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Sicurezza sul lavoro, diventare un'ispettrice per vigilare sul rispetto dei diritti

di Elena Michaela Meloni*
Sicurezza sul lavoro, diventare un'ispettrice per vigilare sul rispetto dei diritti

Da una tragedia familiare la spinta per scegliere cosa fare

14 novembre 2023
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Non ho più sentito i suoi passi. Non ho più visto i suoi occhioni. Non l'ho più potuto abbracciare. Mio padre, come tantissimi altri padri o madri, non ha più fatto ritorno a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Io però oggi non voglio parlare di ciò che è accaduto a lui, ma di come la sua tragica scomparsa abbia determinato la scelta del lavoro che vorrei fare.

La parola "lavoro" troppo spesso viene accostata alla parola"morte", ma questo non significa che siano sinonimi. Purtroppo continua a persistere l'idea che gli infortuni e le morti sul lavoro siano frutto dell'imprudenza o degli errori dei lavoratori, la colpa quindi, nella maggior parte dei casi, ricade su quelle povere anime che lavoravano onestamente per non far mancare il pane alla propria famiglia.

Nonostante le 12/16ore di lavoro, gli extra non pagati e pochissime giornate di ferie, queste donne e questi uomini continuano a fare quel lavoro con passione, dedizione, senso del dovere.

La responsabilità delle condizioni di insicurezza dei luoghi di lavoro non è quasi mai di chi lavora, ma piuttosto del datore di lavoro, che a volte non vigila sulla osservanza delle norme antinfortunistiche. E altre volte, troppe volte, pur di produrre in minor tempo possibile e ottenere il massimo dei profitti, risparmia su ciò che in realtà è indispensabile e vitale ovvero sugli strumenti di sicurezza, che servono a tutelare la persona da eventuali pericoli di morte o di infortuni durante le ore di lavoro.

Le norme ci devono essere e allo stesso tempo devono essere attuate perché il lavoro non è un gioco d'azzardo in cui un giorno ti salvi ma il giorno seguente non sai se tornerai a casa. Il rischio di perdere la vita in condizioni inaccettabili è molto più alta e certamente più rischioso ,rispetto a chi invece osserva tutte le norme di sicurezza (quasi impossibile trovarle, ma esistono).

Le morti sul lavoro sono ormai all'ordine del giorno, ma cosa si può fare a riguardo? Tutti osservano da lontano ma nessuno fa niente. Sembra quasi che a nessuno importi e questo succede fin quando non ci riguarda personalmente. Solo chi lo ha vissuto può capire quanto sia difficile accettare una perdita così ingiusta e imprevedibile.

Solo chi ha vissuto questo dramma sa quanto sia doloroso doversi accontentare di una semplice foto appesa al muro che ritrae il proprio figlio/a, marito o moglie, padre o madre senza poter creare nuovi ricordi o semplicemente condividere i propri traguardi. Da grande mi auguro di poter diventare ispettore del lavoro così da poter evitare a molte famiglie la sofferenza che la mia ha dovuto patire e che ancora oggi subisce. So che intraprendere questo tipo di percorso lavorativo non riporterà in vita mio padre, ma di sicuro questa esperienza drammatica mi spingerà a dare il meglio di me stessa e a donare agli altri la forza di sopravvivere a questa triste realtà, facendo valere i diritti dei lavoratori, questa sarà la mia missione. Non bisogna mai scordare che prima di essere operai o numeri Istat sono persone, e come tali vanno rispettate. Questo è il lavoro che mi piace e spero di poterci arrivare un giorno così che potrò dire di... non avere lavorato nemmeno un giorno della mia vita. Ringrazio la nuova Sardegna per questa bellissima esperienza.

Ps: Ricordate sempre di far valere i vostri diritti. La vostra vita vale molto di più dei soldi.

*Elena Michaela studia all’Istituto paritario Kennedy a Sassari
 

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