La Nuova Sardegna

Intervista

Massimo Lopez: «Costanzo mi disse: imitami per sempre. Il Trio? La nostra foto è nei libri di scuola»

di Alessandro Pirina
Massimo Lopez: «Costanzo mi disse: imitami per sempre. Il Trio? La nostra foto è nei libri di scuola»

L’attore si racconta: «Con Tullio e Anna abbiamo creato tutti gli sketch sul divano. La crisi con l’Iran non fu una passeggiata. Che emozione la telefonata di Mina»

05 maggio 2023
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La loro tv ha quasi quarant’anni ma non li dimostra. Gli sketch, le imitazioni, le parodie del Trio fanno parte di quella televisione di qualità che ancora oggi viene presa come esempio, senza però essere molto osservato. Ma la carriera di Massimo Lopez è andata oltre lo storico sodalizio con Anna Marchesini e Tullio Solenghi. Televisione, ma anche teatro, musica, doppiaggio, pubblicità. Il grande assente era il cinema, ma a colmare la lacuna ci ha pensato Pupi Avati che ha voluto Lopez nel cast del suo ultimo film, “La quattordicesima domenica del tempo ordinario”, in sala dal 4 maggio.

Lopez, finalmente il cinema, si può dire?

«Si può, anche perché non ne ho fatto quasi mai, tranne piccole cose qua e là. La mia non è una parte lunga, ma una bella partecipazione che ha fatto molto bene alla mia anima».

Come è avvenuto l’incontro con Pupi Avati?

«In passato aveva avuto parole di stima nei miei confronti e disse anche che prima o poi avremmo fatto qualcosa insieme. Lo presi in parola. Poi, di punto in bianco, ho ricevuto una sua chiamata sul mio telefono: “sono Pupi, volevo parlarti di un film”. Sono andato nel suo ufficio e mi ha spiegato il ruolo. Poi mi ha dato il copione che mi sono portato dietro per tre giorni ovunque andassi per entrare nella dimensione».

Protagonista con Gabriele Lavia ed Edwige Fenech. Come è stato vivere sul set?

«Pupi ha un occhio particolare e capisce quando alcune persone possono avere una vena drammatica. Ricordiamo cosa fece con Abatantuono. E questa vena l’ha individuata anche in me. È uno che va a fondo nell’anima degli altri. È un grande direttore d’orchestra».

Perché il cinema ha avuto un ruolo marginale nella sua carriera?

«In verità, non ci ho pensato tanto. Ho avuto una carriera variegata, dal teatro drammatico a quello comico, dalla radio al doppiaggio. Il mio primo film è capitato quando non era neanche nato il Trio, “Ciao nemico”. Poi ho avuto una piccolissima parte in “E la nave va” di Fellini. Cose minime successe casualmente. Non ho rincorso il cinema, ma ho fatto quello che dovevo fare, che era già di suo riempitivo. La cosa bella di questo mestiere è che anche in età avanzata puoi scoprire il piacere di stare sul set».

Il primo ricordo con Tullio Solenghi e Anna Marchesini?

«Non è stato un incontro all’improvviso, ma in qualche modo progettato. Io conoscevo già Tullio, Anna l’ho conosciuta in doppiaggio e volevo presentarla a Tullio. Era una donna eccezionale con cui avevamo tanti punti in comune. Lui mi fa: “guarda che l’ho già conosciuta”. Insomma, parlando di noi abbiamo deciso di incontrarci. Eravamo tutti e tre sulla stessa lunghezza d’onda, era un sentire comune intellettuale, costruttivo che ci ha portato a unirci».

Come nasceva uno sketch?

«Stavamo mesi a riunirci, scrivere, inventare, leggere per prendere spunti. Ci voleva tempo: per preparare i due o tre interventi di Fantastico 7 serviva una settimana, che noi trascorrevamo tutta sul divano di casa mia a scrivere. Tutto nasceva lì».

Fantastico, il caso Khomejini: ha mai avuto paura?

«Di sicuro non abbiamo riso. Ricordo che ero in bagno mentre mi facevo la barba quando alla radio sentii parlare di crisi diplomatica tra Italia e Iran e fecero i nostri nomi. Nella segreteria telefonica trovai decine di messaggi. Ovviamente eravamo preoccupati, l’Iran pretendeva le scuse in diretta. A un certo punto, dalla presidenza del Consiglio ci dissero di non dire più nulla, ci avrebbero pensato loro a risolverla in modo diplomatico».

Con i Promessi sposi avete scritto una delle pagine più belle di sempre della tv: come nasce quell’opera geniale?

«Il pensiero ricorrente era che i Promessi sposi fossero un romanzo sacro ma anche un po’ pesante. Pensammo di fare una cosa per alleggerirlo. La gente gridò allo scandalo, insorsero gli insegnanti. E invece la cosa venne presa talmente bene che oggi in diversi libri di testo scolastici c’è la nostra foto nel capitolo sul Manzoni. In alcuni addirittura la sua sotto la nostra».

Lo scioglimento del Trio: come visse quel passaggio?

«Fu abbastanza normale. Eravamo consapevoli in quel momento di non avere tanto bagaglio. Proposi io di separarci dal punto di vista lavorativo, restando sempre amici con l’intento di ritrovarci pochi anni dopo con idee più chiare. Non è capitato subito, ma nel 2007 con il revival di 25 anni di Trio. Ci siamo ritrovati con l’intento di fare altre cose. Pensavamo a un’operazione simile ai Promessi sposi. Volevamo fare l’Odissea, avevamo anche definito i ruoli. Tra i miei c’era anche Pene-lopez».

Cosa è stato per lei Maurizio Costanzo?

«Avevamo un rapporto di amicizia intensa. Un giorno mi disse che avrei dovuto continuare a imitarlo per sempre. E penso che ogni tanto, quando capiterà, lo farò ancora».

Max e Tux con Solenghi su Rai 1 al posto di Enzo Biagi epurato dalla Rai: come visse quegli attacchi?

«Fummo manipolati. Quando ci fu proposto quello spazio Biagi non c’era già più. Tanto che oggi è lo spazio dei pacchi, dei soliti ignoti. Fummo attaccati come se avessimo tolto noi il programma a Biagi».

Nella sua carriera non si è fatto mancare niente. Ha inciso un brano con Mina.

«Non l’avevo mai conosciuta prima. Mi chiama sul cellulare: “sono Mina”. Mi disse che le piaceva la mia voce. “Lo fai un pezzo con me?”. Io ero basito. “Te lo mando, se ti piace, vieni a inciderlo”. E io: “mi piace già”».

Ha trascorso una giornata con Woody Allen.

«Era uscito un suo film. Mi chiamò Pippo Baudo, allora direttore Rai: “sarebbe carino se anziché un giornalista andassi a intervistarlo tu”. Da un giorno all’altro mi ritrovai in giro per New York con Woody Allen».

È la voce di Homer Simpson.

«Era morto Tonino Accolla e dall’America decisero di fare dei provini in Italia. Non volevano uno che imitasse Accolla ma neanche che se ne discostasse troppo. E hanno scelto me».

E ha recitato in Beautiful.

«Ero a Canale 5 e volevano un italiano: esperienza divertente».

Citando un suo spot, a chi farebbe quell’ultima telefonata?

«Se fosse l’ultima la farei senza dubbio a mia madre».
 

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