La mostra di un artista sardo alle Nazioni Unite
Chi è e qual è il tema dell’esposizione ospitata nella sede centrale della FAO
Oristano La fragilità, la sensibilità e la preziosità della natura racchiuse nell’oro, che ferma il tempo e le forme dopo il passaggio del fuoco. Così un albero strappato alla sua natura e vera vita dalla violenza di un incendio, diventa messaggio di rinascita, raccontando con l’arte la luce di una nuova dignità e bellezza. La mostra dell’oristanese Michele Ardu è esposta da qualche giorno alle Nazioni Unite, nella sede centrale della FAO a Roma, in occasione del Global Fire Management Hub Plenary 2025.
Unico artista presente in un centro tecnico formato dai massimi esperti mondiali per la riqualificazione di territori devastati dal fuoco, Michele Ardu ha spento con un’inaugurazione di prim’ordine le tre candeline della prima di Aurum urens, avvenuta appunto nel giugno del 2022 ai Magazzini del Sale all’interno del Palazzo pubblico di Siena e replicata poi a ottobre dello stesso anno al Museo Diocesano Arborense di Oristano, dov’è rimasta esposta fino a febbraio del 2023. «Provo una grande emozione, questo è un progetto al quale tengo particolarmente – spiega l’artista, classe 1986, che ha realizzato per questa mostra un intenso percorso tra fotografie e sculture, incentrato sull’inestimabile valore della natura distrutta dagli incendi e su ciò che rimane dopo l’inarrestabile passaggio delle fiamme. «Volevo raccogliere l’eredità dei luoghi dove è passata la violenza del fuoco e ho iniziato dal Montiferru per ragioni geografiche e di attaccamento alla mia terra – spiega Michele Ardu –. I resti degli alberi vengono stabilizzati e le parti carbonizzate protette; viene poi utilizzato l’oro per esaltare le loro forme dopo il passaggio del fuoco, senza modificarle. Raccolgo ogni ramo segnando le coordinate esatte del ritrovamento e, quando è possibile, la tipologia della pianta e la sua età. L’installazione finale avviene su base di marmo e il risultato è un’esaltazione del valore della rinascita».
Dieci anni passati nel Regno Unito, ora le sue collaborazioni sono in giro per il mondo ma la base è tornata a essere la città di Eleonora. Michele Ardu ha visto i suoi scatti pubblicati su riviste mondiali come National Geographic e il New York Times – ormai entrato nella storia il ritratto a Budelli a Mauro Morandi pubblicato dalla testata newyorkese –, ma l’esordio artistico è stata la mostra “In re quieta”, incentrata su uno dei temi a lui molto cari come il rapporto tra uomo e cavallo. Il suo secondo lavoro in mostra, esposto anche a Oristano da un privato, si intitola “Musica”, dove riemergono gli studi universitari di ingegneria biomedica e l’artista che propone scatti che fissano le forme del suono e mostrano visivamente l’energia della musica. Il futuro è far crescere Aurum urens: «L’ambizione è di arrivare alla creazione di collezioni nazionali, che possano essere esposte in musei o allestumenti private e che raccontino quei territori che convivono o hanno subito il passaggio degli incendi». Il pensiero è andato a vari luoghi del mondo, come il vicino Mediterraneo e stati come la Grecia, la Spagna o la Turchia. Il richiamo più forte, però, è quello degli Stati Uniti: «Quello che è successo a Los Angeles è drammatico, ma ho pensato che lavorare lì, raccontare la rinascita di quel luogo potrebbe essere uno stimolo enorme, sarebbe davvero un bel traguardo. Vedremo se si concretizzerà».