La Nuova Sardegna

Letteratura

Sandro Veronesi vince il Premio “Grazia Deledda”

di Francesco Pirisi

	Sandro Veronesi (fotografia di Massimo Locci)
Sandro Veronesi (fotografia di Massimo Locci)

Cerimonia all’Isre di Nuoro: la Saggistica va a Galimberti, gli Studi deleddiani a Cattani. Riconoscimenti ad Abate, Caria, Capitta, Delpiano, Pirodda e Tognotti

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Nuoro Alle porte dei 100 anni dal Nobel, Grazia Deledda viene celebrata con temi che toccano l’ambiente, i vecchi e nuovi conflitti sociali, gli antichi e nuovi eroi della società. Il tutto concentrato nella 17esima edizione del premio nazionale di letteratura, promosso dalla fondazione “Deledda”. Ieri sera, venerdì 19 dicembre 2025, la consegna dei riconoscimenti, al museo del costume. Cerimonia condotta da Antonio Rojch, direttore della Fondazione. Alla quale è intervenuto in collegamento il presidente del premio, il presidente emerito della Corte costituzionale Gustavo Zagrebesky. Che ha tessuto le lodi dell’iniziativa, anche per la felicità della scelta dei vincitori, nelle sezioni della saggistica e della narrativa, definita «di equilibrio, tra un filosofo burbero e uno scrittore dolce».

Due profili che corrispondono precisamente a Umberto Galimberti, 83 anni, lombardo di Monza, e Sandro Veronesi, 66 anni, toscano di Firenze. Galimberti, ha primeggiato tra i saggi (presidente di giuria Attilio Mastino) con “Le disavventure della verità” (Feltrinelli 2025), che passa al setaccio l’epoca consacrata all’intelligenza artificiale, da impiegare – dice – con spirito critico. Il premio a Galimberti è già stato consegnato ai primi dicembre nell’anteprima del Deledda in consiglio comunale. Sul palco è salito invece Veronesi, numero “uno” nella narrativa (presidente di giuria Aldo Maria Morace). Le motivazioni le ha spiegate Morace, componente della giuria. In sintesi, perché il suo “Settembre nero” (La nave di Teseo, 2024), è la fotografia di una stagione di conflitti politici, nell’Italia ancora dentro il boom economico, ma già in odore di disintegrarsi nella lotta sociale, quella degli “autunni caldi” nelle fabbriche.

Vecchie esperienze, mai del tutto superate, anche negli “Indegni”, del giornalista-scrittore cagliaritano Francesco Abate. Una storia autobiografica, personale, quindi, e insieme di una generazione. Quella degli anni ’80, che pencola tra le sirene della droga e l’impiego a non farvisi affossare. È suo per questo il premio speciale “Camilleri”. Il conterraneo Alberto Capitta si aggiudica il premio “Maria Giacobbe”, con l’opera “Pastora”. Una favola apologo, è stato scritto nella nota di accompagnamento del riconoscimento, che enumera i disvalori della società, dal razzismo alla xenofobia. Quasi con il desiderio di esorcizzarli. La docente Eugenia Tognotti è stata scelta per il premio “Marino Moretti”. Ha avuto il merito di raccontare la storia di Adelasia Cocco, il primo medico condotto donna, che ha operato a Nuoro nella prima metà del ‘900. Mentre porta in Sicilia, tra le storie di mafie, l’atto teatrale del magistrato Gianni Caria. Era ad Agrigento, nel 1990, e assistette in presa diretta al dramma dell’omicidio del suo collega Rosario Livatino. A lui il premio “Giuseppe Dessì”. Alessandra Cattani con “Grazia Deledda e la Russia. Riflessioni letterarie e linguistiche sulla traduzione russa di Elias Portolu, Critica letteraria e linguistica” si è imposta nella sezione Studi deleddiani (presidente di giuria Dino Manca).

C’è anche un premio alla carriera, di cui si fregia il professor Giovanni Pirodda.  Il premio speciale “Rinascita”, invece, va a al nuorese Francesco Delpiano, autore del libro “Tutto il mare che ho nel cuore”, una storia umana diventata un romanzo, per opera del suo protagonista, Francesco Delpiano, appunto. Vittima di un incidente stradale, da cui non sembrava uscirne vivo. Ma non è stato cosi. E ieri Delpiano ha raccontato della sua «meravigliosa disavventura, perché da essa è spuntata una nuova vita».

Autori sui quali ha aleggiato lo spirito di Grazia Deledda e il suo mondo di storie. Nel 1952 il premio ha preso avvio. Dal principio del Duemila una nuova stagione, contrassegnata dalle presidenze di Andrea Camilleri e degli editori Carlo De Benedetti e Carlo Caracciolo. Un impegno questo del mondo dell’informazione che si sta rinnovando, con la partecipazione, da media partner, della Nuova Sardegna, ieri rappresentata dal direttore Luciano Tancredi. Tra i supporti quelli della Fondazione di Sardegna, al Banco di Sardegna, sino all’Isre e al Comune. Sugli impegni di questo ultimi hanno garantito il presidente dell’Isre, l’Istituto superiore regionale etnografico, Stefano Lavra, e la vice sindaca nonché assessora alla Cultura del Comune di Nuoro, Natascia Demurtas.

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