Al Bano: «Sogno un tour con Morandi e Ranieri. La causa a Michael Jackson? La rifarei»
Il cantante pugliese si racconta a 7 giorni dal live di Carbonia: «Il primo a credere in me sono stato io. Baudo fondamentale nella mia carriera»
Bulgaria, Spagna, Austria, Slovacchia, ancora Spagna con Romina Power, e poi in autunno l’Australia. La musica di Al Bano non ha confini e il 7 giugno arriva in Sardegna, a Carbonia, dove il grande artista pugliese, a 60 anni esatti dal primo disco, sarà ospite della fiera “Il Sulcis Iglesiente espone”.
Al Bano, da bambino cosa sognava di fare da grande?
«Ho sempre voluto, sperato e lottato per fare il cantante».
Il suo primo palcoscenico?
«Come spesso accade, la scuola. Ai tempi delle medie a San Donaci facevo parte del coro e ogni tanto mi esibivo alle piccole feste di paese».
Chi è stato il primo (o la prima) a credere in lei?
«In assoluto il primo a credere in me sono stato io. Senza la mia determinazione non sarei arrivato lontano. Ci sono stati tanti personaggi che hanno visto in me un talento, come il maestro Pino Massara e Detto Mariano. Non me ne vogliano se non ho citato altri...»
Da Cellino a Milano. Quando capisce di avercela fatta?
«Partecipai a un concorso di voci nuove nel Clan di Celentano e pubblicai il mio primo 45 giri “La Strada” quando lavoravo alla catena di montaggio alla Innocenti per produrre la Mini Minor. Diciamo che ho cercato di tenere i piedi per terra per un po’, forse il mio “buonsenso” contadino ha prevalso senza creare false illusioni. Quando ho iniziato a vedere il mio nome sui primi giornali e sui manifesti dei concerti ho capito che avevo imboccato la strada giusta».
Il successo arriva a Settevoci: è stato anche lei una delle scoperte di Pippo Baudo?
«Certo! Pippo è stato uno straordinario talent scout e io ne sono orgogliosamente fiero. L’intuito di Pippo, con me, ha funzionato due volte. Nel 1984, quando il sodalizio artistico con Romina Power era al massimo abbiamo vinto Sanremo con “Ci sarà” e fu Pippo a volermi nuovamente al festival come solista con il brano “È la mia vita”».
Dopo “Nel sole” venne definito il nuovo Claudio Villa. Come la prese Villa?
«Non mi sono mai piaciuti i paragoni. Credo che ogni artista esprima se stesso nel modo che ritiene più naturale. Con Claudio ho sempre avuto un ottimo rapporto. Ricordo bene le mie partecipazioni a Canzonissima con lui e Modugno. Un sogno!»
L’incontro con Romina Power segna la sua vita privata e artistica: come riuscì a far conciliare due mondi così lontani?
«È accaduto tutto in maniera spontanea, senza programmare nulla a tavolino. Durante le riprese del film “Nel Sole” abbiamo vissuto il nostro primo incontro: lei figlia di divi hollywoodiani e io figlio di contadini del sud Italia. Per alcuni mesi Romina si faceva negare al telefono, poi finalmente ci ritrovammo di nuovo insieme. La invitai a Cellino San Marco e fu lei a farmi apprezzare le bellezze del posto in cui ero nato e che avevo lasciato all’età di 17 anni. Siamo riusciti, insieme, a unire ciò che sembrava esattamente l’opposto».
1968, il primo Sanremo. Ne seguiranno altri 14. Il più bello? E il più brutto?
«Per quanto mi riguarda, non c’è un Sanremo più bello o più brutto. Il Festival è il Festival! Ogni partecipazione ha una sua storia, una sua canzone. Sicuramente la vittoria del 1984 con “Ci sarà” è stato un momento fantastico della mia carriera artistica. Il più indigesto: la mia esclusione con un brano straordinario “Di rose e di spine” di Maurizio Fabrizio».
Ha dichiarato di soffrire di sanremite acuta. È ancora arrabbiato con Amadeus e Carlo Conti che non l’hanno selezionata agli ultimi festival?
«Confermo, soffro di sanremite acuta! Rispetto le scelte di Amadeus e Conti ma, ovviamente, non condivido. Soprattutto perché alla base c’erano dei contatti diretti che prevedevano altro. Acqua passata...».
Tornando indietro rifarebbe causa a Michael Jackson?
«Certo. Far valere i propri diritti è universalmente riconosciuto. L’unico rimpianto? Non essere riusciti a cantare insieme all’Arena di Verona. È stato il nostro accordo per porre fine alla querelle delle carte bollate. Purtroppo, lui fu coinvolto nello scandalo dei bambini nella sua Neverland. E poi Dio lo ha chiamato a sé… un artista straordinariamente unico».
Nella sua carriera si è esibito davanti a papi, reali, presidenti. L’emozione più grande?
«Ogni esibizione davanti ai grandi della terra mi ha emozionato. Ne cito solo una, semplicemente per numero di spettatori presenti e per il risvolto affettivo che mi ha lasciato: nel 1997 allo stadio Maracanà di Rio de Janeiro di fronte a Papa Giovanni Paolo II. Oltre 200mila spettatori».
Crede che tra Russia e Ucraina una pace sia possibile?
«Sono un sostenitore della pace universale, non solo tra Russia e Ucraina. Occorre lavorare affinché i capi di stato possano sedersi a un tavolo e concordare al più presto un cessate il fuoco. Troppe vittime innocenti. Basta».
La sua vita privata è da sempre al centro dei riflettori: come si fa a reggere tutta questa attenzione?
«Fa parte del nostro mestiere. A volte ci si ritrova sotto i riflettori senza volerlo o per argomenti di cui i giornalisti potrebbero fare a meno di argomentare ma occorre saper affrontare anche questi momenti poco piacevoli, a volte».
Nella sua lunga carriera c’è spazio per qualche rimpianto?
«Non ci ho mai pensato, sinceramente. I bilanci li lascio fare ai commercialisti».
Con Romina state per affrontare un tour nelle principali città della Spagna. Nessuna tappa in programma in Italia?
«Se ci chiamano, siamo a disposizione. Per il momento la Spagna continua a regalarci grandissime soddisfazioni».
Lei, Ranieri, Morandi, Vanoni, Zanicchi, Berti, Pravo: dopo tanti anni sempre sulla cresta dell’onda. Cosa vi accomuna?
«Veniamo tutti dalla gavetta, quella vera. Abbiamo storie di vita che ci accomunano e nonostante il nostro successo planetario, riusciamo ancora a emozionare il pubblico. Che gioia sarebbe coronare un sogno… Morandi, Ranieri e Al Bano insieme per un tour mondiale».
Cantante, attore, viticoltore, figlio, marito, padre, nonno: c’è qualcosa che vorrebbe fare?
«Quante altre pagine abbiamo a disposizione? La lista è lunga...».