La Nuova Sardegna

Anni '60. Si cambia musica: la via sarda al beat

di Pasquale Porcu
I Barrittas
I Barrittas

L'esplosione dei complessini e i primi successi, dai Baronetti ai Nuraghi, dai Barrittas ai Bertas. Vendono molti dischi anche i cantanti più tradizionali, da Inzaina alla Sannia

03 dicembre 2021
4 MINUTI DI LETTURA





Gli anni Sessanta nella cosiddetta musica leggera sono quelli della grande svolta. Sono gli anni della nascita dei Beatles e dei Rolling Stones, del Maggio francese, della rivolta studentesca e dei grandi scioperi nelle fabbriche, della tragica morte di Luigi Tenco e dell'affermazione della canzone d'autore. E in Sardegna che cosa succede? Quali sono i gruppi musicali e i musicisti che si affermano nell'Isola in quel decennio? La memoria va subito ai Barrittas e ai Bertas. E prima di loro ai sassaresi Baronetti.

Ma il primo cantante che raggiunge il successo si chiama Pino d'Olbia agli inizi degli anni Sessanta. La canzone, in gallurese, si chiama “Ajò ajò” seguita dal celeberrimo “Welcome to Costa Smeralda”. Da allora in poi, a imitazione di quanto succede nela Penisola e all'estero anche in Sardegna si assiste a una vera esplosione di gruppi musicali (i cosiddetti “complessini”). Ma non dimentichiamo che a Sassari, negli anni Cinquanta, aveva calcato le scene anche Fred Buscaglione, arrivato in Sardegna per il servizio militare. L'attività del grande artista torinese ha coinvolto molti musicisti isolani e, una volta spostatosi a Cagliari, suonò, tra gli altri, con i fratelli Franco e Berto Pisano e con i musicisti che animavano i programmi di Radio Sardegna. Molti di quei nomi, poi, li troveremo anche nei programmi radiofonici nazionali, a partire dai fratelli Pisano fino a Giulio Libano.

Ma gli storici del settore registrano a Sassari la presenza di gruppi come i Kid, nel 1953, con Mario Lomghesu alla tromba, Franco Moro al sax tenore, Aldo Paradisi al sax contralto e Antonio Dro. Spesso i musicisti si spostano da una formazione all'altra. Capita, così, che Antonio Dro lo troviamo nel 1954 nel gruppo Astro (con Orizi alla tromba e con lo stesso organico dei Kid). Stesso travaso di musicisti dal gruppo dei Sofisticati (con Luigi Piana al pianoforte, Alfredo Piana alla tromba, Aldo Di Stefano alla chitarra e Costanzo Cossu alla batteria) nel 1959. Che l'anno successivo diventano I Baronetti, con Luigi Piana alle tastiere, il chitarrista Antonio Costa alla chitarra (che fonderà i Bertas nel 1965), Antonio Concu e Giovanni Salaris.

Il genere musicale più diffuso tra i gruppi isolani era quello dei brani latinoamericani e di provenienza inglese e americana. D'altra parte i gruppi erano impegnati, in prevalenza, nelle sale da ballo e nei locali notturni. Tra i più attivi (e più bravi) i già citati Baronetti che si esibivano nell'hotel Pontinental di Platamona, frequentato prevalentemente da una clientela inglese. Da Antonio Costa, dei Baronetti, nacquero nel 1965 i Bertas (ma allora si chiamavano Berta senza la s finale). Ma di questo parleremo tra poco. Prima dobbiamo soffermarci sulla scena oristanese dove i Nuraghi furono i primi musicisti sardi ad avere una ribalta fuori dell'Italia. Il grande balzo lo fecero con un un concorso a Messina che fruttò loro, grazie ad Angelo Ibba, un contratto biennale con la casa discografica Rca.

Lo stesso Angelo Ibba è stato il motore propulsivo dei Barrittas, il gruppo animato da Benito Urgu che ha conosciuto, fin dal suo debutto, uno straordinario successo in tutta la Sardegna. Primo hit del gruppo, nel 1964, fu “Gambale twist” insieme a “Whiskey, birra e Johnny Cola”. I brani, a leggerli con gli occhi di oggi, appaiono facili, disimpegnati e forse ingenui, ma all'uscita furono l'espressione più spettacolare della voglia di cambiamento che attraversava anche la Sardegna. Un brano in sardo, una sorta di anticipazione della ricerca di una identità non solo musicale da contrapporre al dilagante strapotere della cultura anglo-americana. Altro momento importante nella vita dei Barrittas e della musica isolana fu, nel 1966, la partecipazione del gruppo, nella cappella Borromini di Roma, della Messa beat, una operazione che frantumò, in qualche modo, il muro della immutabile liturgia della Chiesa cattolica.

E intanto non passava giorno senza che nei diversi paesi e città dell'isola non nascessero nuovi gruppi musicali, segno di una effervescenza che anticipava una importante rivoluzione nei costumi. Difficile elencarli tutti: dall'Orchestra Jol del pianista Gianni Davis ai Condors, Le Orme, i Principi, gli Squali, gli Strangers, i Cervi e cento altri ancora. Molti musicisti li troveremo all'interno di diverse formazioni. Qualcuno riesce perfino a fare musica in maniera professionale suonando anche fuori dall'Italia in locali notturni e hotel. La gran parte, però, esaurisce la propria attività nel complessino partecipando a balli studenteschi o a serate nei cosiddetti “club” o cantine, locali attrezzati alla meno peggio e illuminati da luci fioche nei quali ballare o intrattenersi tra teen ager.

Tra i musicisti professionisti merita una collocazione particolare Vittorio Inzaina di Telti che nel 1964 vince il festival di Castrocaro e l'anno dopo partecipa al festival di Sanremo col brano “Si vedrà” col quale vende 550mila dischi. Mentre al Festivalbar, nel 1966, partecipa con la canzone “Ti vedo dopo messa” ottenendo un successo clamoroso. Altra cantante che ha portato la Sardegna alla ribalta nazionale è stata la raffinata Marisa Sannia da Iglesias che si impose nel programma tv “Settevoci” di Pippo Baudo e partecipò al festival di Sanremo nel 1967 col brano “Casa bianca” del quale vendette mezzo milione di dischi.

Ma il gruppo che più di ogni altro ha segnato la musica sarda degli Anni Sessanta è sicuramente quello dei Bertas, il gruppo pop sardo più longevo, ancora in attività. Nel 1965 con la vittoria del concorso regionale “Sardegna Canta” ottennero un contratto discografico con la Rca. Nel 1967 incisero il 45 giri “Fatalità” seguita l’anno dopo dall’album omonimo.

In Primo Piano
I controlli

In gita da Sassari a Nuoro senza assicurazione: nei guai il conducente di un pullman pieno di studenti

Le nostre iniziative