Al cioccolato, con le pere e il pistacchio: ogni fetta è morbida come una nuvola
La Dolce Vita di Nino Loddo: «Il nostro segreto? La qualità degli ingredienti»
Un buon panettone si riconosce appena lo si scarta: il suo profumo, penetrante, deve inebriare le narici come un sogno a occhi aperti. E l’alveolatura, morbida e marcata, deve far assomigliare ogni fetta a una nuvola. «Tutto merito degli ingredienti. Non si possono raccontare fandonie ai clienti: il burro, lo strutto, gli agrumi dei canditi, il cioccolato, tutto dev’essere di prima scelta. Non importa se è più caro, le persone vogliono la qualità». Nino Loddo, originario di Ortueri, ha fatto del suo modo di intendere la pasticceria una filosofia di vita: esordio con il marchio La Dolce Vita a Ghilarza nel 1975 assieme al fratello Giampiero, negli anni poi si è avvalso della collaborazione della famiglia e ha concretizzato la sua visione di più punti vendita e la creazione di un prodotto inconfondibile. Sono i mignon che reinventano la pasticceria tradizionale e che portano in alcuni casi i nomi sardissimi di Cala Luna o Caprera. Sono le aperture dei punti vendita di Oristano e Cagliari; oppure le collaborazioni con Eurospin o Aeroporto di Olbia, dove la pasticceria non perde la sua identità a discapito della grandezza del partner.
Qui, dove il sogno ha preso forma anche grazie alla moglie Franca e i figli Nicola e Giovanni, «si vendono emozioni» perché «il dolce, concludendo il pasto, sarà quel ricordo che si porterà a casa, contaminando tutta l’esperienza: terribile, capace di rovinare anche il migliore dei menù, se il finale non appagherà le papille gustative; sublime e persino nobilitante di un pasto mediocre, quando fa chiudere gli occhi e pensare solo alla piacevolezza del suo gusto».
Anche il panettone segue questo concept: nel laboratorio di Ghilarza, si producono dai 600 ai 700 pezzi ogni stagione, i gusti sono solo quattro. «Il tradizionale appaga tutti i palati e abbiamo scelto subito il cioccolato come alternativa a canditi e uvette – racconta il patron del marchio mentre affetta un “pere e cioccolato” –. La pera era l’abbinamento più nobile e raffinato per il fondente, così come la scelta di una quarta produzione con il pistacchio è arrivata proprio con l’idea di una proposta amata dalla clientela, ma anche sofisticata». Un panettone artigianale, per quanto sia una produzione stagionale, deve confrontarsi ormai con molti competitor nel mercato, per questo anche il packaging è importante: «Abbiamo fatto da poco un restyling complessivo, introducendo le figure delle statue di divinità greche. La Dolce Vita è quell’approccio che ti fa venire nei nostri locali per godere di un momento di pace e tranquillità – spiega Loddo –. Per questo, chiudiamo alle 21, evitiamo che si faccia troppo rumore, e il personale fa tanti corsi per l’accoglienza della clientela. È un momento da assaporare, da vivere tra persone per bene». Il segreto del successo di questo marchio, che oggi ha una cinquantina di dipendenti distribuiti tra le varie sedi delle provincie di Oristano e Cagliari, è nel sapiente dosaggio di tecniche di pasticceria, ricette curate e strumentazione all’avanguardia.

