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Giotto e Fontana dentro un cielo d’oro, al Man esposizioni da non perdere

Giotto e Fontana dentro un cielo d’oro, al Man esposizioni da non perdere

Due grandi dell’arte di tutti i tempi, tre sardi del 900 e il contemporaneo di Chironi

29 novembre 2023
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Per la prima volta nella storia più che ventennale del Man, e probabilmente in Sardegna, al museo di Nuoro viene esposto un dipinto di Giotto. È la tavola “I due apostoli” che il precursore del Rinascimento realizzò nei primi decenni del Trecento. A Nuoro è arrivata in prestito dalla Fondazione Cini di Venezia per una mostra ideata dalla direttrice del Man Chiara Gatti che ha voluto proporre un dialogo con un’opera d’arte realizzata oltre sei secoli dopo, un “Concetto spaziale” di Lucio Fontana (arrivato dal Mart di Rovereto). Denominatore comune tra le due opere è il fondo oro sul quale sono realizzate, e in particolare l’utilizzo di questa tecnica per una ricerca sullo spazio, altro dato che accomuna, pur nell’inevitabile diversità, i due artisti. Giotto come colui che per primo andò oltre la rigida bidimensionalità dell’epoca che lo precedeva, regalando una visione moderna della pittura, Fontana che con i celebri tagli e i “buchi” superò un altro concetto di bidimensionalità, quello della stessa opera pittorica. Le due opere sono poste l’una accanto all’altra all’ultimo piano del museo in via Satta, dove resteranno sino al 3 marzo 2024.

Il trio dell’Isia Ma se “Giotto Fontana-Lo spazio d'oro” è il pezzo forte delle mostre in corso al Man da qualche giorno, meritano una visita approfondita anche le altre esposizioni sempre in via Satta. A cominciare da “Fancello Nivola Pintori-Tre maestri sardi all'Isia di Monza”, dedicati ai tre grandi artisti sardi attivi su diversi fronti successivamente agli anni di formazione nel prestigioso Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza, dove arrivarono grazie a borse di studio. Giovanni Pintori in seguito diventò grafico e designer nella Olivetti degli anni d’oro, Costantino Nivola, dopo il periodo all’Olivetti si trasferì negli Stati Uniti dove lavorò a lungo come pittore e scultore; Salvatore Fancello, forse il più geniale dei tre, morì ad appena 25 anni sul fronte albanese, facendo comunque in tempo lasciare straordinarie sculture di ceramica e disegni. La mostra al Man vuole raccontare proprio gli anni dell’Isia dei tre attraverso i primi lavori, ma anche foto e disegni che li ritraggono.

C’è anche un’appendice al museo Salvatore Francello di Dorgali, dove è conservato il famoso “Disegno interrotto”, un rotolo di carta lungo alcuni metri popolato dallo straordinario bestiario dell’artista (che il Man si appresta a restaurare).

Dentro il futuro Nella grande sala all’ultimo piano, oltre a Giotto- Fontana troviamo un’installazione di grande impatto, “Il Resto dell’Alba”, un’opera avvolgente che interpreta la nuova frontiera del virtuale dando un corpo all’ipertecnologia del digitale, progettata dall’artista Patrick Tuttofuoco e dall’architetto Giovanni de Niederhäusern, vicepresidente di Pininfarina Architettura. La sala è stata rivestita per larga parte con pannelli di alluminio, disposti in un tragitto ideale che va dall’antichità, le nostre origini, rappresentate da bronzetti arrivati dal museo archeologico Asproni di Nuoro e da quello di Cagliari, sino a un futuro prevalentemente digitale. Esposizioni e visitatori interagiscono in un gioco di specchi di grande efficacia.

Abitare come visione Ultima ma non per importanza la mostra su Christian Chironi, “Abitare è un linguaggio”. L’artista originario di Orani prosegue il suo percorso che lo porta a girare il mondo. Era accaduto con “My house is a Le Corbusier”, un progetto che lo aveva portato a recarsi e ad abitare (ovviamente con il consenso dei proprietari) le case progettate dal grande architetto francese disseminate in dodici nazioni. A questo lavoro è seguita l’esplorazione di altri mondi urbanistici, ciascuno caratterizzato per una peculiarità, culminato nelle gallerie antiaree della seconda guerra mondiale.

Troviamo tutto documentato in un percorso espositivo al Man, ma c’è anche la possibilità di vivere in prima persona il progetto itinerante Drive, assieme all’artista, a bordo di una Fiat 127 d’epoca ridipinta con la tavolozza di Le Corbusier, prenotandosi per venerdì primo dicembre (info museoman.it).

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