festoni. Il sovrano scende dal treno e prende posto su un’automobile che attraversa il paese che offre un caratteristico colpo d’occhio con innumeri bandiere e scritte inneggianti alla Maestà del Re, pendenti da ogni finestra, da ogni balcone. Vecchi, donne, fanciulli, gettano frementi di entusiasmo fiori sull’automobile reale, mentre reparti di milizia nazionale e di carabinieri presentano le armi. L’automobile che reca il Sovrano si dirige seguita da oltre trecento autovetture verso ponte Tadasuni.

Frattanto al bacino del Tirso si vanno adunando le autorità convenute da ogni parte dell’isola. Tutta l’ampia diga di sbarramento e le alture circostanti brulicano di invitati. In attesa che il Re giunga alla diga tutte le autorità si dispongono in prossimità dello sbarcadero. Il Sovrano e la lunga autocolonna che lo segue per la strada di Ghilarza, giungono alle 10,40 al ponte di Tadasuni che sovrasta la estremità del lago.

Il Sovrano si sofferma ad ammirare l’ardita costruzione del ponte che collega i due monti entro i quali si è formato l’immenso lago. Col Ministro Carnazza, con l’on. Lissia e il generale Cittadini il Sovrano prende posto a bordo di un motoscafo e scortato da tre imbarcazioni della società canottieri dell’«Ichnusa» giunta appositamente da Cagliari, percorre tutto lo specchio del lago ammirandone la vastità.

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Alla diga

Quando l’imbarcazione reale, oltrepassato un gomito si rende invisibile alla folla che attende, un enorme unico grido prorompe da tutti i petti ed un formidabile applauso si leva sempre più intenso fino a quando il Re dopo aver costeggiato lungo i piloni la diga di sbarramento sbarca. Sono le 10,45. Non appena la diga si profila in tutta la sua grandiosità agli occhi del Sovrano ed alla sua augusta persona giunge il grido di giubilo della folla esultante, egli che pure conosce a fondo la devozione e l’entusiasmo di cui lo circonda il suo popolo, resta commosso. Dalle potenti arcate della diga il fremito di migliaia di cuori gli sta a significare l’entusiasmo sacro che tutti pervade non soltanto per questo trionfo del genio italiano ma anche perché è un’arma di risurrezione economica che sorge per l’isola generosa.

Il bacino del Tirso per la sua vastità, per la sua ardita costruzione supera i principali bacini del mondo, ideato dall’ing. Angelo Omodeo esso consta di una diga ad archi multipli in cemento armato sostenuta da piloni in muratura ordinaria alti settanta metri. La diga raccoglie le acque defluenti da un bacino inbrifero di oltre 12.100 chilometri quadrati e forma quindi un ampio lago capace di contenere 460 milioni di metri cubi di acqua. Viene regolato in tal modo il corso del fiume Tirso che con le sue piene invernali innondava le campagne e si impaludava nelle circostanti regioni desolate per la malaria ed in pari tempo viene assicurato l’approvvigionamento idrico durante le lunghe estati siccitose. Nell’interno della diga è collocata una potentissima centrale elettrica comprendente quattro gruppi di turbine sviluppanti una forza complessiva di 80 mila HP che vengono tradotti in 50 milioni di kilowatt ora annui. Questa centrale elettrica produce il quantitativo di energia necessario per la illuminazione della parte meridionale e centrale dell’isola e per alimentare le industrie locali, specialmente quelle minerarie (...)

Una seconda diga alta 22 metri, sbarra l’acqua defluente dal bacino oggi inaugurato, all’altezza di ponte Busachi, creando un secondo salto capace di produrre circa 22 milioni di kilowatt ora annui e dando luogo ad un serbatoio di due milioni di metri cubi di capacità. Non appena l’opera sarà completata verrà dato inizio alla costruzione di una rete di canali di distribuzione dell’acqua su una estensione di 40 mila ettari del campidano di Oristano.

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