La Nuova Sardegna

L’intervista

Marina Di Guardo: «Scrivere thriller è una sfida con il lettore»

di Alessandro Pirina
Marina Di Guardo: «Scrivere thriller è una sfida con il lettore»

La romanziera e giallista domenica a Porto Cervo per presentare il suo ottavo libro

24 agosto 2023
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Otto romanzi in nove anni, e prestissimo in libreria arriverà il nono. Spesso quando si parla di Marina Di Guardo si fa riferimento alla sua famosissima figlia, Chiara Ferragni, ma in realtà la sua carriera ha un percorso autonomo e ben distinto. E soprattutto prolifico. Domenica 27 agosto 2023 alle 18.30 la giallista e romanziera lombarda - ma con origini siciliane, non manca mai di sottolineare - sarà a Porto Cervo in piazza del Principe per presentare il suo ultimo libro, “Dress code, Rosso sangue” edito da Mondadori, intervistata dalla regista e performer d’arte contemporanea Francesca Chialà, ospite della rassegna Porto Cervo Libri, organizzata dal Consorzio Costa Smeralda.

A ottobre saranno nove romanzi in undici anni: quando nasce la passione per la scrittura?
«Io ho sempre amato leggere, da quando ero bambina. E amavo anche scrivere. Ricordo che in terza media un mio tema venne letto davanti a tutto l’istituto: mi sentii importantissima. Ero una bambina timida, insicura e quell’episodio fu per me un grande onore, mi diede coscienza che potevo scrivere qualcosa di interessante. Poi la scrittura l’ho sempre coltivata in forma privata, senza svilupparla in maniera pubblica. Solo quando ho iniziato ad avere più tempo per me - le mie ragazze erano già a Milano e io ancora a Cremona - ho deciso di provarci. Mi sono detta: vediamo se qualcuno ci trova qualcosa di valido».

Nel 2012 il primo romanzo, “L’inganno della seduzione”.
«L’ho scritto in un anno e mezzo e l’ho mandato a tutte le case editrici: grandi, medie e piccole. Dalle prime due nessuna risposta, dalle terze, invece, dopo sei mesi mi arrivò una proposta: avevano apprezzato il manoscritto. E così il mio primo romanzo fu pubblicato: un sogno che si avverava. Con la stessa casa editrice ho fatto anche il secondo, poi il terzo con Feltrinelli. Un libro che ha segnato la svolta, perché sono passata al thriller. Ed è stata una scelta azzeccata: sono felice di scrivere questo tipo di storie, tratteggiare i personaggi in maniera precisa, costruire trame avvincenti».

Quali sono i suoi modelli?
«Io ho letto tantissimi thriller, gialli. Mia madre era una appassionata dei Gialli Mondadori, glieli rubavo anche se non avevo ancora l’età. E Agatha Christie, Simenon, Loriano Macchiavelli. E poi Camilleri, che una certa parte di critica non ha ancora apprezzato a dovere».

E nella letteratura sarda?
«Mi viene subito in mente Michela Murgia. L’Accabadora era bellissimo, l’ho letto tanto tempo dopo che è uscito e l’ho apprezzato tantissimo».

Dress code è un giallo ambientato nel mondo della moda milanese. Qual è stata, secondo lei, la chiave del successo di questo suo romanzo?
«Forse proprio il fatto che sia ambientato in un mondo che desta sempre curiosità. Dall’esterno può sembrare fatuo, glamour. Invece, è un mondo duro in cui servono tanto impegno e professionalità. Io ci ho lavorato, sono stata per anni vice direttrice dello showroom di Blumarine e posso assicurare che niente è lasciato al caso. Mi piaceva l’idea di raccontare questo mondo tra pregi e difetti, luci e ombre, di ambientare il romanzo in un mondo che conoscevo bene ma che spesso sbagliando è associato al concetto di frivolezza, di parlare di qualcosa che avevo vissuto in prima persona».

A ottobre esce il suo nono libro: può anticiparci qualcosa?
«Sono molto contenta di parlarne. Sarà ancora un thriller, perché io adoro questo tipo di racconto. Non voglio neanche parlare di genere, perché è letteratura a tutti gli effetti e permette di parlare anche di temi importanti. C’è anche qui una forte introspezione psicologica, che fa sì che il lettore si senta trasportato in quelle storie, in quegli ambienti. E il fatto di scrivere thriller è una sfida con il lettore: riuscirò a non fare indovinare il colpevole, a tenerlo nascosto fino alle ultime pagine del libro?».

Titolo?
«Ancora non lo dico, ma posso anticipare che tutto nasce da un messaggio vocale di due anni prima, ascoltato frettolosamente senza fare caso a un piccolo particolare, che cambierà le carte in tavola».

Quando finisce un libro chi è la prima persona a cui lo fa leggere?
«Le persone più care, sia famiglia che amici. La loro opinione mi sta molto a cuore, anche perché è sempre molto vera. Grazie ai loro consigli mi è capitato di cambiare qualcosina, nonostante io sia una che difende sempre quello che scrive, anche con la mia editor. Ma dei miei cari so quali sono le fissazioni, i loro punti importanti e ne faccio tesoro. La loro opinione conta in maniera incredibile».

Ha mai pensato a un libro o un racconto ambientato in Sardegna?
«Mai dire mai. Amo la Sardegna, vengo qui in vacanza da tempo immemorabile, è piena di luoghi incredibili. Perché no? Potrebbe essere un’idea».

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