La Nuova Sardegna

Sofferenza

Abbracciamo la malattia dei nostri cari

di Elisa Colombino*

Le persone durano in eterno dentro di noi anche se il tempo per viverle materialmente è troppo poco

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Non credo si possa descrivere appieno la sensazione che si prova nel vedere qualcuno vicino a te soffrire. Soprattutto se quelle persone le reputi fondamentali per la tua esistenza. Quando cresci con una persona, che sia un familiare o no, che ti ha dato più di chi avrebbe dovuto farlo scatta una sensazione di benessere, di affiatamento. Ognuno di noi tende sempre a procrastinare gli incontri o semplicemente il parlare con una persona perché si pensa che ci sarà tempo per farlo più avanti, ma la realtà non è proprio questa. Quando ti ritrovi a parlare con una persona che ha una malattia e che non ti riconosce più comprendi appieno che tutto può essere modificato in pochissimo tempo. Sono pienamente convinta che non è fondamentale avere un dialogo con quella persona perché a volte bastano gli sguardi per capire cosa ci si vuole dire. Ci vuole tempo per realizzare la situazione in cui ti trovi anche se il problema non ti riguarda direttamente. Si inizia spesso a fare foto e video per la paura di non avere abbastanza ricordi visivi quando non potrai più rivederla e cosi comprendi che devi avere la consapevolezza che da un momento all'altro quella persona potrebbe andarsene e imparare a convivere con l’idea che di te e lei rimarrà solo un ricordo ma che tutto ciò che ti ha dato rimarrà per sempre parte fondamentale di te stesso. Le persone durano in eterno dentro di noi anche se il tempo per viverle materialmente è troppo poco.

*Elisa studia al liceo Margherita di Castelvì di Sassari
 

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