La Nuova Sardegna

L’intervista

«Sono “Elias Portolu” e “Cosima” i romanzi-chiave di Grazia Deledda»

di Paolo Ardovino
«Sono “Elias Portolu” e “Cosima” i romanzi-chiave di Grazia Deledda»

Dino Manca pubblica due nuove edizioni critiche dei libri della premio Nobel

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I testi parlano e hanno sempre qualcosa in più da dire. Dino Manca ha passato gli ultimi decenni a sviscerare ogni pagina di Grazia Deledda. Lo studioso, professore di Filologia italiana all'Università di Sassari, ha approntato le prime edizioni con apparato critico di opere della scrittrice nuorese e ora è tornato a lavorare sui testi per la collana di Istituto superiore regionale etnografico della Sardegna e Biblioteca nazionale centrale di Roma del Centro studi Grazia Deledda. Sono uscite infatti due nuove edizioni critiche di “Elias Portolu” e “Cosima”. Il romanzo dove Deledda trovò la chiave di volta del suo percorso letterario e il romanzo che fa da testamento spirituale.

Professore, per lei cosa significano e quanto ci ha lavorato?

«È un’altra importante tappa nel lungo lavoro critico e filologico iniziato nel 2005. Questi due volumi significano molto, non solo perché inaugurano la nuova collana ma perché a loro modo danno inizio al cantiere deleddiano per una più ampia e organica proposta editoriale».

Le novità si trovano soprattutto in appendice. Partiamo da “Elias Portolu”, dove ci illustra una novella di Deledda, “Gli scherzi di zia Morte”, e uno scritto su Nuoro. Ci spiega questi documenti?

«Innanzitutto il lavoro di analisi filologica e di approntamento dell’edizione critica ha tenuto conto anche del manoscritto autografo, oggi finalmente consultabile presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma. In appendice si propongono sia l’edizione genetico-evolutiva della novella “Gli scherzi di zia Morte”, dall’autografo all’edizione pubblicata a New York nel 1906 dal magazine «Tales» con il titolo “A Jest of Death”, sia “Tipi e paesaggi sardi”, sopralluoghi e constatazioni di carattere geografico e antropico pubblicati nel dicembre 1901 su «Nuova Antologia». Due testi preziosi che molto ci rivelano del ruolo rivestito da Grazia Deledda in Italia e nel mondo».

Nell’appendice di “Cosima” invece mostra quattro lettere del critico Antonio Baldini.

«Le lettere a Sardus, Franz e Palmiro Madesani sono importanti perché molto ci rivelano della storia e della genesi del romanzo, da “Incantesimi di giovinezza”, prima proposta di titolo, a “Cosima”. La pubblicazione, oggetto di profonde revisioni di mano non autorale, uscì solo dopo una prima serrata fase interlocutoria con Sardus e la consegna da parte di Franz di un primo blocco di 56 carte da pubblicare come “primizia”. La lettera poi di Baldini a Grazia Deledda, che apparentemente si presenta come un a sorta di panegirico, in realtà contiene pagine di raffinata critica letteraria (“Avete, ed è forse quello che dà il tono più alto all’opera vostra, avete una grande pietà per la sorte in genere delle vostre creature”) ».

Nell’introduzione a “Cosima” torna su un nodo dibattuto: il triplice nome di Grazia Deledda. Da filologo, si rifà ai documenti ufficiali e sembra quindi confermare in definitiva che si chiamasse solo Grazia, e non anche Cosima Damiana. È così?

«In nessun atto o certificato, se si esclude l’atto di battesimo, risulta il 27 come data di nascita della Deledda, né mai il nome di Cosima Damiana, frutto della fantasia sbrigliata e stravagante della scrittrice, che volle porre in relazione il suo genetliaco al giorno in cui si commemoravano i santi Cosma e Damiano (“Il mio compleanno cade il 27 settembre: per cui io mi chiamo anche Cosima e Damiana”). Lo stesso Baldini in una delle lettere a Franz ci conferma la distinzione tra finzione e realtà onomastica: “farei seguire al nome finto della protagonista il nome reale: Cosima, quasi Grazia”. Lei nacque il 28 settembre e il suo nome fu solo Grazia».

All’interno della produzione letteraria di Deledda dove si collocano questi due romanzi?

«“Elias Portolu” fu il romanzo della svolta narrativa e linguistica. Con Cosima si chiuse, invece, la parabola letteraria ed esistenziale della scrittrice. Esso può essere considerato il suo romanzo-testamento, l’opera del nóstos e de sa recuida, del ritorno con la memoria a Itaca, al cordone ombelicale mai reciso con la Madre-Terra. Cosima è il primo libro che consiglio di leggere alle studentesse e agli studenti».

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