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Medicina: il test d’ingresso è accettabile, ma non il numero chiuso

di Beatrice Marongiu*
Medicina: il test d’ingresso è accettabile, ma non il numero chiuso

Durante la pandemia è stato dimostrato in modo drammatico che c’è carenza di personale sanitari. Le domande spesso sono su argomenti non trattati a scuola e sono necessari corsi privati

26 gennaio 2024
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Riguardo il test chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina e alla relativa proposta di legge, cosa ne pensiamo noi ragazzi?

In occasione del consiglio regionale, nella giornata dell’8 settembre 2023, è stata approvata la proposta di legge riguardante l’abolizione del test chiuso a medicina, per la quale Vincenzo De Luca, presidente della Campania, si stava battendo già da tempo.

Chiariamo di cosa stiamo parlando. Il test chiuso di medicina, selezione attraverso cui si accede alla facoltà sognata dai ragazzi e dalle ragazze che vogliono diventare medici, prevede un esame di 90 minuti composto da domande a risposta multipla riguardanti comprensione del testo, chimica, biologia, fisica, matematica e logica.

Dicono Gabriele ed Emma, studenti del liceo classico biomedico “Antonio Gramsci” di Olbia: «Sicuramente il test chiuso potrebbe essere importante per poter avere una selezione primaria». Un giudizio positivo, quindi, con un ma... «Se non fosse però così difficile da superare – spiegano Gabriele ed Emma –, poiché non dà opportunità a tutti coloro che sarebbero e vorrebbero diventare medici, e questo li porta anche ad andare all’estero».

Anche Chiara, studentessa del liceo classico biomedico “Antonio Gramsci” di Olbia, vuole dire la sua riguardo il test chiuso e tocca un problema che è diventato emergenza negli ultimi anni.

Afferma infatti Chiara: «In Italia, soprattutto in questi ultimi anni, è venuto a mancare personale medico; fenomeno provato durante la pandemia dove pochi medici per ospedali si sono trovati ad affrontare orari assurdi per via della carenza di personale». «Eppure, per entrare alla facoltà è richiesto esaminarci – prosegue la liceale del Gramsci –. Il test presenta molti problemi difficili, paragonabili a quelli universitari, che normalmente nel programma scolastico della scuola secondaria di secondo grado non vengono assolutamente trattati, e bisogna dunque ricorrere a corsi privati solo per passare il test». «Un sogno che viene proibito – è il giudizio finale –. Io voglio diventare una psichiatra alimentare e intendo realizzare il mio sogno».

Dice Jazmin, un’altra studentessa del liceo classico Gramsci Olbia: «Non ritengo corretto selezionare i ragazzi in base a un test chiuso. Non si può capire quale sia realmente il livello culturale e quanto quella persona abbia studiato in quegli anni». «Non deve essere un test a selezionare il futuro di noi giovani – afferma con decisione Jazmin –. Ciò scoraggia molti studenti che già vedendo la difficoltà del tolcmed, pensano di non essere all’altezza».

«Dunque – è questa la sua conclusione – è corretto proporre un test ma non deve essere a numero chiuso, in modo da permettere a tutti ragazzi e ragazze di entrare, perché ora come ora entrano in pochi e poi ci si lamenta che manca il personale medico in Italia».

Da queste interviste, seppure poche, il riscontro è lo stesso. Il test di medicina è giusto, ma non a livello chiuso. Se vogliamo accedere alla facoltà è proprio perché vogliamo imparare tutto ciò che ancora non sappiamo, perché si tratta di una nostra passione. E dunque perché bloccare l’accesso alla facoltà? Non è più corretto basarsi sugli esami una volta entrati? Ma allora perché chiudere delle porte a tutti noi ragazzi? Perché far nascondere un sogno?

*Beatrice è una studentessa del liceo “Antonio Gramsci” di Olbia
 

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