Protestare in piazza serve ma le soluzioni arrivano dalla politica
Se si vuole trasformare la società, bisogna smettere di essere solo spettatori critici e diventare protagonisti attivi della politica
Il rapporto tra giovani e politica è diventato un tema centrale nel dibattito pubblico. Mentre alcuni sostengono che le nuove generazioni siano distanti dalla politica tradizionale, altri vedono un cambiamento nelle forme di partecipazione. Molti giovani dichiarano di percepire la politica come distante e inefficace; il basso tasso di affluenza alle urne tra i giovani è spesso citato come prova. Tuttavia, parlare di “apatia politica” forse è un errore. I giovani tendono a esprimere il loro impegno attraverso proteste e scioperi, che sono importanti per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma non bastano per cambiare le cose perché il potere decisionale sta nelle istituzioni, non nelle piazze. Dunque, per ottenere risultati reali, duraturi e far trasformare le idee in provvedimenti concreti, i giovani dovrebbero impegnarsi all’interno di partiti politici. Protestare significa evidenziare un problema, ma fare politica significa trovare soluzioni praticabili; le proteste possono essere un punto di partenza. Se i giovani vogliono trasformare la società, devono smettere di essere solo spettatori critici e diventare protagonisti attivi della politica.
*Noemi studia al liceo Margherita di Castelvì di Sassari