Giovani tra street e visual, un’onda d’arte sull’isola
Viaggio tra le espressioni contemporanee più interessanti. In gioco colori su tela ma anche murales e opere nella rete
Per profondità di ricerca, per riconoscibilità e in prospettiva, questi sono gli artisti sardi visivi della generazione del presente e del futuro - per intenderci, under 45 - più interessanti. Interpreti dell’arte per immagini coniugata attraverso la pittura, l’illustrazione, la street art e il digitale. Uomini e donne che hanno già una precisa identità artistica (anche se loro preferiranno definirsi in continuo divenire) e rappresentano, a oggi, gli eredi del canone pittorico del Novecento. In una grande esposizione collettiva, questi dieci nomi rappresenterebbero per la Sardegna il migliore esempio di movimento artistico contemporaneo.
Cenzo Cocca Classe 1994, ha già attraversato l’isola come fa ricamando sui tessuti. Nato a Ghilarza, è cresciuto ad Alghero e continuato gli studi a Nuoro. La sua produzione, di non velata ispirazione da Maria Lai, usa ago e filo come pennello e tavolozza. Niente minimalismo, le sue opere sin qui più interessanti sono quelle dove i fili non sono solo ramificazioni astratte ma diventano parole e poesie e dove si uniscono ad altri materiali. C’è immaginazione, sì, ma soprattutto concretezza di pensiero.
Manu Invisible Classe 1990, nato a San Sperate, forse l’artista sardo più esportabile di tutti. Questione di linguaggi, e di capacità di compiere una crasi tra ciò che sarebbe la cosa più tradizionale possibile, ossia dipingere affreschi, con il mezzo più istantaneo di tutti, la street art. Ha saputo crearsi un personaggio misterioso, lui è l’artista con la maschera nera, ma non è un epigono di Banksy. Già celebri, e presenti in ogni parte dell’isola su cavalcavia, mura, strade, i murales di Manu Invisible incorniciano singole parole lanciate come slogan, come moniti.
Narcisa Monni La sua pittura - classe 1981 originaria di Alghero - gioca su semplicità e complessità. Diffusi i lavori in acrilico su carta ma lei è un’artista che sperimenta molto. I ritratti inquietano nelle fattezze che sembrano grossolane ma puntano dritte alla riflessione intima. C’è autobiografismo dichiarato nei dipinti di Monni, e c’è voglia di stimolare l’autocoscienza e creare inquietudine. Notevole la serie di dipinti “In tempo di guerra” portata in mostra a Ulassai, con ritratti realizzati direttamente su cover e pagine di riviste e che vivificano sguardi e smorfie.
Roberto Chessa Le forme geometriche e allungate di Chessa (1978, di Nuoro) sembrano aculei o cristalli appuntiti. Siamo nel pieno dell’astrattismo geometrico. La riflessione generale dell’artista, che è anche un breakdancer e le sue figure in effetti richiamano i graffiti su una dimensione 3D, è su una società attuale che assomiglia così tanto a quella selva di spine che dipinge sistematicamente.
Antonio Crobu Classe 1989 di Sassari, punta sull’oscurità dell’animo. Pittore dai pochi colori sulla tavolozza. Pochi ma caratteristici. Nei suoi acrilici su tela o legno ci sono figure sole, autobiografiche, con tinte che variano dal rosa scuro al rosso e accerchiate da sfondi che sembrano costruirsi sui soggetti stessi ed esserne l’aura. Come dire: lo stato delle cose attorno varia a seconda del nostro stato d’animo.
Nicola Caredda I dipinti di Nicola Caredda, classe 1981 e originario di Cagliari, sono costruiti con la tecnica dell’associazione. Sono composizioni che si nutrono di citazioni, rimandi e slogan pop che si uniscono in ambienti urbani allucinati e onirici. Tutto è mescolato con riferimenti soprattutto anni ’90 ma per suggerire un futuro apocalittico nel segno del consumismo, dell’immagine e delle luci al neon.
Eman Rus Linguaggio che provoca: “Don’t trust anyone over 30” il titolo di una sua recente esposizione. Eman Rus, classe 1992, di Olbia, è già da tempo un fenomeno nazionale. La sua arte è nata ben fuori dal recinto di una tela, nello spazio della rete. Creatore di contenuti con la tecnica del fotomontaggio di personaggi famosi. Identità segreta, firma riconoscibilissima, col tempo le sue creazioni sono passate dalla semplice risata strappata alla vera e propria satira.
Sara Bachmann Classe 1982, è danese ma sarda d’adozione. Nell’isola si è trasferita anni fa, vicino Olbia, e i suoi ritratti dagli occhi spalancati sono l’esempio più limpido di arte che diventa brand. La sinergia col marito sembra la trama di “Big eyes” di Tim Burton ma capovolta col lieto fine. Volti femminili tondi, colori vivi, le sue ormai famose “Amiche di Freya” (ispirate alla figlia) sono principesse, janas, donne in vestiti tradizionali, personaggi storici. Su tela, su piccoli supporti, su accessori, su cartoline.
Simone Pinna Il talento di Pinna (1994, di Arzachena) è stato creare da zero un personalissimo immaginario. I suoi disegni scuri (e oscuri) pescano dal fantasy ma le protagoniste sono “erotico fairies”. Le sue fate sono seducenti ed eroticizzate in un mondo dove flora e fauna hanno sembianze falliche. Per ovvie ragioni di censura e pudore le sue opere non sono molto note ma nei canali underground online va forte.
Laura Saddi Il tratto surrealista di Saddi, classe 1979 originaria di Cagliari, passa dal disegno alla pittura e al collage. Soggetti antropomorfi, volti senza occhi o con sguardi accusatori sono raffigurati in primo piano o a mezzo busto. Il grande tema generale potrebbe essere quello della trasformazione, in tutte le sue sfaccettature.