La Nuova Sardegna

Documentari

Prima romana per le emozioni di Miradas

di Fabio Canessa
Prima romana per le emozioni di Miradas

Il docufilm su Mare e miniere

22 marzo 2024
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Il titolo in sardo significa sguardi. Gli occhi sono quelli delle videocamere che nel corso degli anni hanno avuto il compito di documentare i momenti più importanti di Mare e Miniere, la rassegna itinerante di musica, canto e danza di matrice popolare che si svolge in vari centri del sud Sardegna. Tantissimo materiale usato per la realizzazione del documentario “Miradas” presentato ieri in anteprima a Roma al Teatro Eduardo De Filippo. Un lavoro di montaggio per dipingere un affresco fatto di immagini, musiche, suoni, canzoni, parole, danze che si avvicendano, senza ordine cronologico, per restituire allo spettatore l’anima della manifestazione guidata da Elena Ledda e da Mauro Palmas che firma anche la regia del docufilm insieme a Tomaso Mannoni.

«Lui al contrario di me è un vero regista – spiega il compositore e polistrumentista – però rischiava di perdersi nei meandri di tutto questo lavoro. Ci siamo come divisi i compiti: il mio più musicale e di scelta dei contenuti, il suo più prettamente registico. Ma ci tengo a sottolineare anche il grande contributo di Roberto Putzu che si è occupato di riprese, fotografia e montaggio. Solo io lui avevamo la conoscenza di tutto il materiale».

Centinaia di ore di girato ridotte, con fatica, ai cinquantanove minuti nei quali si sviluppa “Miradas” nella sua versione finale. Sequenze dei concerti, testimonianze degli artisti coinvolti e momenti tratti dai laboratori e dalle lezioni dei seminari che caratterizzano la manifestazione e si svolgono ormai stabilmente nella Tonnara Su Pranu di Portoscuso (la prossima edizione, la diciassettesima, è in programma dal 25 al 30 giugno). Tra i docenti che appaiono nel documentario ci sono il maestro di launeddas Luigi Lai, il Cuncordu e Tenore de Orosei, Riccardo Tesi, Mario Incudine, Andrea Piccioni, Silvano Lobina, Marcello Peghin, Alessandro Foresti, Nando Citarella, Gigi Biolcati, Carlo Rizzo, Claudia Masika, i fratelli Simone e Nicolò Bottasso.

«Abbiamo cercato – sottolinea Palmas – di descrivere al meglio un’esperienza, pescando da un materiale infinito e facendo le scelte guidati da questioni narrative e di tonalità musicale. È stato doloroso tagliare tanti momenti emozionanti, ma ovviamente necessario. E tutto il resto della documentazione speriamo di renderla fruibile con un grande archivio, anche perché ci sono delle cose uniche e irripetibili. Formazioni che non esistono più, cambiate nel tempo o per la scomparsa di alcuni membri, concerti particolarissimi come uno di cornamusa, launeddas e zampogna».

Il documentario riassume bene quello che è diventato Mare e Miniere, mostrando la sentita partecipazione di docenti e allievi, persone di ogni età, professionisti e non, che vivono con entusiasmo un’esperienza particolare, di crescita. Voci, suoni e stili che si intrecciano e si fondono. Un confronto diretto sulla musica secondo le linee guida di un festival che Mauro Palmas ama definire militante. «Cerchiamo di fare politica culturale – evidenzia – e siamo premiati dai musicisti che vengono, si trovano benissimo e tornano sempre volentieri anche rinunciando ad altri impegni».

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