La Nuova Sardegna

Alghero

Bruno riparte dal centrosinistra

di Gian Mario Sias
Bruno riparte dal centrosinistra

Crisi chiusa con un documento nel quale la nuova maggioranza detta la linea al primo cittadino

03 novembre 2017
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ALGHERO. Un “archistar” per il Puc e tutta la strategia urbanistica, un assessore in grado di interpretare la visione dem dello sviluppo di Alghero, una governance completamente rivisitata delle partecipate, alle quali va data una nuova missione più che un nuovo management.

Non è un commissariamento, ma qualcosa di simile. Il sindaco di Alghero, Mario Bruno, resta in sella: in fondo è quello che voleva per portare a compimento il mandato. Ritorna nel Pd, pure, e voleva anche questo per il “dopo Porta Terra”. Ma il documento licenziato ieri dalle forze del centrosinistra, Pd incluso, suona come un avvertimento lanciato da via Mazzini alla volta di Bruno. «O si fa come diciamo noi, o salta tutto», è il senso del messaggio. Il Pd non farà nomi – né per la giunta, né per il sottogoverno – ma vorrà partecipare attivamente all’agenda politica, fissare le priorità e il cronoprogramma. In cambio, Bruno potrà proseguire nella sua missione principale: l’internazionalizzazione dell’immagine di Alghero e la costruzione di una destinazione “quattro stagioni”.

Per certi versi, l’accordo rappresenta una sfida entusiasmante, ma l’impressione è che il patto di non belligeranza sia appeso a un filo. Partito Democratico, Partito dei sardi, Mdp – Campo progressista, Democratici per Alghero, Sinistra civica, Lista per Alghero e Gruppo misto di maggioranza devono fare un monumento al pool di linguisti che ieri, a 48 ore dalla riunione che ha sancito la fine della crisi, ha licenziato un documento che è un vero capolavoro. Via le parole “appoggio esterno” e “fallimento”, che non piacciono a Bruno e ai suoi, via le parole “ingresso in maggioranza” e “coalizione di governo”, che al momento non appartengono al vocabolario dei democratici algheresi. Per tutti la priorità è «il rilancio dell’azione politica e programmatica» ed è ora di «guardare oltre la rottura del 2014». Tra l’altro la «forte volontà di rilancio dell’azione politica della coalizione di centrosinistra e indipendentista democratica» è una «apertura alle forze politiche autonomiste, di sinistra e moderate disposte a condividere e ridisegnare un progetto politico». Ma c’è un però: il tavolo per la ricostruzione del centrosinistra cittadino «prende atto dell’insuccesso dell’alleanza politica scaturita dalle elezioni del 2014 e dalla conclusione dell’esperienza che vedeva insieme forze politiche di sinistra, liste civiche, Udc e Upc». «Oggi ci sono le condizioni perché, con il contributo di tutte le forze politiche e civiche che si riconoscono nel centrosinistra indipendentista democratico, ci sia una responsabilità comune e un rilancio dell’azione politica e programmatica dell’amministrazione comunale», è l’artifizio lessicale usato con maestria per non parlare né di nuova maggioranza né di alleanze variabili. «Fondamentale è partire dalla condivisione programmatica», dicono le forze del centrosinistra “work in progress”. Così urbanistica, partecipate, riscossioni e razionalizzazione degli immobili pubblici diventano «nodi imprescindibili per uno sviluppo della città al servizio del Nord Ovest dell’isola», per un «rilancio economico e sociale di Alghero, che può e deve diventare un centro strategico per lo sviluppo dell’intero territorio». Certo, «tutto ciò può avvenire meglio se a governare la città nel proseguo della legislatura vi sarà un sindaco con una maggioranza politica in consiglio comunale», motivo per cui «è stato chiesto al sindaco di valutare il ritiro delle dimissioni in quanto modificato il quadro politico che le ha generate». Ma l’ingresso in maggioranza, per il Pd, è un piatto che va servito freddo. Come la vendetta.

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