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L'Einstein Telescope riuscirà a dare una nuova linfa all’isola

della Quinta N*
La quinta N con il docente di Scienze Luca Vasta
La quinta N con il docente di Scienze Luca Vasta

Una struttura di grande livello scientifico ha bisogno soprattutto di una caratteristica che la nostra isola ha in abbondanza da secoli: un magnifico silenzio naturale

26 gennaio 2024
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«Pocos, locos y malunidos» recitava lo stigma, storicamente attribuito a Carlo V, all’indirizzo del popolo sardo, ma se esiste una specialità tutta sarda è quella di neutralizzare i luoghi comuni sulla terra di Sardegna, con modalità peculiari che hanno, talvolta, del prodigioso. È così che deputati e senatori sardi di destra, sinistra, centro, capo di sopra e campidani dell’isola hanno aderito unanimemente alla battaglia di cui la Sardegna, da quattro anni, era portavoce: il riconoscimento di pari dignità con le altre regioni d’Italia, con l’approvazione del principio d’insularità in Costituzione (da modifica all’art.119 del 28 luglio 2022). Una lotta trasversale che ha richiesto l’impegno sinergico di politica, mondo delle imprese, associazioni di categoria, mondo del volontariato, della cultura, delle Università e dell’istruzione. La denuncia degli svantaggi delle isole, dovuti alla caratteristica conformazione geografica, che ne determina difficoltà tangibili rispetto al resto dello Stivale, si concretizza nel testo approvato all’unanimità da Camera e Senato: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi davanti all’insularità». E oggi, proprio la difficoltà storica, legata alla specificità naturalistica della nostra terra, rischia, paradossalmente, di trasformarsi presto nella più grande opportunità di sviluppo dell’Isola nel XXI secolo.

Ma andiamo per gradi. Per noi che abbiamo investito cinque anni della nostra creatività, del nostro impegno e della nostra passione per la scienza, appare straordinario che l’Italia abbia individuato nella Sardegna, e in particolare nel nuorese, a Lula, tra i territori simbolo della grande sofferenza delle zone interne dell’Isola, l’area candidata alla realizzazione dell’Einstein Telescope: la grande infrastruttura sotterranea per il futuro rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione, che sarà in grado di osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore rispetto agli attuali strumenti. Potremo verificare i limiti della relatività generale in ambienti estremi e studiare uno dei più grandi problemi irrisolti della fisica fondamentale, come l’inconciliabilità tra microcosmo e macrocosmo. Francesco Mola, rettore dell’università di Cagliari, distingue già i primi vantaggi dati dal lavoro di approntamento su infrastrutture e trasporti, e tutti quei servizi legati all’E.T. di cui l’isola godrà in maniera permanente e con dieci anni d’anticipo. I vantaggi sulla nostra terra sono incalcolabili, ma concreti: crescita del Pil (prodotto interno lordo), promozione della residenzialità e contrasto allo spopolamento, non solo interno. A questo si aggiunge la e imponente ricaduta occupazionale, non solo dovuta all’allestimento decennale dell’area, quanto del numero di professionalità coinvolte (oltre trentamila persone) e la visibilità internazionale della Sardegna. Competitor dell’Italia sono Olanda e Germania. Mentre nei Paesi Bassi sono già operativi laboratori di ricerca per un investimento di 800 milioni, nel land sassone i milioni sono andati all’allestimento dell’area candidata. Noi dobbiamo spingere sulla quinta marcia del già istituito Fondo per l’Insularità, da impiegare per l’approntamento di spazi e ambienti per far sì che la candidatura sia ritenuta credibile in Europa.

Grazie al principio d’Insularità, l’opportunità dell’installazione dell’E.T. non sarebbe una realtà legata a strategie politiche anacronistiche, non sarebbe una servitù calata dall’esterno, ma potrebbe avvenire sfruttando, come nella battaglia per l’Insularità, l’ interlocuzione tra tutte le forze politiche e sociali. Secondo i luminari di Fisica capeggiati da Eugenio Coccia, la Sardegna, rispetto al resto d’Europa, ha un enorme vantaggio: «Il territorio sardo è quello più adatto all'installazione perché il rivelatore ha bisogno del silenzio terrestre». L’isola dai silenzi granitici e ancestrali potrà vagire di nuova vita, proprio grazie a quei suoi millenari silenzi. A darle voce sarà non il turismo stagionalizzato del vip watching, bensì la Scienza.

*La quinta N dell’Istituto biotecnologico De Sanctis-Deledda di Cagliari
 

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