La Nuova Sardegna

Mostra

Al Man l’opera di Francesco Boffo, il sardo d’elezione che cambiò Odessa

di Paolo Merlini
Al Man l’opera di Francesco Boffo, il sardo d’elezione che cambiò Odessa

Il 3 marzo la rassegna sulla scalinata Potëmkin fra cinema e architettura

24 febbraio 2023
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Non era affatto di Orosei e neppure sardo, come a lungo si è creduto, l’architetto che nel primo Ottocento ha disegnato il volto neoclassico di Odessa, una delle città simbolo del conflitto in Ucraina. La risposta al mistero è arrivata grazie al Man, che sulla figura e sull’opera del geniale architetto inaugura il 3 marzo prossimo la mostra “Odessa Step La scalinata Potëmkin fra cinema e architettura”. Al centro c’è l’opera di Francesco Carlo Boffo, nato nel 1796 e morto nel 1867, al quale per un errore di traslitterazione dal cirillico (e un po’ di fantasia) sono stati attribuiti sino all’altro ieri natali a Orosei: era invece nato ad Arasio, un paese del Canton Ticino in Svizzera. E la Sardegna? Anche qui c’è un equivoco: Boffo e i suoi colleghi italiani che cambiarono volto a Odessa si erano formati a Torino, in quello che allora era il Regno di Sardegna. Per questo motivo erano, agli occhi dell’impero russo, a tutti gli effetti sardi, ancora prima che italiani. Inoltre sembra che si chiamasse Boffa e non Boffo, sempre per errori di traslitterazione o di semplice trascrizione dall’italiano al russo, ma è solo un equivoco in più in questo mistero, finalmente svelato, dal Man che ha dato vita a un ricerca con varie università e archivi storici italiani ed esteri, in primo luogo ucraini.

Sardo o meno, resta comunque intatto il significato profondo che la direttrice del museo nuorese Chiara Gatti ha voluto dare alla prossima mostra: un ponte culturale e di solidarietà tra la Sardegna e l’Ucraina, lacerata dall’invasione russa da un anno a questa parte. Protagonista della mostra è ovviamente la scalinata Potëmkin, esempio straordinario di architettura neoclassica reso celebre dal film “La corazzata Potëmkin” del 1925 di Sergej Ejzenštejn, una delle pellicole più note della storia del cinema. Il film ricorda il massacro di Odessa nel 1905 per mano delle truppe zariste e la rivolta dei marinai della corazzata. La scena più celebre interessa appunto la scalinata di Odessa e la carneficina della popolazione inerme da parte dei cosacchi dello Zar, che gli ammutinati del Potëmkin, ancorato nel porto, cercarono di fermare con colpi di cannone esplosi dalla nave.

La mostra al Man celebra anzitutto la scalinata con un plastico in scala uno a dieci, appositamente realizzato, che svela l’imponenza dell’opera di Boffo. Ma viene proiettato a ciclo continuo anche il film di Ejzenštejn, più alcune foto dell’epoca e testimonianze dell’importanza dell’opera del regista russo nella storia del cinema del Novecento (non manca, ironicamente, la lapidaria definizione di Fantozzi al cineclub aziendale, tratta dalla saga di Paolo Villaggio). Documenti dell’800 testimoniano inoltre che le navi del Regno di Sardegna che raggiungevano Odessa partivano anche dal porto di Cagliari.

«Partire da una vicenda sarda, perché di fatto Boffo, grazie all’equivoco stravagante, resterà un sardo acquisito, significa, oggi, aprirsi al mondo, finalità di un museo che si ponga responsabilmente come luogo di ricerca e, insieme, di testimonianza», dice Chiara Gatti.


 

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