La Nuova Sardegna

Alghero

Reati prescritti e terreni restituiti ai proprietari

di Nadia Cossu
Reati prescritti e terreni restituiti ai proprietari

Chiusa la lunga vicenda giudiziaria sulle lottizzazioni abusive a Porto Conte Il giudice dice no alla confisca, atti trasmessi al Comune. Soddisfatti i 116 imputati

11 febbraio 2017
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ALGHERO. Prescrizione e terreni restituiti ai legittimi proprietari. Si è concluso con una sentenza che ha soddisfatto non poco i 116 padroni dei lotti nel camping di Sant’Imbenia finiti a processo nel 2015 per violazione delle norme urbanistiche e paesaggistiche. Nessuna confisca, dunque, come invece aveva chiesto il pubblico ministero Giovanni Porcheddu.

Il sostituto procuratore aveva infatti depositato una memoria nella quale sosteneva che in caso di prescrizione il giudice dovesse disporre la confisca dei terreni. Ma, aveva invece puntualizzato la difesa, la dichiarazione di prescrizione sarebbe maturata prima dell’apertura del dibattimento e nessun accertamento, rispetto ai fatti, sarebbe stato eseguito in precedenza. E il giudice Sergio De Luca due giorni fa ha dichiarato non doversi procedere nei confronti degli imputati perché i reati contestati sono «estinti per intervenuta prescrizione», ha disposto la restituzione dei lotti sotto sequestro ai rispettivi proprietari e la trasmissione degli atti al Comune di Alghero.

Una grande vittoria, secondo gli avvocati difensori Paolo Spano, Gianluigi Poddighe, Giuseppe Conti, Gabriela Pinna Nossai, Stefano Porcu, Toto Porcu, Marcello Masia, Stefano Melis, Ivano Iai, Francesco Carboni, Mattia Doneddu e Pier Luigi Poddighe che chiude una lunghissima vicenda giudiziaria.

Due inchieste fotocopia quelle che hanno interessato le lottizzazioni abusive nei campeggi di Sant’Imbenia e del vicino Sant’Igori, entrambi sottoposti a sequestro tra il 2010 e il 2011. Anche i capi di imputazione quasi identici: come sosteneva la Procura, le strutture che si sono stratificate nel tempo, a partire dai primi anni Ottanta, non erano “amovibili”, piuttosto vere e proprie abitazioni, con bagni, stradine interne e altri servizi. Che avevano cioè comportato una sostanziale «trasformazione urbanistica» da inedificabile a residenziale. Questa era l'interpretazione iniziale del sostituto procuratore Porcheddu.

Due anni fa parte dell’area, rimasta sempre sotto sequestro, era stata data alle fiamme. Episodio che in aula aveva scatenato la rabbia degli avvocati che da tempo avevano chiesto il dissequestro e l’autorizzazione a entrare nel camping per ripulire, ciascuno per quanto di propria competenza, le porzioni di terreno. Ma la Procura non lo aveva consentito o, in alcuni casi, avrebbe dato l’autorizzazione ma concedendo un tempo di sole due ore. Troppo poche, secondo i legali, considerato che bisognava prima individuare il punto in cui intervenire (ricoperto dalle erbacce) e poi cominciare la pulizia. Ora gli imputati rientrano in possesso dei lotti.

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