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Buon Gusto – Speciale Mercati civici

La famiglia Tuveri, una vita al mercato di San Benedetto

di Enrico Gaviano
La famiglia Tuveri, una vita al mercato di San Benedetto

Oreste porta avanti l’attività creata nel ’78 dal padre Ughetto

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La giornata inizia molto presto, intorno alle 2 e 40 del mattino. E si va avanti sino alle 16 e oltre. Il faticoso ruolino di marcia è quello di Oreste Tuveri e di suo padre Ughetto nel box di ortofrutta al mercato di San Benedetto a Cagliari.

«Mio padre nonostante l’età non si risparmia di certo – sottolinea Oreste Tuveri: ci troviamo a quell’ora per vedere gli ordini dei vari clienti come i ristoranti e altre attività. Alle 3 del mattino entriamo nel mercato di via dell’Artigianato per scegliere la merce. Poi proseguiamo a Sestu e infine andiamo nello stand. Di pomeriggio poi visitiamo altri fornitori per scegliere altra merce».

Una vita di sacrifici comune agli standisti di tutti i mercati comunali. Lo stand dei Tuveri ha una sua storia. Intanto il nome: «Ughetto di Tuveri Oreste». Racconta come l’azienda di famiglia aperta nel 1978 deriva da Ughetto, 71 anni, tuttora ogni giorno in trincea dall’alba sino al pomeriggio inoltrato mentre Oreste, 46 anni, e il figlio ora titolare.

«Mio padre ha lavorato sin da ragazzino. Faceva il garzone di bottega in via Garibaldi da questo signor Complani detto il Veneziano. Portava la spesa alle signore della Cagliari bene. Era mingherlino, e per questo lo hanno chiamato Ughetto e non Ugo, e il nome gli è rimasto attaccato». Nel box L02 la frutta è la verdura sono ordinate perfettamente con un gioco di colori piacevole e che rende molto attraente la merce.

«Tutto merito del lavoro svolto da mio padre in via Garibaldi. Quel negozio di frutta e verdura aveva una vetrina scintillante dove la merce veniva esposta con certosina pazienza. Quasi da sembrare un quadro di Arcimboldo. E quell’impronta è rimasta: il box è sempre curato in ogni minimo particolare». Una passione che Ughetto Tuveri ha trasferito ai figli. «Ho sempre frequentato il mercato – prosegue Oreste –. Dopo il diploma mi sono anche iscritto all’università. Ma la passione per il lavoro al mercato ha avuto il sopravvento. Mi è sempre piaciuto avere un rapporto diretto con le persone, condividere la passione per il cibo e i prodotti. Avere uno scambio su gusti, sapori, ricette».

La lunga giornata di lavoro in pratica si chiude intorno alle 16.30, 17. Una bella fatica. «Mi rendo conto che oggettivamente sembrerebbe molto dura – ammette Oreste – ma si dice, e nel mio caso è proprio così, che se il lavoro ti piace pesa molto di meno. Chiaro che con questa attività la vita privata è un pochino sacrificata e ammetto che mi piacerebbe riuscire a ritagliare un po’ di tempo in più. Ma intanto andiamo avanti». Nel box ci sono oltre a Tuveri padre e figlio altri collaboratori. «Abbiamo tre dipendenti molto bravi che lavorano con grande impegno e passione. Poi io ho anche un fratello gemello Alessio. È un agente pubblicitario che si è laureato recentemente e ha un posto di grande responsabilità. Eppure anche lui non ha perso l’abitudine di venire da noi al sabato a darci una mano».

L’offerta per la clientela è molto varia. «Chiaramente leghiamo tutto alla stagionalità: cerchiamo di portare frutti e verdure preferibilmente a chilometro zero, ma anche dall’Italia e ovviamente quella che ormai è richiestissima cioè la frutta esotica. Ci diversifichiamo con rapa bianca, spezie, pal-choi e mizuna che sono coltivati qua. Abbiamo formato una rete con produttori e clienti per migliorare e integrare l’offerta». Contraccolpi dopo il trasferimento? «Al mercato provvisorio – conclude Oreste – abbiamo avuto un ricambio di clienti. Siamo forti sicuramente ma molti li abbiamo persi. Ma credo che non ci vorrà molto per tornare al volume che avevamo nella sede storica».

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