La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, alghe in putrefazione: l’odore è insopportabile

di Gianni Olandi
Alghero, alghe in putrefazione: l’odore è insopportabile

Si moltiplicano le lamentele per i disagi causati dagli accumuli di posidonia Tutte le soluzioni proposte per smaltirle finora sono rimaste nel cassetto

16 luglio 2017
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ALGHERO. L'argomento è oggetto di discussione da anni, forse da decenni, ma fino a oggi il problema non è stato mai affrontato in termini risolutivi. Si parla della posidonia spiaggiata e accumulata con i mezzi meccanici sulla via Garibaldi, dalla radice del porto turistico e fino all'arenile di San Giovanni. Praticamente in piena area urbana. Cumuli giganteschi che con il caldo e per il lento procedimento naturale vanno in decomposizione. Succede così che in assenza di vento, soprattutto nelle ore serali e notturne, da quei cumuli si diffondono effluvi maleodoranti provocando disagi, proteste, che purtroppo si rivelano inutili.

Non è raro vedere qualche turista che al rientro da una passeggiata, all'altezza delle montagne di alghe, porta un fazzoletto al naso e affretta immediatamente il passo.

Tra l'altro, e anche questo è un processo naturale, quella massa in costante putrefazione è un continuo richiamo per insetti che in quel sito particolare trovano l'ambiente ideale per riprodursi. Vale la pena ricordare che l'area urbana adiacente le alghe è ricca di residenze abitative anche di pregio, da attività ricettive, bar e ristorazione con tanto di tavolini all'esterno dei locali. Inevitabilmente i gestori sono spesso oggetto di lamentele da parte dei clienti, compresi quelli locale per quanto ormai abituati a questi odori.

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Una condizione che non depone a favore del ruolo di città turistica che la Riviera del Corallo vuole svolgere nel contesto internazionale dell'industria delle vacanze.

Succede anche che proprio a causa di questa situazione piuttosto precaria, la spianata delle alghe di via Garibaldi diventi luogo per estemporanei depositi di sacchetti di spazzatura, e altri rifiuti, e quindi anche motivo di richiamo per cani randagi. Zecche comprese.

Sempre da decenni si parla della soluzione del problema: caricare le alghe su chiatte e portarle al largo, utilizzarle in agricoltura come fertilizzanti, con attestati scientifici che ne confermano preziosi vantaggi per i terreni posti a colture, l'adozione di impianti specifici in grado di eliminare dalle alghe i granelli di sabbia e quindi non impoverire gli arenili, stoccaggi in contesti regolarmente autorizzati anche per il successivo trattamento: tante ipotesi ma che fino a oggi non hanno avuto alcuna adozione concreta.

Non è poi secondario il fatto che l'eliminazione del problema porterebbe al recupero di importanti quote di litorale sabbioso da destinare alla balneazione. Un patrimonio di assoluto valore anche in termini economici.


 

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