La Nuova Sardegna

Storia

Cent’anni fa la violenza fascista, il sangue sulle strade di Cagliari

di Paolo Curreli
Cent’anni fa la violenza fascista, il sangue sulle strade di Cagliari

Lo storico Luciano Marrocu e le giornate del 26 e 27 novembre del 1922. Scontri e decine di feriti: il sardista Efisio Melis ucciso dagli squadristi

24 novembre 2022
3 MINUTI DI LETTURA





La marcia su Roma 31 ottobre 1922. Cagliari 26 e 27 novembre dello stesso anno. Cento anni fa. Un momento storico spartiacque per una nazione che esce prostrata dalla Grande Guerra e che si sta per incamminare verso una strada che porterà ancora sangue.

Lo storico Luciano Marrocu nelle sue ricerche sulla storia di Cagliari, arrivate alla fase finale, ci ricorda un evento che racconta molto di quel periodo: «L’isola, che ha pagato un altissimo tributo di sangue nella guerra mondiale, non è indenne dalla violenza e dagli sconvolgimenti. Il 26 circa 2 mila fascisti arrivano a Cagliari da tutta l’isola con il loro armamentario di camicie nere, labari, gagliardetti e violenza. In un teatro vengono sacralizzate le bandiere nere. Il tutto davanti alle autorità, sindaco e prefetto, perché da poco a Mussolini è stato conferito dal re la carica di primo ministro. Dopo la cerimonia i fascisti sfilano in corteo. Violenza e prepotenza si accompagnano alla sfilata. In via Sonnino c’è la sede del sardisti, partito di ex combattenti, anch’essi organizzati con le loro camicie grigie. Ci sono scontri che durano per tutta la giornata del 26. Colpito a morte resta sulla strada il sardista Efisio Melis».

Emilio Lussu che al momento è in ospedale per una sospetta commozione celebrale causata qualche giorno prima dal calcio del moschetto di una guardia regia, racconterà quella giornata in memorabili pagine di Marcia su Roma e dintorni.

La Grande Guerra ha gettato anche l’Isola dentro la storia che percorre il Paese. «Cagliari è una città di provincia, ma non è provinciale, comunque quel che accade in città è perfettamente in sintonia con quanto accade in Continente e in Europa – precisa Marrocu –. I momenti drammatici che la città vive quel giorno sono parte del dramma che sta vivendo l’Europa intera. Le violenze del 26 novembre, oltre la morte di Melis, lasceranno decine e decine di feriti: molti non si faranno curare, per non passare dall’ospedale al carcere. Dietro la decisione di inscenare la violenta parata squadristica del 26 novembre c’è con ogni probabilità una intenzione politica da parte di chi l’organizza, che sono poi i fascisti duri e puri che fanno capo a Ferruccio Sorcinelli, padrone, oltre che della miniera di lignite di Bacu Abis, dell’ “Unione Sarda”. Si tratta di bloccare l’accordo tra fascisti e sardisti, che sembra essere nelle intenzioni di Mussolini. A questo insomma servo le violenze programmate del 26 da parte dei duri e puri, a dimostrare che la guerra continua. L’ accordo come noto ci sarà poche settimane dopo, anche se la cosiddetta “fusione” significherà solo che buona parte del Psd’Az confluirà nel fascismo».

Sono passati cento anni, ma tutto sembra un brutto ricordo da dimenticare, varia e nuova la produzione editoriale, ma poche le celebrazioni ufficiali.

«Sarebbe bello che il sindaco Truzzu e con lui il consiglio comunale – conclude Luciano Marrocu –. Ricordasse quel 26 novembre 1922. Tra l’altro costituirebbe da parte del sindaco e della maggioranza che lo sostiene un gesto significativo: un discorso in Consiglio senza celebrazioni o retorica per ricordare quelle giornate dolorose. Su questo punto non mi paiono sufficienti gli argomenti del tipo “appartengo a un’altra generazione” usati a più riprese dal nostro presidente del Consiglio. La nostra storia ha bisogno di un generoso slancio di verità da parte di tutti noi».
 

In Primo Piano
L’incidente

Sassari, investita mentre attraversa sulle strisce: 61enne trasportata in ospedale

Le nostre iniziative