La Nuova Sardegna

Yenne, il vicerè che unì Cagliari a Sassari

Enrico Gaviano
Yenne, il vicerè che unì Cagliari a Sassari

Il nobile prese il posto di Carlo Felice e fece erigere l’obelisco che nel capoluogo domina la piazza a lui dedicata

11 aprile 2022
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Piazza Yenne è il cuore pulsante di Cagliari. Eppure se si dovesse chiedere perché si chiama così, in pochi saprebbero rispondere. Il nome si riferisce a Ettore Veuillet d'Yenne, nobile proveniente dalla città di Yenne nella Savoia, che è stato per due anni, dal 1820 al 1822, il vicerè di Sardegna. Un periodo brevissimo che però ha consentito che il suo nome restasse per sempre legato alla città. A un luogo da secoli importantissimo perché rappresenta il punto di unione fra i tre quartieri storici di Cagliari: Stampace, Castello e la Marina. E che ora è una delle piazze più amate in città, dove ci si incontra in uno dei tanti locali che vi si affacciano per un aperitivo, un pranzo o per una cena. Il vicerè d’Yenne prese il posto di Carlo Felice, che aveva avuto quel ruolo prima che Vittorio Emanuele I abdicasse e gli lasciasse il trono. E fra le varie cose buone, e meno buone come l’applicazione dell’editto delle chiudende che provocò la reazione popolare e tanti morti in particolare ad Alghero, Yenne fece erigere nel 1822 un obelisco nella piazza a segnare l’inizio della Carlo Felice, un tracciato simile a quello dell’attuale 131, fra il nord e il sud dell’isola. Quella pietra miliare è tuttora presente nella piazza Yenne. Sul piedistallo, a un metro d’altezza, quattro lastre marmoree, una per lato. Davanti l’iscrizione in latino che dà merito a Yenne di aver eretto l’obelisco, dietro in rilievo alcune unità di misura, sui lati lo stemma della città e quello del vicerè.

Lo stesso Carlo Felice aveva ripreso in mano, durante la sua permanenza nell’isola, il progetto per unire con una strada Cagliari con Sassari e Porto Torres abbandonato dal predecessore. A confermare che anche all’epoca i tempi per costruire una strada erano molto lenti. Carlo Felice incaricò l’ingegnere torinese Giovanni Antonio Carbonazzi di redigere un progetto definitivo. Compito svolto brillantemente: la Cagliari-Porto Torres, ribattezzata Carlo Felice in onore del sovrano, sarebbe stata lunga 235 chilometri e larga 7 metri e avrebbe potuto fare un salto nel futuro all’economia sarda.

Il marchese d’Yenne prese al balzo l’enorme entusiasmo che si era sparso nell’isola per l’imminente inizio dei lavori (dureranno dal 1823 al 1835) e pensò di celebrare la circostanza con un grande evento. Così il 6 aprile 1822 fu messa la prima pietra per la costruzione della colonna miliare. Il vicerè cambiò anche il nome della piazza da Stampace a San Carlo, in onore del re, e invitò alla cerimonia le più alte autorità della Sardegna a presenziare. Fu organizzato tutto nei minimi particolari, ed eretta anche una piccola tribuna per gli ospiti. Bastarono pochi anni per cambiare un po’ di cose nell’area. Intanto nel 1850, dopo la fine della costruzione della Carlo Felice, la piazza fu dedicata alla memoria di Yenne, morto nel 1830 e sepolto alla Certosa di Collegno. Proprio di fronte all’obelisco, nel 1860, venne eretta alla fine del Largo anche la statua di Carlo Felice, giacente in qualche deposito da diversi anni. Nell’inserirla sopra il piedistallo progettato da Gaetano Cima, fu commesso un errore: la mano tesa a indicare la direzione della strada da Cagliari a Sassari fu rivolta su via Manno. Poco male, visto che comunque il vero inizio della strada resta quello della pietra miliare voluta da Yenne.


 

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