La Nuova Sardegna

Nicole Grimaudo: «Oggi la tv ha qualità ma la sala resta unica»

Alessandro Pirina
Nicole Grimaudo: «Oggi la tv ha qualità ma la sala resta unica»

L’attrice al Filming Italy Sardegna: «Il cinema finalmente riparte. Polanski? L’esperienza più tosta ma la rifarei cento volte»

14 giugno 2022
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La ripartenza del cinema e di tutto ciò che lo circonda ha il sorriso e l’entusiasmo di Nicole Grimaudo. Per l’attrice siciliana le giornate sarde del Filming festival sono state il segnale che il biennio buio della pandemia è alle spalle. Quattro giorni di incontri e proiezioni, feste e mare al Forte Village di Santa Margherita di Pula che hanno ridato fiato a un mondo che in questi due anni era come fosse andato in letargo.

Nicole, cosa rappresenta una manifestazione come il Filming?

«Io l’ho vissuto come una rinascita, una ripartenza in vista di una stagione che mi auguro ricco di emozioni e incontri. È stata poi l’occasione di rivedersi e condividere le emozioni».

Quali incontri l’hanno colpita di più?

«Sono stata felicissima di rivedere vecchi amici come Daniele Liotti e Filippo Nigro e amiche come Antonia Liskova, Donatella Finocchiaro, Teresa Saponangelo e Sarah Felberbaum. Abbiamo fatto lunghe passeggiate sulla spiaggia, tanti sorrisi e grande solarità. Ed è quello di cui avevamo bisogno. Ma è stata anche un’emozione fortissima trovarsi a tavola con Josh Hartnett, Danny Glover, James Franco. E poi ritrovare Nina Zilli, la cui “50mila” era stata la canzone scelta da Ferzan (Ozpetek, ndr) per “Mine vaganti”. Un pezzo che ha dato tanto al film».

Come sono stati questi due anni per lei?

«Molto intensi. Nel 2021 sono diventata mamma per la seconda volta: un evento talmente straordinario in un momento così particolare che mi ha dato la possibilità di riaffacciarmi alla vita. Dare alla luce Giulio è stato un segnale di speranza in un periodo in cui c’erano solo pensieri negativi».

I suoi ultimi impegni sono stati televisivi. Ormai gli steccati tra cinema e tv sono stati definitivamente abbattuti?

«Quando ho iniziato c’era paura di fare troppa tv, adesso accade il contrario. Oggi la qualità è di alto livello. Grazie alle piattaforme il pubblico si è abituato a ottime serie con cast straordinari. Il cinema si è avvicinato alla tv, la fanno i grandi registi e i grandi attori. È un bene che non ci sia più quel pregiudizio di vent’anni fa».

Anche i film ormai, salvo brevi passaggi in sala, arrivano direttamente in tv.

«Quello succede anche troppo e mi dispiace. Non dobbiamo perdere l’abitudine di andare in sala. Già stiamo facendo fatica a fare ripartire il cinema, se dopo una settimana i film sono sulle piattaforme diventa tutto più complicato. Anche se la tv fa prodotti straordinari non rinunciamo alla magia della sala: quando si abbassano le luci abbiamo bisogno di quelle due ore per sognare».

Cosa è rimasto della Nicole di Non è la Rai?

«Lo stupore è lo stesso, continuo a sorprendermi delle cose che succedono. Mi sento fortunata perché faccio il lavoro che mi piace. Rispetto ad allora c’è la consapevolezza di vivere questo mestiere con disciplina ed esperienza. Il cuore, insomma, è lo stesso di 20 anni fa, la testa è diversa».

Nella sua carriera ha lavorato con grandissimi registi. A partire da Lina Wertmüller.

«Una grande maestra. Era severa, pretendeva moltissimo, senza peli sulla lingua. Mi colpiva la sua forza di capitano: era una donna piccola ma enorme che teneva in riga 100 persone».

Giuseppe Tornatore?

«Mi ha dato la possibilità di fare cinema. Sul set di “Baarìa” ero consapevole di entrare nella storia, sentivo l’odore della pellicola. È stato un privilegio».

E poi Ferzan Ozpetek.

«Con lui ho fatto uno dei film più riusciti della sua carriera. Ancora oggi quando guardo “Mine vaganti” non mi distraggo a vedermi, ma rido e piango seguendo il film. Ogni volta è una emozione fortissima. Il personaggio di Alba mi ha dato moltissimo».

E poi a teatro diretta da Roman Polanski in “Amadeus”.

«Uno dei provini più emozionanti della mia vita. Sul palco mi disse: “Nicole, sarai tu Constance”. Una energia inesauribile. Era sempre il primo ad arrivare alle prove. Ed è anche un grandissimo attore, sapeva fare ogni personaggio in maniera perfetta. È stata l’esperienza più impegnativa ma la rifarei 100 volte».

Nel 2006 ha girato la fiction “L’ultima frontiera” tra la Barbagia e la Gallura.

«Sì, con Fabrizio Gifuni e Guido Caprino. Un gioiellino della Rai. Uno dei primi set in cui potevo tornare a casa ma non volevo. Quando sono partita mi è venuto una sorta di mal d’Africa per la Sardegna: quanti pianti».

Il prossimo impegno?

«Ho appena finito una serie per Rai 1, “Vivere non è un gioco da ragazzi”, di Rolando Ravello con Claudio Bisio e Stefano Fresi. Andrà in onda in autunno».

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