La Nuova Sardegna

I Ricchi e Poveri: «Il nostro segreto? Viviamo ogni concerto come fosse la prima volta sul palco»

Alessandro Pirina
I Ricchi e Poveri a Cagliari (Foto Mario Rosas)
I Ricchi e Poveri a Cagliari (Foto Mario Rosas)

Lo storico gruppo musicale a Cagliari per il Premio Alziator: «De André e Califano i primi a credere in noi»

21 dicembre 2021
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Dodici festival di Sanremo, 22 milioni di dischi venduti, migliaia di concerti in oltre 50 anni di carriera. Il successo dei Ricchi e poveri attraversa più generazioni. Le loro canzoni sono pezzi di storia della musica italiana, da “Che sarà” a “Se m’innamoro”, che anche i più giovani conoscono a memoria. Ogni concerto è un tripudio di folla. E così è stato anche a Cagliari, dove Angela Brambati e Angelo Sotgiu - che a distanza di più di dieci lustri non hanno perso quella complicità e quell’intesa che da sempre li contraddistingue sul palco - hanno ricevuto il Premio Alziator. Il patron Maurizio Porcelli li ha voluti omaggiare per la loro «vita per la musica».

Domenica a Cagliari, due mesi fa a Olbia: nei vostri tour la Sardegna non manca mai. Ricordate la prima volta nell’isola?

ANGELO: «Io la ricordo perché essendo sardo ( è nato a Trinità d’Agultu, ndr) non potevo non tenerla a mente. Erano i primi anni Settanta e il primo concerto fu a Olbia, il secondo a Valledoria. Da quel momento poi è decollata la nostra carriera».

ANGELA: « E comunque anche se non sono sarda anche io sono legatissima alla Sardegna».

Ai vostri concerti cantano tutti: donne, uomini, anziani, bambini. Qual è il segreto?

ANGELA: «Le canzoni allegre fanno bene, soprattutto in questo momento difficile. Ma è da quando abbiamo cominciato che tutti cantano le nostre canzoni. Il segreto credo siano la positività e l’allegria unite alle parole giuste. E poi noi ci mettiamo molto entusiasmo nel cantare».

ANGELO: « E soprattutto ci divertiamo sempre come se fosse il nostro primo concerto».

ANGELA: «Angelo dice bene. Dopo una vita in scena potrebbe sembrare una abitudine fare i concerti, invece quando saliamo sul palco è come se fosse sempre la prima volta».

A scoprirvi a Genova è stato Fabrizio De André: che ricordo avete del mitico Faber?

ANGELO: «Fabrizio è stato il primo a credere in noi. Ci aveva portato a Milano per fare una sorta di provino con una casa discografica, che però non aveva funzionato. Lui ci disse: “voi continuate, questi non capiscono un ca...volo. Avrete successo comunque”. Negli anni, avendo lui casa a Portobello, ci incontravamo in Sardegna. Ogni tanto andavo a trovarlo, una volta portai anche mia madre e mangiammo assieme. Una persona meravigliosa, di grande cultura».

Fondamentale per la vostra carriera l’incontro con Franco Califano. A lui dovete il nome, giusto?

ANGELA: «A Franco dovremmo fare un monumento. È grazie a lui se siamo diventati quello che siamo oggi. Tutti ci dicevano: “bravi, bravi”. Ma nessuno avrebbe messo una lira per noi. Lui invece ha creduto nelle nostre capacità. Allora noi non avevamo il becco di un quattrino, quando c’era da pagare ci dileguavamo. Fu a quel punto che Franco ci disse: “voi siete ricchi di spirito e poveri di tasca”. E da quel momento siamo diventati i Ricchi e poveri».

“La prima cosa bella”, “Che sarà”, “Mamma Maria”, “Sarà perché ti amo”, “Se m’innamoro”: tantissime hit di successo. C’ è una a cui siete legati particolarmente?

ANGELA: «Inizio io, ma Angelo non deve copiarmi: “Come vorrei”».

ANGELO: «Dico anche io “Come vorrei” insieme a “Che sarà”, che dopo tanti anni riesce ancora a emozionarmi».

In Russia siete delle star: come vi spiegate il successo?

ANGELA: «Questa è l’emozione più grande. In Italia cantiamo nella nostra lingua, siamo allegri, piacciamo. Ma all’estero non ci aspettavamo una cosa così bella. Un gruppo, che si chiama I primi ministri, ha fatto anche una versione di “Cosa sei” in russo. Evidentemente emaniamo un profumo di entusiasmo ovunque andiamo».

Dodici festival in gara, tra cui una vittoria nel 1985: che ne pensate del cast di Sanremo 2022, da Morandi a Ranieri passando per Mahmood, Elisa, Emma e Iva Zanicchi?

ANGELO: « È un cast fortissimo, Amadeus ha fatto un gran bel lavoro. È riuscito a riportare a Sanremo cantanti che non ci sarebbero più tornati».

ANGELA: «Perché non andiamo anche noi?».

ANGELO: «Quel giorno ho un impegno (ride)».

Ma voi tornereste a Sanremo?

ANGELO: «Molto volentieri».

Vanno di moda le commistioni tra generi e generazioni musicali: Berti con Fedez e Achille Lauro, Morandi con Jovanotti, Vanoni con Colapesce e Dimartino: vi piacerebbe un esperimento del genere?

ANGELA: «Moltissimo, sarebbe uno scambio di esperienze, di generi».

E con chi vorreste farlo?

ANGELA: «Fedez».

ANGELO: «Ce ne sono tanti. Un nome? Sangiovanni».

Vi rivederemo in un tour con i vostri storici compagni Franco Gatti e Marina Occhiena?

ANGELA: «Visto che due anni fa abbiamo festeggiato i 50 anni con una reunion, perché no? Magari ricapita di nuovo a teatro, in tv. Purtroppo il Covid ha bloccato i progetti che dovevamo portare avanti. Ma nelle serate ormai siamo io e Angelo».

ANGELO: «Quando Amadeus aveva saputo della reunion ci aveva voluti come ospiti a Sanremo. Poi è scoppiata la pandemia e purtroppo non sappiamo cosa ci riserverà il futuro».

Quando tornerete in Sardegna?

ANGELO: «Io ci sono nato e vengo ogni volta che posso».

ANGELA: «In Sardegna io ci vivrei. E non è detto che un giorno non accada».

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