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Alghero, lo Spazio T dice addio alla storica sede dopo sei anni

Alghero, lo Spazio T dice addio alla storica sede dopo sei anni

L’associazione lascia l'edificio di via Lamarmora. La proposta: "Ora si parli seriamente di spazi pubblici dedicati all'arte"

13 settembre 2016
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ALGHERO. Nessun piagnisteo, nessuna polemica. Solo una proposta seria, concreta. «Enti, istituzioni, operatori: sediamoci tutti intorno a un tavolo e parliamo veramente della questione degli spazi pubblici dedicati all’arte e alla creatività». È la provocazione con cui lo Spazio T annuncia l’addio alla storica sede di via La Marmora, che da sei anni a questa parte ha rappresentato l’epicentro di una attività che ha spaziato tra la scuola di teatro, il centro di aggregazione e le produzioni teatrali.

«Andiamo via da qui perché questo spazio non è più adatto alle nostre esigenze e alle nostre ambizioni», spiegano Chiara Murru, Maurizio Pulina e Flaminia Antonini. Abbandonare la dimensione associativa, diventare vera e propria impresa culturale, disporre di uno spazio in cui poter ospitare iniziative più grandi. La lettera di disdetta dello spazio è già partita, ma le attività riprenderanno a ottobre e il carnet di impegni si annuncia ancora più ricco che in passato. Senza considerare le collaborazioni, le partnership e il progetto di coworking avviato con dei giovani architetti e con il consorzio Parsifal, frequentatori abituali di via La Marmora. «Si è chiuso un cerchio», spiega l’attrice e operatrice culturale con la massima serenità, che deriva probabilmente dal fatto di essere diventati un punto di riferimento costante per almeno 120 associati, senza considerare le tantissime persone che da sempre partecipano alle performance pubbliche e alle dinamiche di rete in cui Spazio T si è totalmente immersa in questi anni.

Ma come si fa a rilanciare la propria attività mentre si dice addio alla propria casa? «Riapriamo la questione degli spazi pubblici – chiedono Murru, Pulina e Antonini – per come si è sviluppata la vicenda, il distretto della creatività oggi somiglia più a un potenziale distretto della solidarietà, la cui valenza è più sociale che culturale». Motivo per cui, «secondo noi questa amministrazione dovrebbe definitivamente accendere i riflettori sugli spazi pubblici e ragionarci sopra per davvero». Di più. «Non c’è una struttura di proprietà comunale che sia esclusivamente assegnata a finalità e attività di tipo culturale e artistico», insistono. In un luogo in grande fermento, dove non mancano i tentativi e gli esperimenti, di cui Spazio T è un esempio d’eccellenza, forse può valere la pena riaprire il dibattito e sedersi tutti attorno a un tavolo. (g.m.s.)

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