La Nuova Sardegna

La storia

Non vedente fa il cammino di Santa Barbara: «Le guide i miei occhi e le mie mani per 100 chilometri»

di Ilenia Mura
Non vedente fa il cammino di Santa Barbara: «Le guide i miei occhi e le mie mani per 100 chilometri»

Domenico Coghi ha perso la vista a 10 anni: «Ho toccato con mano la bellezza del Sulcis Iglesiente»

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Iglesias  «Cammina, respira, goditi la natura in sicurezza. Al resto pensiamo noi!». Non deve averci pensato un attimo, Domenico Coghi, 68 anni, non vedente di Modena. Quando ha saputo dello slogan che appare sulla pagina web delle guide ambientali escursionistiche di Iglesias “Janas”, Francesca Mocco e Loredana Lai, le ha immediatamente chiamate e ha detto loro di avere un sogno nel cassetto: «Percorrere il cammino minerario di Santa Barbara nonostante la sua difficoltà a camminare lungo sentieri, miniere, siti archeologici per il fatto di essere non vedente».

Ma alla richiesta dell’uomo, le due guide gli hanno risposto di fare il biglietto e volare senza tentennamenti verso la Sardegna: «Pensiamo a tutto noi», gli hanno risposto. Così Domenico Coghi ha preso l’aereo ed è sbarcato sull’isola, direzione Iglesias. «Si è totalmente affidato a noi, lasciando in camera il suo bastone “smart” per ciechi», raccontano Lai e Mocco. Così, per la prima volta nella sua vita, da quando all’età di dieci anni ha perso la vista, Coghi ha tenuto fra le mani solo il bastone da trekking e ha cominciato a macinare chilometri in lungo e in largo nel selvaggio Sulcis Iglesiente. «E’ stata una bellissima esperienza», dirà nel video poco prima di ripartire verso la sua Modena. 

«Abbiamo percorso cento chilometri in sei tappe – raccontano le guide Janas Francesca Mocco e Loredana Lai – lo abbiamo accompagnato lungo il cammino a visitare, fra le altre tappe, le miniere di Iglesias e Carbonia, le vecchie tonnare di Portoscuso, il tempio di Antas a Fluminimaggiore, la grotta di Santa Barbara, fino ad arrivare lungo la spiaggia di Masua, di fronte al faraglione più alto d’Europa, Pan di Zucchero. Anche se lui non ha potuto vedere con i suoi occhi – spiegano – ha toccato con mano i luoghi e la storia mineraria grazie soprattutto alle persone che lavorano nei siti culturali e che lo hanno accolto, mettendosi a disposizione, con tanto affetto». 

«Non mi accadeva da anni – racconta Domenico Coghi – qui, in questa terra bellissima, le persone ti stringono la mano, ti aiutano, ti accolgono. Mi sono sentito a mio agio e sono grato per questa bellissima settimana che davvero non credevo di poter affrontare e vivere così meravigliosamente». Qualche mese fa la chiamata: «Io vorrei fare questo cammino ma c'è un problema: sono cieco».

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