La Nuova Sardegna

L'intervista

Gabriella Golia: «Berlusconi comprò Italia 1 per avere me. La tv di oggi? Sempre le solite facce»

di Alessandro Pirina
Gabriella Golia: «Berlusconi comprò Italia 1 per avere me. La tv di oggi? Sempre le solite facce»

L'ex annunciatrice e conduttrice si racconta: «Il mio rimpianto è la recitazione. I reality? Non mi interessano»

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Per vent’anni è stata il volto di Italia 1. Per almeno due generazioni di bambini e giovani è stata l’ambasciatrice della loro rete, dei Puffi, del Drive in e di Beverly Hills. Gabriella Golia è uno dei simboli di quella tv commerciale degli albori che battagliava con successo contro il monopolio Rai. Non solo annunci, ma anche musica, sketch, festivalbar, telegatti. Una tv fresca, molto meno paludata di quella di oggi fatta quasi solo esclusivamente di format ripetuti nel tempo e remake di cui non si sentiva il bisogno.
Gabriella, lei cosa voleva fare da grande?
«La ballerina classica, il mio primo sogno è stato quello. Poi ho visto la Carrà e quello è diventato l’altro sogno».

Da bambina cosa guardava in televisione?
«Gli sceneggiati che ai tempi erano fatti benissimo. La tv dei ragazzi. E poi i varietà, ma fino a una certa ora, perché poi si andava a letto».

Aveva mai immaginato che sarebbe arrivato in tv?
«Ai tempi non lo pensavo, perché volendo fare la ballerina classica mi immaginavo a teatro. Da bambina però ero convinta che chi fosse dentro quella scatola fosse sempre felice. Tipo un Truman show. Non pensavo ci fosse un dietro le quinte».

A 16 anni è Miss Teen Ager, un trampolino per tante donne di spettacolo: da Mita Medici a Isabella Ferrari, passando per Gloria Guida, Barbara De Rossi e Milly Carlucci.
«Mi iscrissi a quel concorso perché ero minorenne, altrimenti forse avrei tentato Miss Italia. Feci tutto da sola: mi feci scattare la classica foto al mare e la inviai. Mi chiamarono e vinsi il concorso».

Da lì il debutto nello spettacolo.
«Abitando a Milano la cosa più immediata fu la pubblicità, fossi stata a Roma magari si sarebbe aperta la strada del cinema. A Milano conobbi un regista che stava iniziando a lavorare per un a tv commerciale e approdai sul piccolo schermo».

Il suo primo passaggio fu però in Rai.
«Un programma di Enzo Trapani in cui c’erano solo balletti e stacchetti musicali, c’era anche Barbara D’Urso. Poi feci la valletta in un preserale condotto da Raimondo Vianello e poi da Claudio Lippi».

Un ricordo di Vianello?
«Ero sempre sulle mie, molto timida. Anche perché lui era come lo vedevi in televisione: non capivi mai se facesse sul serio o se ti stesse prendendo in giro».

Nel 1982 diventa il volto di Italia 1.
«In realtà, io ero già il volto di Antenna Nord che era la rete locale che grazie al pizzone mandava in onda contemporaneamente gli stessi programmi di tutta Italia. Poi l’editore, Rusconi, decise di chiamarla Italia 1».

È vero che Berlusconi comprò Italia 1 per avere lei?
«Lui mi aveva corteggiata professionalmente per due anni ma non avevo mai ceduto. Quando acquistò Italia 1 ci radunò tutti e disse: “per avere la Golia ho dovuto comprare la rete”».

Com’era Berlusconi?
«Era un grande, simpaticissimo. Si interessava di tutto e di tutti. Se avevi un problema lui lo risolveva. Era un uomo estremamente simpatico e generoso. Quando fecero, politicamente parlando, la guerra alle sue reti, ci riuniva per dirci cosa dovevamo fare, come difenderci. Poi, una volta entrato in politica, la tv non è stata più una sua priorità».

Cosa significava essere una annunciatrice?
«Era un ruolo che è sempre stato un po’ stretto a tutte. Ma a Mediaset c’era la possibilità di spaziare: io ho condotto varietà musicali, ho fatto fiction. Era un ruolo che ti dava la possibilità di entrare ogni giorno nelle case degli italiani. Mi ha dato subito un’enorme popolarità».

C’era differenza con le signorine buonasera della Rai?
«Loro erano più istituzionali, noi eravamo più ammiccanti, meno rigide: era quasi un colloquio a tu per tu con lo spettatore. Ricordo gli annunci con la pallina: abbiamo fatto delle clip bellissime».

In vent’anni di annunci quello che porta nel cuore?
«Ricordo quelli con il cast di “Emilio”. Delle vere e proprie gag con ognuno dei comici».

Quegli annunci le aprirono le porte della sit-com “I vicini di casa”.
«Fu un’esperienza bellissima, peccato durò solo due stagioni. Ma non era semplice tenere insieme un cast come quello: Teo Teocoli, Gene Gnocchi, Silvio Orlando, Enzo Cannavale. Avrei proseguito volentieri, perché mi divertivo molto».

Dopo 20 anni di annunci nel 2002 l’addio a Italia 1: fu una scelta sofferta?
«Ovvio che dispiacque, ma quando si chiude una porta si apre un portone».

Dell’epoca di Mediaset frequenta ancora qualcuno?
«Con le “ragazze” di allora ci vediamo sempre: Susanna Messaggio, Fiorella Pierobon, Patrizia Rossetti. Con Emanuela Folliero veniamo anche in vacanza in Sardegna, a Puntaldia».

Ha qualche rimpianto nella sua carriera?
«Con il senno di poi forse avrei dovuto dire subito sì a Berlusconi. E poi avrei dovuto studiare di più recitazione. Il mio sogno era fare la Paolo Grassi, ma mi dicevano che, visto che lavoravo in tv, non mi avrebbero presa. Magari insistendo un po’...».

Guarda la tv?
«Le serie, i film, se ci sono seguo dibattiti interessanti sulla attualità. Diciamo che ai miei tempi c’era più voglia di sperimentare, ora sono sempre gli stessi programmi da anni. Sembra ci sia il terrore di cambiare».

Ha mai pensato di partecipare a un reality?
«Non mi ha mai interessato».

Ora cosa fa?
«Faccio corsi di teatro, e anche di ballo».

Per cosa tornerebbe in tv?
«Per uno spettacolo leggero, o magari per una fiction. Ma non è facile, sono sempre le stesse facce».

Di recente le hanno rubato i trolley sul treno Milano-Napoli e lo ha denunciato pubblicamente. Era molto arrabbiata...
«È stata una violenza, ma soprattutto è inaccettabile che avvengano questi fatti su un treno. Ci vogliono più controlli, è una pessima vetrina per il turismo».

Un’ultima domanda: un annuncio che le piacerebbe fare oggi dopo tanti anni?
«... magari una cosa insieme a mio figlio Tommaso».
 

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