La Nuova Sardegna

Arte senza tempo

A Jerzu una mostra celebra Maria Lai, l’artista dei fili di Ulassai

di Giacomo Mameli

	Una delle sale della Cantina Antichi poderi in cui è esposto uno dei telai di Maria Lai
Una delle sale della Cantina Antichi poderi in cui è esposto uno dei telai di Maria Lai

In questi giorni le sue opere esposte anche nella zona archeologica del Colosseo di Roma

30 settembre 2024
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Con la mostra “Sul filo dell'Infinito”, Maria Lai (Ulassai 1919 - Cardedu 2023) torna per la terza volta nella sala-museo della Cantina “Antichi Poderi” di Jerzu. Lo fa – soprattutto fuori casa – in un momento che vede il suo nome trionfare ancora nel mondo. In questi giorni, con i suoi eterni fili da maga, è a Roma, nella zona archeologica del Colosseo, tra gli spazi delle Uccellerie Farnesiane e del Tempio di Romolo.

Qui sta battendo record di visitatori l'esposizione di cinquanta opere che ripercorrono il mito di Penelope, l'eroina dell'Odissea “che resiste da secoli” ha sottolineato la direttrice del Parco Alfonsina Russo. Un esaltante gemellaggio Itaca-Sardegna suggellata dalla grande riproduzione di un telaio by Maria Lai analogo a quelli dell'opera omerica. Leggenda eterna che “precede lo stesso Omero, la attraversa, passa oltre con narrazioni mitiche che si sovrappongono”, ha scritto la curatrice Alessandra Sarchi. Dal Lazio alla Toscana: a Pistoia, nel Saloncino della musica di Palazzo de' Rossi, un'altra rassegna nel nome di Maria Lai preceduta dalla proiezione in esclusiva di alcune Video-Fiabe: regia di Francesco Casu, musica di Romeo Scaccia, interventi di Maria Sofia Pisu ed Eva Maria Borzoni (Archivio Storico), Francesco Tedeschi della Cattolica di Milano e, per la Fondazione Pistoia Musei, di Monica Preti e Annamaria Iacuzzi. Ovunque nel segno di “Lola”.

Genio già da bambina con carbone e gessetti, si era imposta nel settembre del 1981 con la visionaria intuizione del “Legarsi alla montagna” documentata da Gianni Barengo Gardin per proseguire con “Ricucire il mondo” o con quei gioielli racchiusi in “Tenendo per mano l'ombra” o ancora con ”Il Dio distratto”. Era lei – Penelope nuragica - a scrivere che “il telaio sottolinea il ritmo orizzontale e verticale della trama dell'Essere. Essere è Tessere”.

Penelope è Maria, Maria è Penelope. La mostra, nella cantina sotto i tacchi calcarei (a cura di Gabi Scardi), fa risentire in sottofondo la voce un'artista sempre originale, sempre più calamita d'arte e di emozioni, maestra-sociologa dell'arte relazionale. Dal telaio ai modelli, opere in cemento “che parlano di leggerezza anziché di peso come formelle che lievitano”. Un muro che non è chiusura. Ci vedete tracce dorate. Sul cemento grigio scorrono i fili della vita, sono dialogo, arte appunto. E poi tracce di studi geometrici, astrali, scritture fitte, riti e sacralità. Qua e là il Maria pensiero: “Ogni lettura inizia con l'analisi di uno spazio”.

A Jerzu trovate il ritratto di Maria con la griffe di Daniela Zedda, il ricordo di Giuseppe Dessì con “La leggenda del Sardus Pater” presa da “Un pezzo di luna”. E altre massime della tessitrice Maestra: “Anche un granellino di sabbia può essere, a sua volta, una vastità”. Sulle pareti lo sciallo delle janas con legno, stoffa, filo e vernice, telai in ottone, Sa Perda Longa, ancora telai tra carta, juta, acquerello e legno, ma anche un mix straordinario tra marmo e ottone. Un anno, questo 2024, con Maria mostra perpetua: Madrid, Postdam, Shanghay, New York e Palma di Maiorca. E da domani? Sempre per iniziativa dell'Archivio Storico e della Fondazione Maria Lai, allestimento al Museo di Helsinki. C'è in elaborazione un catalogo ragionato – in collaborazione con le università – sulle tante tesi di laurea e sui dottorati. In occasione del Giubileo (Roma, dal prossimo dicembre a Natale 2025) esposizione a Palazzo Braschi (Piazza Navona) per iniziativa della Cei. Qui la Penelope terzo millennio sarà in compagnia dei Grandi Maestri del Rinascimento che hanno portato nel mondo il nome dell'Italia: da Raffaello nel nome del Montefeltro e di Urbino, a Maria Lai fata-jana nuragica che continua a portare nei cinque Continenti Ulassai, l'Ogliastra e la Sardegna.

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