La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero città contadina

Vini e oli di qualità venivano prodotti già nel 1600

23 luglio 2017
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ALGHERO. Dal primo workshop “Liber y Liber” in corso di svolgimento nel complesso de Lo Quarter per iniziativa della Associazione Editori Sardi, giungono straordinarie rivelazioni e conferme sulla storia della città catalana. Tra queste quella che Alghero non è stata soltanto un borgo di pescatori ma un collettività attiva nel comparto agricolo, quasi pioniere in Sardegna, per la produzione di vini e oli di qualità.

Nell’incontro moderato da Tommaso Sussarello, Giuseppe Izza ha ricordato che il salto di qualità fu fatto nel 1624, quando il vicerè Giovanni Vivas portò in Sardegna una cinquantina di maestri innestatori di ulivo provenienti da Valencia e Maiorca, che insegnarono l’arte dell’innesto in tutta l’isola. Furono introdotti gli innesti di varietà spagnola, conosciuta oggi come “bosana”. I Savoia proseguirono in questa politica di incentivi, accordando addirittura titoli nobiliari a chi avesse coltivato oltre 4mila piante di olivo.

Giovanni Fancello ha fatto notare come la pastorizia ad Alghero sia sempre stata presente in maniera molto limitata. Non allo stesso modo i suoi prodotti – provenienti dai centri limitrofi quali Villanova, Olmedo, Ittiri o Thiesi – frutto di scambi con i prodotti della pesca. Significativo che dai documenti risulti come, nella sua spedizione per Algeri, passando per Alghero, l’imperatore Carlo V portò via di tutto, botti di vino, maiali, frutta secca e tanto altro, ma nemmeno una pecora.

Torquato Frulio ha affrontato il percorso della marineria algherese attraverso l’analisi del cibo dei marinai, mettendo a confronto passato e futuro dell’alimentazione locale. (g.o.)



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