La Nuova Sardegna

Il personaggio

Trent’anni senza Domenico Modugno: «La grande rivoluzione di mister Volare»

di Alessandro Pirina
Trent’anni senza Domenico Modugno: «La grande rivoluzione di mister Volare»

Il cantautore morì il 6 agosto 1994 a soli 66 anni nella sua casa di Lampedusa. Giancarlo Governi lo ricorda partendo dal libro scritto insieme a Leoncarlo Settimelli

06 agosto 2024
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Trent’anni fa l’Italia - e non solo - perdeva uno dei suoi grandi. A 66 anni nella sua casa di Lampedusa moriva Domenico Modugno. Uno degli italiani più conosciuti al mondo insieme a Garibaldi, Verdi, Caruso e Pavarotti, lo definisce Giancarlo Governi, autore televisivo della grande Rai che fu, che a Modugno ha dedicato un libro, “Mister Volare”, scritto insieme a Leoncarlo Settimelli, edito da Vallecchi.

«Il sottotitolo “la rivoluzione di Domenico Modugno – spiega Governi – lo connota nella maniera giusta, perché lui è stato un rivoluzionario, e non solo nella musica. Dopo di lui la canzone non è stata più quella che era stata fino a quel momento. Nel modo di concepirla, scriverla, comporla e anche interpretarla. Modugno aveva una gestualità rivoluzionaria rispetto a tutti i suoi predecessori che cantavano impalati, ben vestiti, manina sul cuore e nessun gesto scomposto. Quando penso a Modugno nel suo complesso, nella sua formazione, mi viene in mente il libro di Carlo Levi, “Il futuro ha un cuore antico” Perché Modugno ci proietta nel futuro portandosi dietro il suo background culturale, la civiltà contadina ancestrale, il dialetto pugliese del sud che viene creduto siciliano, quel mondo animale che ama e soffre come gli umani. Lui si porta dietro questo e lo proietta nel futuro. Nel futuro dell’Italia che sta iniziando a vivere il suo miracolo economico e anche sociale».

Siamo agli inizi del boom e “Volare” - anche se il titolo giusto è “Nel blu dipinto di blu” - diventa quasi un nuovo inno nazionale. «Rappresenta la voglia di volare – spiega ancora Governi –. Pensiamo a questo popolo italiano che arrivava dalla dittatura fascista, dalla guerra disastrosa. Era un’Italia distrutta che aveva voglia di volare e Modugno la fa volare».

Nel volume viene raccontata appunto la rivoluzione di Modugno, che ovviamente deve scontrarsi con chi c’era prima di lui. Il vecchio contro il nuovo. Claudio Villa contro Modugno. «A un certo punto dirà cose belle di Villa – racconta Governi –. Anche perché come cantante melodico, portatore del bel canto italiano, fece fuori tutti. Rimase solo lui a lottare contro quelli che erano considerati i figli di Modugno: gli urlatori, il rock’n roll. Claudio Villa li sfidava, anche fisicamente. A un certo punto con Modugno si misero d’accordo e vinsero anche un Sanremo. Negli ultimi istanti di vita di Villa ci fu un riavvicinamento tra loro».

Nel libro si parla anche dell’ultima fase della vita di Modugno, a partire dall’ictus che lo colpì il 12 giugno 1984, mentre registrava lo show “La luna nel pozzo” per Canale 5. «Fu un incidente anche professionale – racconta Governi –. Non era un programma per lui. Modugno era un grande attore e cantante, non aveva la capacità di condurre uno show come quello, una specie di quiz. Fu allettato dai soldi di Berlusconi e non seppe dire di no. Ma lui nasce come attore, viene a Roma per fare l’attore. Si deve mantenere e va in giro per le trattorie, canta e poi passa con il piattino. Un giorno in via Margutta lo scopre Walter Chiari e lo porta con lui sul palco a fare i siparietti musicali. È lì che comincia il suo grande successo».

Dopo l’ictus la carriera di Modugno sembra finita, ma andrà diversamente. «Un giorno va a fare fisioterapia in Svizzera, passa davanti a una pizzeria e decide di entrare. Ci sono degli scalini. “Andiamo da un’altra parte”, dice. Ma i camerieri lo riconoscono: “lo portiamo noi in braccio”. Lui di fronte a questo fa uno sforzo di volontà e scende questi scalini con un bastone. È come se fosse rinato. E così si iscriverà al Partito radicale, sarà il difensore degli ultimi, sarà eletto in Europa. Insomma, ha potuto godere di questa terza vita totalmente inaspettata».

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