La Nuova Sardegna

L’intervista

Vladimir Luxuria: «In scena sono Princesa, una vita da discriminata ma io ho saputo reagire»

di Alessandro Pirina
Vladimir Luxuria: «In scena sono Princesa, una vita da discriminata ma io ho saputo reagire»

Il 28 ottobre sarà a Sinnai al Teatro Civico all’interno della rassegna dell’Effimero meraviglioso

23 ottobre 2023
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Vladimir Luxuria diventa Princesa, la transessuale brasiliana raccontata meravigliosamente in musica da Fabrizio De André. L’attrice sarà in scena sabato 28 ottobre al Teatro civico di Sinnai all’interno della rassegna dell’Effimero meraviglioso. Una storia vera che parla dello scambio epistolare tra Princesa, all’anagrafe Fernanda Farias De Albuquerque, nata in un corpo di ragazzo ma da sempre certa di (volere) essere una donna, e Giovanni, un ergastolano sardo con percorsi nella lotta armata. Una storia che è diventata un libro scritto da Maurizio Jannelli, anche lui con un passato nelle Brigate rosse, e ora anche uno spettacolo, diretto e interpretato da Fabrizio Coniglio, con appunto protagonista Luxuria.

Vladimir, come si è trovata a interpretare Princesa?
«Io avevo letto, riletto, amato il libro, perché anni fa avevo conosciuto Jannelli al Pigneto, il quartiere di Roma in cui vivo. In realtà, ai tempi il libro non lo aveva ancora scritto, ma mi aveva parlato di questo epistolario tra Fernanda e Giovanni. A lui lei aveva raccontato tutta la sua vita, anche perché Giovanni era stato il primo uomo disposto ad ascoltarla. Tutti gli uomini con cui aveva avuto a che fare non l’avevano mai ascoltata. Il padre l’aveva abbandonata quando era nata come Fernandiño, lo zio la picchiava, un altro la violentava, altri uomini l’avevano sfruttata, gli altri erano i clienti di quando si prostituiva».

Perché Fernanda si aprì con Giovanni?
«Successe quando tentò il suicidio dopo avere appreso di essere sieropositiva. Giovanni era il suo vicino di cella e le disse che anche lui aveva avuto brutti pensieri, ma che bisogna continuare a vivere. E così Fernanda con lui si aprì, la narrazione diventò per lei un modo di sopravvivenza».

Perché Fernanda era in carcere?
«Per tentato omicidio. Aveva accoltellato la proprietaria dell’albergo in cui abitava. Voleva uscire dalla spirale della droga e della prostituzione e aveva deciso di tornare dalla madre in Brasile, ma la donna le disse che i suoi soldi non c’erano più. Si sentì derubata di tutte le speranze e la accoltellò. Uscì dal carcere per buona condotta e con Giovanni si promisero di rivedersi. Successe, ma il suo ritorno dal Brasile in Italia le fu fatale, ricadde nella spirale della droga e della prostituzione. E purtroppo il secondo tentativo di suicidio andò a buon fine».

Cosa è per lei Princesa?
«È una storia struggente che merita di essere raccontata. Princesa rappresenta la voglia di raggiungere la felicità attraverso la realizzazione di sé. È l’emblema di tante discriminazioni tutte assieme: povera, migrante, transessuale, prostituta, sieropositiva, carcerata. È la storia simbolo di una persona che ha dovuto combattere».

Princesa è anche una meravigliosa canzone.
«De André, come solo un grande poeta sa fare, è riuscito a racchiudere nello spazio di una canzone l’intera storia di Fernanda. Quando uno ascolta la canzone dopo lo spettacolo coglie cose che prima non aveva mai colto».

Lei ha mai pensato come Fernanda: la faccio finita?
«Non ho mai tentato di farla finita in maniera seria, ma esiste un suicidio bianco, ovvero quando non credi più nel futuro. Quando non trovi spazio in questa società, quando continui a essere disprezzata attraverso gli sguardi, le parole, quando non trovi posto in una storia d’amore, nel lavoro, in chiesa. Insomma, quando vivi per forza di inerzia, senza aspettative, come uno zombie. Io per fortuna ho imparato a reagire, a trasformare i pensieri bui in lotta. Questo mi ha dato grande energia e ha fatto di me una persona con grande voglia di vivere che ha trovato spazio nella vita. Sono diventata popolare, addirittura mi hanno eletta parlamentare».

E oggi conduce su Rai Radio1 “Il rosso e il nero” con Francesco Storace. La rossa e il nero, nel vero senso della parola.
«Sono una a cui piacciono le sfide. Io mi sono sempre confrontata con persone dello schieramento opposto. Finora non siamo andati d’accordo su niente, ma riconosco a Storace una certa correttezza nel fare la trasmissione. Non abbiamo mai urlato, non ci siamo mai presi a parolacce. Opposti ma civili».

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