Alghero, carne di cinghiale e daino con il marchio del Parco
In autunno partirà la cattura selettiva e la macellazione dei dannosi suini. Per le altre specie invasive occorre la modifica della legge regionale sulla caccia
ALGHERO. Prosciutti, salami e salsicce, pancetta (magra), tocchi di carne di cinghiale e forse anche di daino da spadellare a piacere. Con il valore aggiunto del marchio del Parco regionale di Porto Conte. No, non è un sogno di chef e buongustai ma più semplicemente il piano di contenimento della fauna selvatica, varato dal Parco di Porto Conte cvhe ha ottenuto il via libera dall’assessorato regionale alla Sanità. Entro settembre arriveranno le tanto attese autorizzazioni e a A ottobre partirà la campagna di cattura e abbattimento dei cinghiali e la carne verrà inserita fra i prodotti certificati del parco. Ma questa non sarà l’unica novità: sempre con l’assessorato regionale alla Sanità e con quello alla Difesa dell’Ambiente è stato deciso che il Parco realizzerà un piccolo impianto per la macellazione della fauna selvatica (sarà il primo in Sardegna), che consentirà la lavorazione della carni in loco, attivando così per il Parco una piccola fonte di approvvigionamento economico e aprendo la strada a quella filiera produttiva tanto auspicata. Grazie al coinvolgimento della Provincia e degli altri enti preposti, la volontà è quella di agire efficacemente anche su altre specie invasive come la cornacchia e il daino. Per quest'ultima specie il percorso è più articolato in quanto sarà necessario che si esprima il consiglio regionale, ma l'iter è già stato avviato. Non appena il piano sarà operativo l'Ente Parco chiederà la collaborazione dei comitati di borgata e delle associazioni degli agricoltori al fine di perfezionare le azioni di cattura nelle aree più danneggiate dagli animali. I problemi causati dalla presenza dei cinghiali (e ora anche dai daini) sono di vecchia data e risalgono all’istituzione della vecchia oasi “Arca di Noè” e non va dimenticato che negli ultimi sei anni il parco ha eliminato un migliaio di suini. «Speriamo che con questo piano arrivino concretamente quei risultati al quale l'Ente Parco sta lavorando dal 2008 e che la popolazione residente nell'agro attende – commenta il presidente del Parco Stefano Lubrano –. Solo rimuovendo queste criticità la gente dell'agro probabilmente si avvicinerà con maggiore convinzione al Parco vedendone il potenziale di sviluppo non solo in termini di economia turistica, ma anche di gestione delle risorse naturali».