La Nuova Sardegna

Il Psd’Az non cede: «Il nostro candidato è sempre Solinas» Colpo di scena alla direzione nazionale del partito «Non ci sono alternative a questa guida»

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Il Psd’Az non cede: «Il nostro candidato è sempre Solinas» Colpo di scena alla direzione nazionale del partito «Non ci sono alternative a questa guida»

13 gennaio 2024
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Cagliari Il Psd’Az si sente sesempre più tradito, offeso, da buona parte degli alleati di cinque fa, perché «Solinas non andava scaricato in malo modo». È risentito, il partito. Così prima di rientrare semmai nel centrodestra, vuole pensarci ancora. La direzione nazionale non ha deciso di fatto con chi schierarsi il 25 febbraio, alle Regionali. Dalla lunga riunione, durata tre ore, è uscito solo un documento che sembra voler prendere tempo, con in più – com’era scontato – anche l’ennesimo rilancio della ricandidatura di Christian Solinas, però già bocciata dal tavolo regionale della coalizione. Il presidente del Psd’Az, Antonio Moro, ha aggiunto, davanti alle telecamere, alla fine del vertice: «D’ora in poi la direzione nazionale è riunita in seduta permanente. La settimana prossima, tra l’altro, convocheremo anche il consiglio nazionale, per valutare quelle saranno tutte le ipotesi in campo». Rientrare o non rientrare? Correre o non correre da soli? I sardisti lo decideranno all’ultimo momento, e, nel frattempo, aspettano da Roma la comunicazione ufficiale – secondo loro non esiste ancora – che il centrodestra ha virato su Paolo Truzzu. Il documento Sono quattro i punti chiave del comunicato: «Non esiste al momento – si legge – alcuna altra candidatura condivisa in modo unitario, che giustifichi con motivazioni politiche un cambio della guida in contrasto con la regola aurea della riconferma di sindaci e presidenti uscenti». Secondo: «Oggi il centrodestra merita di riproporsi al giudizio dei sardi con la stessa formula politica guidata sin dal 2019 dal governatore uscente». Terzo: «Oggi non è sostenibile il disconoscimento selettivo di un’esperienza di governo cui finora tutte le forze della coalizione hanno partecipato senza distinguo». Quarto: «Il Psd’Az continuerà a lavorare per costruire l’unità della coalizione, trovando una sintesi tra le diverse posizioni emerse e le rivendicazioni di alcune forze politiche che comunque attendono di essere ancora ratificate da un’intesa nel tavolo nazionale dell’alleanza». Il film Alle 17.30 l’arrivo dei sardisti è alla spicciolata. Sono tutti puntuali e sorridenti. Dopo aver parlottato con un simpatizzante, che lo accoglie avvolto nella bandiera dei Quattro Mori, Christian Solinas, svolta l’angolo e dice: «Ascolteremo gli iscritti e decideremo». Di quanto abbia sentito e raccolto a Roma sul suo futuro, nell’ultima trasferta, durata ben due giorni, il governatore non fa trapelare nulla. L’impressione iniziale è che nel Psd’Az nessuno, compreso lo stesso Solinas, voglia strappare con gli alleati nazionali e regionali, ma allo stesso tempo altrettanti non vogliono arrendersi subito. «Certo, l’unità della coalizione va garantita, però bisogna anche sapersela meritare e oggi non tutti se la meritano», sottolinea l’assessore alla sanità Carlo Doria, nel pianerottolo del quarto piano, davanti all’ingresso. «Non mi pare che, al nostro interno, ci sia la volontà di fare regali al centrosinistra. Però, è evidente, che ancora siamo tutti in ostaggio di come andrà a finire il braccio di ferro in atto fra i partiti della Destra italiana, fra Fratelli d’Italia e Lega», aggiunge Antonio Moro, appena fuori dall’ascensore. Nella stanza delle riunioni, i convocati prendono posto senza dividersi in bande, fra falchi e colombe, tra chi vorrebbe stare dentro e quanti, invece, sarebbero pronti a uscire dall’alleanza e andare al fronte da soli. «Non ci sono spaccature di questo tipo fra noi sardisti – fa sapere Gianni Chessa, consigliere regionale e assessore al turismo – Decideremo all’unanimità, dando così anche una bella lezione a quelli di Roma, che invece continuano a litigare». Fra gli invitati ci sono anche diversi portavoce delle due liste parallele – Sardi al centro e Solinas presidente – che il Psd’Az aveva già ingaggiato per il tavolo regionale di dieci giorni fa, dove ha perso la partita e ora spera nei supplementari. Il gruppo in Consiglio regionale è capitanato dal presidente Alfonso Marras, seduto alle spalle di Nanni Lancioni, in prima fila, Domenico Gallus e Piero Maieli, che si lascia sfuggire: «Serve tempo, ma, come nelle favole, arriverà il lieto fine». In tutto i presenti sono una trentina, compresi il vicesegretario Quirico Sanna, capo di gabinetto del governatore, l’assessore tecnico Andreina Farris (affari generali) e Mario Carboni, che per conto del partito ha già partecipato al tavolo del centrodestra per il programma elettorale, ma allora il duello Solinas-Truzzu era inimmaginabile. Invece dal 4 gennaio, giorno in cui gli alleati hanno scelto a maggioranza di cambiare in corsa il portabandiera, lasciando a terra Solinas, il tutto ha preso altre strade, le più tortuose. Dopo lo smacco cagliaritano, per diverse settimane la Lega, a Roma, ha insistito nel rivendicare la ricandidatura di Solinas. Poi, l’altro giorno, si sarebbe accontentata delle contropartite che le sono state offerte dalla premier Giorgia Meloni e infatti sul caso Sardegna ha smesso di far cagnara. Di fatto, a rimanere col cerino acceso in mano, è rimasto solo il Psd’Az, che a tarda sera ha fatto capire: «Comunque, sia chiaro, nulla sarà più come prima, come in quei giorni felici del 2019». Il primo ad andar via, alle 21 abbondanti, è Gianni Chessa: «Domande? Dai che ho fretta, sono già in campagna elettorale», anche se sui “santini” ancora non ha fatto stampare il cognome del candidato governatore che sosterrà il 25 febbraio.
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