La Nuova Sardegna

Saggi

«Tolkien immaginò Mordor ricordando le trincee»

di Paolo Ardovino
«Tolkien immaginò Mordor ricordando le trincee»

Sara Gianotto ripercorre i luoghi reali e immaginari del padre del fantasy

05 ottobre 2023
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Olbia “Nella terra di mezzo con Tolkien” è un saggio, uscito ad agosto per Giulio Perrone editore. La penna dell’autrice Sara Gianotto, specializzata in studi su J.R.R. Tolkien legati ai classici, tratteggia un percorso critico prima sui luoghi reali dove si delinea la biografia di uno degli autori più importanti del secolo scorso. E poi si apre la mappa sui luoghi fantastici dell’universo Tolkeriano.

Quali sono i suoi luoghi?

«Innanzitutto, e questa è una cosa non tutti sanno, lui nasce in Sudafrica. Mi sono poi divertita a seguire tutti i suoi spostamenti. il luogo che più lo ha influenzato, e dove ha passato più tempo, è Oxford. Da lì arrivano tante suggestioni medievaleggianti. È importante una delle case dove ha vissuto da giovane. E un suggerimento puntuale di Mordor, e cioè il paesaggio terrificante, ardio, brullo, richiama certe foto sue delle trincee della prima guerra mondiale. Un boschetto di cicuta, in una campagna inglese, gli ha dato accesso all’immaginazione per scrivere la storia d’amore di “Beren e Lúthien”.

Tolkien padre del fantasy, si può dire?

«C’era stato qualche precursore ma lui rappresenta l’autore più influente. Pensiamo a Mordor, il topos della torre oscura, non è più pensabile non confrontarsi con lui quando si scrive o si legge una storia fantasy. Certi riferimenti si possono ripercorrere o affrontare in antitesi, ma il dialogo con lui c’è sempre».

Questo vale anche nei film, nei videogiochi, nell’arte.

«Sì, basti pensare a certe creature divenute icone: agli elfi o ancora di più ai nani, li ha caratterizzati nel modo in cui siamo abituati a conoscerli. I nani con la barba intrecciata, è un’immagine sua».

Quando si parla dell’opera di Tolkien come di libri per ragazzi, in qualche modo si sminuisce il suo valore e apporto per tutta la letteratura?

«Vero, è stato più volte relegato alla sola letteratura per ragazzi, ma in realtà affronta argomenti e temi universali. “Lo Hobbit” è un racconto di formazione ma “Il signore degli anelli” è molto più complesso. I temi della morte e dell’immortalità, dello scorrere del tempo, sono trattati in maniera profonda come li ritroviamo in altri grandi classici».
 

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