La Nuova Sardegna

L'intervista

Marco Bonini: «La separazione non è una sconfitta, ma la celebrazione dell'esistenza di una storia»

di Alessandro Pirina
Marco Bonini: «La separazione non è una sconfitta, ma la celebrazione dell'esistenza di una storia»

L'attore e scrittore a Olbia per presentare il suo ultimo romanzo e per mettere in scena il suo spettacolo su Ulisse

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La recitazione, la scrittura, l’amore per il mare. In 48 ore a Olbia Marco Bonini riuscirà a soddisfare tutte le sue passioni. Giovedì, infatti, l’attore presenterà il suo romanzo “L’amorevole grado di separazione” (Mondadori), l’indomani, sempre alle 21 e sempre nel piazzale dello Scolastico, metterà in scena lo spettacolo “Povero Ulisse. Non sono io traditore, sono loro ammaliatrici!”. Due appuntamenti della rassegna comunale Sul filo del discorso. E ovviamente ci sarà anche spazio per il mare, visto che da qualche tempo l’attore e sceneggiatore è socio del Circolo nautico di Olbia.

Bonini, ormai è di casa...
«Sono felicissimo di essere stato adottato da Olbia...».

Partiamo dal romanzo: è la storia di una separazione tra un uomo e una donna. C’è un aspetto personale che l’ha portata a scrivere questo libro?
«Personalmente io sono separato e in qualche modo ho vissuto tante fasi di questo dramma. L’ispirazione e l’emozione, dunque, sono autobiografiche, ma nessun evento che racconto lo è. Gli autori parlano sempre di sé, di quello che interessa loro in quel momento. Anche il mio saggio era autobiografico. Ma Giuseppe Berto nella introduzione del Male oscuro diceva: diffidate degli autori che dicono di scrivere libri autobiografici, edulcorano la realtà. Se volete sapere chi è veramente un autore leggete il libro che meno lo rappresenta, perché nascosto nella trama avrà detto chi è. E faceva l’esempio di Madame Bovary che Flaubert usava come maschera».

Chi è Baco?
«Baco è un uomo che si impegna per riuscire ad andare oltre le tradizioni, le convenzioni, ma una volta che diventa genitore si trova impantanato nelle stesse logiche vissute come figlio. Emanciparsi dalla nostra condizione è una difficoltà di noi maschi. Nonostante lo voglia fare Baco si ritrova vittima di un modello, anche se con una gradazione diversa, che era lo stesso del padre. Esiste un problema a relazionarsi con la diversità. Ed è un problema soprattutto di noi uomini».

Ritorniamo a quella società patriarcale che non riusciamo ad archiviare.
«È molto difficile, soprattutto per noi uomini, anche perché non c’è un modello d’ispirazione a cui rifarsi. Sappiamo cosa non dobbiamo fare, ma non cosa dobbiamo fare...».

Nel libro c’è un parallelismo con la Brexit: la fine del sogno europeo come la fine di una storia d’amore.
«L’Europa è l’unica entità che prevede la differenza. Gli Usa hanno una unità linguistica, in qualche modo anche culturale. L’Europa è un insieme di periferie: culture diverse che intendono rimanere diverse e vogliono scoprirsi. Diceva bene Umberto Eco: la lingua europea non è l’esperanto, ma sono le traduzioni. L’Europa è una intenzione ed è una metafora perfetta per una unione tra due persone».

Ma la separazione è una sconfitta o una ripartenza?
«È una evoluzione. Non è una sconfitta ma il termine di un ciclo. Non è la sconfitta di un progetto che sarebbe dovuto rimaner eterno. Come nella agricoltura, nel meteo le stagioni hanno un inizio e una fine. La separazione non deve sancire il rifiuto di quella storia ma celebrare l’esistenza di quella storia».

Lei è al suo quarto libro: la soddisfazione più grande?
«In copertina non c’è la mia foto. Finora, forse per sfruttare la mia visibilità da attore, c’era sempre, ma era una falsa pista, perché io scrivo narrativa. Questo è stato il primo editore che non ha voluto la foto e la cosa mi ha lusingato».

A Olbia porterà anche lo spettacolo su Ulisse. Anche in questo caso si parla del rapporto conflittuale con il femminile.
«È il tema dei temi. Questa storia mi ha parecchio divertito. Ulisse è l’eroe del viaggio ma anche della nostalgia della casa. Queste due cose non sono mai state messe in relazione. Ulisse doveva tornare a casa ma non tornava mai. Allora sono andato a rileggermi l’Odissea e non è vero che non riusciva a tornare, forse non voleva. Ma la colpa veniva sempre fatta ricadere sulle donne, dalle sirene a Circe. Possibile che un uomo non riesca a resistere a quattro ballerine? A essere drammatica non è la forza delle sirene ma l’impotenza dell’uomo. Mi sono divertito a smascherare questo falso mito: Ulisse è la maschera perfetta dei maschi contemporanei».

Libri, teatro, la serie di Canale 5 con Vanessa Incontrada: cosa altro c’è nel suo futuro?
«Con un gruppo di amici abbiamo comprato in Norvegia una barca di 9 metri del 1968 con cui questa estate gireremo l’Europa. La stessa barca si chiama Europa e durante questo lungo viaggio faremo una serie di interviste per cercare di capire se esiste un’identità europea, qual è il rapporto di queste persone con la diversità, se sono più affascinate o intimorite da ciò che non conoscono. L’arrivo è previsto il 20 settembre a Ventotene dove saremo accolti dalla associazione Altiero Spinelli».
 

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