La Nuova Sardegna

L'intervista

Valerio Scanu: «A Sanremo un abuso dell’auto-tune. Rosa Chemical-Fedez? Pessimo gusto»

di Alessandro Pirina
Valerio Scanu: «A Sanremo un abuso dell’auto-tune. Rosa Chemical-Fedez? Pessimo gusto»

Il cantante parla del festival e della sua carriera: «Essere maddalenino significa trovare tutti gli altri mari del mondo meno belli del nostro»

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Sono passati 13 anni dal suo trionfo al festival, dallo sprint finale con cui si lasciò alle spalle Pupo ed Emanuele Filiberto (e Marco Mengoni, terzo in quella edizione) e si aggiudicò il primo posto. A Sanremo Valerio Scanu è tornato anche una seconda volta, nel 2016, ma il suo festival è stato quello del 2010. Eliminato, ripescato, e poi protagonista di una rimonta incredibile che tra lo stupore generale, forse anche il suo, lo portò in cima alle preferenze del televoto. Un sogno che si realizzava per un ragazzo - ai tempi aveva solo 19 anni - che aveva deciso di puntare tutto sulla musica.

Valerio, Sanremo è finito: d’accordo con il podio?

«Tutto sommato sì. In generale la cinquina finale è quella che più di tutte ha un perché rispetto ai cantanti in gara. Forse all’appello mancano i Coma Cose, ma se ne devi mettere cinque...».

Che festival è stato?

«Ha accontentato tutte le generazioni, anche se il bel canto non era così centrato nella gara. Per fortuna hanno inserito come chicca i superospiti».

Cosa non le è piaciuto?

«Un pelino lungo, ma Sanremo è una volta all’anno e una eccezione si può fare. A livello artistico, invece, c’è stato un abuso spropositato dell’auto-tune».

E cosa le è piaciuto?

«Parliamo di risultati più che positivi, ma non c’è stato un momento in cui ho pensato: oddio, che emozione».

Rosa Chemical e Fedez: spettacolo o lotta per i diritti?

«Oddio, lotta per i diritti mi sembra troppo. Direi più spettacolo. Ma aggiungo: il bacio poteva anche essere carino, ma l’emulazione di un atto sessuale tra due uomini l’ho trovata di pessimo gusto. Tra l’altro, a fianco a Fedez c’era anche la mamma della Ferragni. Se qualcuno dovesse farlo a mia suocera - per certi versi anche più in linea con la situazione - o le viene un infarto o si alza e parte lo schiaffo. Per quanto la canzone di Rosa Chemical sia anche caruccia, ti rimane, anche se non è Whitney Houston. Comunque, poteva limitarsi a dargli un bacio, questa cosa innovativa che fanno dagli anni Ottanta... (ride, ndr)».

Aveva presentato un brano per Sanremo?

«No. Discograficamente come inediti manco dal 2018. Tornare così a schiaffo al festival - qualora mai avessi superato la selezione, ma non credo sarebbe successo - non mi avrebbe portato niente. A Sanremo è giusto andarci dopo un certo percorso. Non escludo di tornarci».

Ricordi della prima volta a Sanremo?

«Ormai sono lontanissimi. Penso all’incoscienza, alla frenesia di quei momenti, alle interviste. E al fatto di dimagrire meglio di una chetogenica. Dovetti fare un altro buco alla cintura».

Cosa provò quando l’orchestra lanciò in aria gli spartiti per protesta?

«Intanto, avevano ragione. Contestavano il fatto che fossero in finale Pupo ed Emanuele Filiberto, anziché altri. Spesso hanno appioppato a me quella contestazione, ma io non l’ho mai sentita nei miei riguardi. L’orchestra era dalla mia, avevo Peppe Vessicchio a dirigermi. Loro erano sempre stati primi, fu un miracolo averli superati nella finalissima. Mi dissero che avevo vinto dietro le quinte, mi misero microfono e cuffie e salii sul palco. Ero l’unico, gli altri erano senza. Quando Antonella Clerici se ne accorse, mi si mise davanti con il suo vestito che occupava tre quarti del palco e da dietro mi sfilarono il microfono».

Il suo primo approccio con la musica?

«La prima volta a 8 anni, mio padre faceva serate e cantai insieme a lui. Da lì è diventato un allenamento continuo, una palestra. Cantavo sempre di più e ho così iniziato a impostare la mia identità musicale».

Quanto è stato importante suo padre nella sua formazione musicale?

«In generale, lo è stata la mia famiglia. Sono sempre stati dalla mia. Passavo le estati a cantare tutti i giorni, in inverno meno. E loro: “ti stai allenando? Non perdere l’allenamento”. I miei mi spingevano a coltivare questa passione, questo dono».

Da piccolo a Bravo bravissimo: com’era Mike Bongiorno?

«Ci chiamava bambini, ma ci trattava come fossimo adulti, in maniera molto austera. Rimaneva molto distaccato».

Amici è stato il suo trampolino di lancio, arrivò secondo: consiglia un talent a un giovane alle prime armi?

«Sì, lo consiglierei. Ma dipende anche dal tipo di artista. Adesso tutti vogliono fare i musicisti. L’altro giorno un ragazzo che ha fatto Sanremo - Will - ha raccontato di avere scoperto che gli piaceva la musica durante la pandemia, cioè tre anni fa, e poi è finito sul palco dell’Ariston. Questa affermazione mi ha scioccato».

Con Maria De Filippi avevate litigato: vi siete più sentiti?

«No, è un po’ che non ci sentiamo».

Il successo è arrivato veloce: Amici, Sanremo. È stato difficile gestirlo?

«No, perché ho sempre fatto musica, ho iniziato a lavorare a 10 anni. La popolarità è arrivata rapidamente, ma non sono tra quelli che non ha fatto gavetta».

Momenti in cui ha avuto paura che tutto finisse?

«No, perché sostanzialmente ho sempre fatto questo. E continuerò a farlo, in grande o in piccolo».

Quant’è stato importante Tale e quale nella sua svolta tv?

«Mi ha dato modo di esprimermi a 360 gradi. Si lavorava parecchio per ottenere ottime performance. Da lì molti hanno scoperto l’altro mio lato artistico».

Ospite fisso a Oggi è un altro giorno, in passato ha condotto alcuni show: le piacerebbe un futuro tv?

«Se il contesto è giusto, perché no?».

Vive ormai in Lazio da tempo: le manca La Maddalena?

«Torno abbastanza spesso, non me la faccio mancare molto».

Cosa significa essere maddalenino?

«Significa andare in qualsiasi spiaggia o mare, anche belli, in qualsiasi parte del mondo e pensare: ma da noi è meglio».

Progetti musicali?

«Un disco in uscita nel prossimo trimestre, e poi il tour e tutto ciò che ne consegue».

Qualche mese fa ha chiesto al suo compagno Luigi di sposarlo: fissata la data?

«Sì, ma ancora non si dice, devo avvertire prima gli invitati».

Matrimonio in Sardegna?

«Né in Sardegna né in Sicilia: a metà strada».


 

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