La Nuova Sardegna

 

Arco Marongio, un progetto per riportarlo da Firenze a Sassari

Paolo Curreli
La sala del museo Bardini con l'Arco Marongio che rappresenta la vittoria degli aragonesi sui sardi
La sala del museo Bardini con l'Arco Marongio che rappresenta la vittoria degli aragonesi sui sardi

La finestra realizzata nel 1500 fu venduta nell'800, ora il governatore della Toscana parla dell'idea di restituirla alla città dove fu realizzata.

06 febbraio 2022
6 MINUTI DI LETTURA





Un frammento del volto medievale di Sassari, una rara opera d’arte che parla della storia dell’isola. È la finestra Marongio, una sorta di arco di trionfo decorato con bassorilievi che adornava intorno alla metà del 1500 una facciata di quella che oggi è Piazza Azuni dove rimase fino al 1898 quando il proprietario dell’antico palazzo nobiliare, Achille Oggiano, la vendette all’antiquario fiorentino Emilio Costantini. In questi giorni si riparla di un progetto di restituzione nato nel 2008 di cui si erano fatta carico la Fasi, federazione dei sardi emigrati, e l’architetto e fotografo Davide Virdis: il ritorno a Sassari del bassorilievo.

Arte e commercio. «Un oggetto particolarmente importante per la storia della Sardegna – spiega il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani –. La finestra decorata arrivò qui a Firenze nel 1902 quando fu acquistata da Stefano Bardini, antiquario e grande esperto d’arte, che la usò per decorare la facciata della sua villa di Arcetri. In seguito Bardini concluse la costruzione di un palazzo a Firenze che decorò con diversi oggetti della sua collezione, tra cui la finestra che arrivava da Sassari. Questo palazzo divenne il Museo Bardini che, con tutta la sua collezione, fu donato al Comune di Firenze. Naturalmente erano tempi in cui le regole del commercio delle opere d’arte non erano certo paragonabili a quelle di oggi – precisa Giani –. Pezzi importanti dell’arte e della memoria venivano strappati dai luoghi d’origine e venduti come oggetti qualunque. Già nel 2008, quando ero assessore alla Cultura a Firenze, con l’allora sindaco di Sassari Nicola Sanna, si era pensato a un progetto di restituzione della finestra. Idea giusta ma un po’ difficoltosa dal punto di vista tecnico, l’opera è murata in un parete del Museo Bardini e ne rappresenta uno dei pezzi più importanti, per cui, all’epoca, si era pensato a una copia, oggi le moderne tecnologie permettono di ottenere copie perfette».

Eugenio Giani è stato impegnato in questi giorni, come gli altri presidenti di Regione, a Roma per l’elezione del presidente della repubblica ma ha continuato a battersi per il ritorno a casa della finestra Marongiu. «Ho parlato col sindaco Nardella della restituzione per rendere fattibile il progetto – ha detto il presidente Giani –. Il sindaco di Firenze ha manifestato un grande interesse e ha colto, e questo mi fa davvero piacere, il grande valore simbolico di questa restituzione, ipotizzando che ha Sassari non torni la copia, per quanto perfetta, ma l’originale della finestra scolpita. Un bel gesto carico di significato e il segno della continuità storica tra le due regioni e i due popoli, che tante volte hanno incrociato le loro vicende». Una conferma di interesse importante ancora di più perché arriva dalle cariche di governo apicali della Toscana: dal sindaco della grande città d’arte Dario Nardella e dal presidente della Regione Eugenio Giani.

Gloria e sconfitta.  Perché questa finestra, oltre il valore artistico, è così importante per la nostra storia? Intanto perché è una delle rare opere antiche che raccontano un episodio fondamentale della storia dei sardi: la fine del sogno di riportare l’isola sotto la bandiera dell’albero eradicato della casata degli Arborea. Il piano era stato messo in atto da Leonardo Alagon, marchese di Oristano e ultimo rappresentante della gloriosa stirpe di Eleonora. Sogno che si spense nel 1478 quando nella battaglia di Macomer Alagon fu sconfitto dall’esercito aragonese. Tra le fila dell’esercito iberico c’era il nobile sassarese Angelo Marongio, signore di Ardara, luogotenente del Governatore e del Vicerè di Aragona. Come premio per la vittoria Marongio divenne podestà di Sassari nel 1479, mentre lo sconfitto marchese Alagon fu imprigionato nel castello di Xàtiva, (Valencia) dove rimase fino alla morte nel 1494. Tra il 1538 e il 1540, un discendente di Angelo Marongio commissionò la finestra che rappresentava la vittoria del suo avo.

La finestra in tufo è alta 130 centimetri e larga 148. Marongio è rappresentato su un cocchio mentre fa l’ingresso trionfale a Sassari preceduto da un valletto e tre araldi e seguito da 6 armati con le insegne del potere e i trofei di guerra. Le mura e le torri rendono riconoscibile, seppur stilizzata, Sassari, tra le torri due tondi con i simboli YHS e XPS, mentre la cornice è decorata con motivi floreali e animali.

Il progetto del ritorno. La vicenda del progetto di restituzione nasce nel 2008 ed è legata alla mappatura fotografica per il piano urbanistico di Sassari affidata all’architetto e fotografo Davide Virdis. «Ho sempre fatto la spola tra Sassari e Firenze – dice Virdis – e quando, nel 2008, mentre lavoravo alla campagna fotografica sul territorio comunale, con l’allora assessore Valerio Meloni, ci siamo imbattuti nella storia della finestra Marongio e ne siamo rimasti affascinati. Meloni mi propose di fare da ponte tra Sassari e Firenze, così, per conto dell’allora sindaco di Sassari, scrissi una lettera al sindaco fiorentino Dominici. La cosa destò interesse e lavorai per lo sviluppo di un progetto che avrebbe dovuto essere realizzato con il finanziamento della Fondazione Sardegna, il Comune e la Provincia di Sassari. Naturalmente coinvolgendo il Museo Bardini la cui direzione considerava la finestra uno dei pezzi forti della collezione, da cui sarebbe stato difficile separarsi. L’idea allora prese la strada della copia, all’epoca si facevano i primi passi ma le tecnologie erano comunque presenti. Coinvolsi l’architetto prof. Grazia Tucci dell’Università di Firenze, una grande specialista del recupero e della modellazione tridimensionale, tra l’altro l’autrice della copia del David di Michelangelo presentata all’expo di Dubai del 2020 e che adesso sta facendo il giro del mondo. Grazia Tucci si mostrò disponibile e cominciammo a lavorare al progetto.

Visto le difficoltà di fare tornare l’originale della finestra a Sassari pensai a un’alternativa: accontentarsi di una copia lapidea fedele, risultato prezioso della più avanzata tecnologia, trasformando quindi l’originale in una finestra aperta a Firenze su Sassari e la Sardegna. Un grande totem interattivo da posizionare al Bardini accanto al bassorilievo avrebbe raccontato ai visitatori del museo la storia della città e dell’isola attraverso la descrizione del monumento e gli episodi storici che rappresenta. Uno scambio decisamente interessante anche dal punto di vista della promozione turistica. Tutto sembrava filare liscio, il progetto ottenne una parte del finanziamento dalla Fondazione Sardegna, ma il Comune e la Provincia di Sassari si tirarono indietro, era il 2010, da allora tutto si è fermato».

I musei sardi. Reazioni ottimiste anche dal mondo museografico sardo: «La proposta è certamente interessante – risponde Maria Paola Dettori direttrice della Pinacoteca nazionale di Sassari –, condivisibile per il significato anche simbolico insito nella figurazione, e può essere portata avanti, con molta attenzione e rispetto per tutti gli attori in campo. Se è vero infatti che il Ministero della Cultura in questo momento promuove la restituzione ai contesti di appartenenza di opere di proprietà statale ora in deposito, qui il caso è diverso: la finestra è confluita nelle raccolte dell’antiquario Bardini in modo del tutto lecito e lineare (per i tempi) ed è esposta, murata in una parete del Palazzo; infine non è di proprietà statale, ma comunale. Bisogna anche considerare, e appurare, se non faccia parte di un contesto espositivo ormai storicizzato, come tale meritevole anch’esso di tutela. Per tutte queste ragioni, una volta concordata la fattibilità della cosa con il Comune di Firenze e la Soprintendenza, si potrebbe perciò partire da una richiesta “mediana”, un prestito o un comodato. Fatte queste doverose premesse – conclude Dettori – confermo che (in caso di pacifica “concordia discors”) la Pinacoteca e la Direzione Regionale Musei Sardegna sarebbero felici di fare la loro parte e di accogliere all’interno delle sale del museo l’opera “di ritorno”».


 

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative