La Nuova Sardegna

L’intervista

Marco Ligabue: «Porto la mia musica in mezzo alle persone»

di Paolo Ardovino
Marco Ligabue: «Porto la mia musica in mezzo alle persone»

Il cantautore fratello di Luciano: «Vivo tra Correggio e Alghero, dove ho una casetta tra le bellezze del centro storico»

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Una canzone che omaggia le atmosfere britanniche, un tour lunghissimo che lo porterà a Monastir il 29 giugno. Porta un cognome importante Marco Ligabue, fratello di Luciano, ma ha alle spalle un percorso da cantautore ormai riconosciuto e con un pubblico che cresce sempre di più.

“Le canzoni inglesi”, il suo ultimo brano, si tuffa nell'atmosfera della musica inglese, con richiami al Britpop e il videoclip girato a Londra: la canzone nasce da passioni che ha sempre avuto?

«“Le canzoni inglesi” è nata dalla voglia di riavvolgere il nastro a un periodo bellissimo, quando scoprii per la prima volta Londra, nell’88, in particolare Camden Town. Era una zona incredibile per la musica, negozi di vinile ovunque e mercatini di vestiti di ogni genere musicale. In quegli anni stava per esplodere il Britpop e da lì in poi è stato veramente amore».

Dove si colloca questo singolo nel suo percorso?

«“Le canzoni inglesi” rappresenta per me l'apertura del lato B di un vinile che finora esiste solo nella mia testa. Ho già pubblicato quattro singoli tra il 2024 e l'inizio del 2025, che rappresentano i quattro elementi: fuoco, terra, aria e acqua. Sarà interessante vedere come si svilupperà il progetto e cosa verrà dopo».

È impegnato in un lunghissimo tour, mi racconta come sta andando e cosa le stanno lasciando queste date a contatto con il pubblico?

«Il tour è già iniziato da qualche mese e devo dire che sono contentissimo perché è partito addirittura prima del solito, già ad aprile e maggio c'erano diversi appuntamenti. Cosa mi lascia? Mi lascia il contatto vero con il pubblico. Mi porto a casa le facce delle persone che ho conosciuto, le associazioni e i comitati che stanno insieme, la gente che ritrova la voglia di andare in piazza. In un mondo che sta andando sempre più verso il grande evento, il narcisismo e gli schermi giganti, a me piace ancora portare la musica nei parchi e nelle piazze, dove la gente ti guarda in faccia, non attraverso uno schermo. E magari ci si conosce anche alla fine e con qualcuno si beve anche una birra».

Vive ancora ad Alghero?

«Alghero è una città stupenda. Io mi divido tra Correggio e Alghero e ho avuto una figlia da una ragazza sarda che ormai è una mia ex. Siamo stati insieme per dieci anni e quindi, da quel 2006, io sono entrato in contatto con Alghero. Ho una piccola casetta nel centro storico e mi piace tantissimo. Oramai ho trovato amici, bar, ristoranti e punti d'appoggio, oltre alla bellezza del posto, del mare e dell'architettura catalana che la rende magica, soprattutto nel centro storico. Al momento, sono a Correggio di più perché ho il lavoro, gli amici e tutti gli affetti. Ho anche una mamma di 87 anni che ha bisogno del figlio. Tuttavia, Alghero sarebbe veramente un posto dove vivere».

Nella formazione con cui ha registrato "Le canzoni inglesi" c'è suo nipote alla batteria, si può dire a tutti gli effetti che la musica ce l'avete nel dna in famiglia?

«Pensa che Lenny ha preso per la prima volta in mano le bacchette a tre anni e sembrava già sciolto a suonare la batteria. I bambini spesso iniziano con la batteria perché è quella che fa più rumore, ma lui fin da subito mostrava una predisposizione naturale. Teneva tutti gli elementi separati e non era un gioco, ma aveva già l'attitudine. Credo che questo arrivi solo dal Dna musicale. Per fortuna, non si è perso per strada e ha studiato tanto, facendo il suo percorso. Ora, vedere Lenny come batterista bravissimo in studio e che comincia a fare grandi eventi con Luciano è davvero un orgoglio di famiglia».

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