La Nuova Sardegna

L’intervista

Federico Buffa: «Michael Jordan un uomo simbolo, come Gigi Riva»

di Claudio Zoccheddu
Federico Buffa: «Michael Jordan un uomo simbolo, come Gigi Riva»

Quattro tappe nei teatri dell’isola: Tempio, Olbia, Oristano e San Gavino

16 aprile 2024
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Il 14 giugno del 1998 era a bordo campo al Delta Center di Salt Lake City quando uno tra i più grandi atleti del mondo stava per entrare nella leggenda. Federico Buffa ancora si emoziona a raccontare gli ultimi 19 secondi della partita tra gli Utah Jazz e i Chicago Bulls, quelli in cui Michael Jordan «dominò il gioco», sono parole di Buffa, decidendo di vincere il suo sesto anello.

Questo è solo uno degli aneddoti della vita di “His Airness” che Federico Buffa racconterà nel suo spettacolo, “Number 23 vita e splendori di Michael Jordan” che domani debutta al Teatro del Carmine di Tempio Pausania, prima nazionale, e poi venerdì sarà al Cine/Teatro di Olbia, sabato al Garau di Oristano e domenica a San Gavino sotto le insegne del Cedac.

Buffa, ormai lei è di casa in Sardegna.
«Sì, dai. Finalmente una bella cosa. Lo dico perché vengo sempre molto volentieri. Pensi che l’altro giorno stavo vedendo un documentario sul legame tra la Sardegna, i fenici e Cartagine. In una nazione che celebra la gloria di Roma voi siete gli unici ad aver dedicato uno stadio a un cartaginese. Questa cosa non ha eguali e mi affascina».

Parliamo dello spettacolo, vuole anticipare qualcosa al suo pubblico?
«Che devono portare pazienza perché ci sarà anche una forte componente di improvvisazione in questo viaggio attraverso la vita di Jordan che, insieme Muhammad Alì e Maradona, è un personaggio che ha determinato molto dello sport che verrà dopo di lui. Jordan è il primo uomo a diventare un marchio».

A proposito, meglio il Jordan giocatore o il Jordan uomo d’affari?
«Questa domanda non la metterà, vero? Chiaramente lo sportivo. L’ho visto due volte dal vivo, è magnetico, quasi sovrannaturale. Nel ’98 ho seguito gara 6 contro Utah, a Salt Lake City e gli sarò grato per tutta la vita. Tutti sapevano che in quell’ultimo possesso avrebbe vinto da solo. C’era gente che aveva le mani sugli occhi, perché tutti sapevano».

Però forse non tutti conoscono fino in fondo l’uomo d’affari.
«In effetti lui ha interpretato per la prima volta in maniera esemplare la figura dell’uomo brand. Se ci fa caso nel 1984 sono stati commercializzati due oggetti che hanno cambiato la percezione nei rispettivi ambiti di riferimento: a gennaio il Macintosh e in estate le Air Jordan. Quarant’anni dopo sono ancora con noi, solo che uno è un oggetto che ha dietro altri oggetti, nelle altre dietro c’è solo l’uomo».

Cosa pensa di chi dice che l’Nba sia diventata un circo?
«È vero, è stata incrementata la componente spettacolare ma chi parla di circo non ha idea di quello che dice».

Tra l’altro, ieri è stato pubblicato il roster del Dream Team per Parigi 2024. Si giocherà per l’argento?
«Per il momento sono 11 giocatori, ne manca uno. Non c’è Irving, un fenomeno, la miglior mano sinistra di un giocatore non mancino. Ecco, lo ricordi a chi dice che l’Nba è un circo. Però dico un’altra cosa: si giocherà in Francia e loro sono fortissimi. E se si incontrassero in finale...».

In Sardegna Jordan ha una sorta omologo, un altro uomo simbolo: Gigi Riva. Cosa ne pensa?
«Che è una delle figure sportive a cui sono più legato. Da bambino facevo le vacanze estive vicino a Leggiuno e andavo in bici a vederlo fumare. Erano altri tempi ma Luigi aveva tutto ed è stato, ad esempio, il primo sex symbol sportivo».

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