La Nuova Sardegna

Alghero

Campetti da basket, la battaglia di Marina Millanta a Olmedo

Campetti da basket, la battaglia di Marina Millanta a Olmedo

La consigliera comunale torna alla carica sulla mancata realizzazione del playground intitolato a Fertuzzi in via Giovanni XXIII

04 febbraio 2018
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ALGHERO. Uno sportivo non perde mai la voglia di combattere. Marina Millanta, che ad Alghero ci è arrivata per giocare a basket, poi si è innamorata della città e della sua gente, ma non di certe sue incongruenze. Come i cortocircuiti a metà tra politica e burocrazia che hanno fermato il progetto per la realizzazione di un campo da basket negli spazi all’aperto, in sostanziale disuso, della scuola di via Giovanni XXIII.

Donna di sport, di pallacanestro, di finali e soddisfazioni, cresciuta a Ostia e arrivata nell’isola dopo aver girato mezza Italia, l’ala piccola, ex Mercede e Sant’Orsola Sassari, è una consigliera comunale del Pds. Da innamorata di palla a spicchi e di Riviera del corallo, ha sposato la causa dei coniugi Fertuzzi e della onlus “Un canestro sul mare”, pronti a pagare per quel campo da intitolare alla memoria di Simone Fertuzzi: infanzia algherese, era tornato nel Lazio, dove sette anni fa è stato strappato alla vita da un pirata della strada. Il ragazzo amava il basket e Alghero, qui aveva fatto i primi palleggi e sognava di tornarci a giocare. Per esaudire il suo desiderio, i genitori e gli amici si sono appellati a tutti o quasi, prima di trovare il suo sostegno. Marina Millanta non ha mai digerito il modo in cui un anno fa si è fermato tutto per questioni burocratiche a un passo dal traguardo, quando c’era già l’ok del consiglio comunale.

Lei non si è data per vinta. Qualche sera fa, passando in auto per Olmedo, si è imbattuta nel nuovissimo playground di viale Italia, nelle scuole medie. «È splendido, è frutto della volontà di “Basket&Art”, un’associazione di ragazzi, ed è all’interno di una scuola», è il commento amaramente stupito della consigliera comunale. «Ho inchiodato con l’auto, sono scesa a curiosare e fotografare, c’è anche un lampione per giocare in notturna, fuori dagli orari scolastici – dice Marina Millanta – perciò mi sono chiesta cosa pensasse la scuola, di questo campo». L’ha chiesto. «La risposta? Logico, ne è felice perché anche gli studenti possono usufruirne – rivela – il campo ha due ingressi e sia la scuola che gli altri appassionati possono utilizzare il campo e divertirsi in un luogo di aggregazione».

Marina Millanta indossa di nuovo i panni della combattente. Si mette le scarpe da basket, raccoglie i capelli e scende in campo. «Chiedo come sia possibile che a pochissimi chilometri di distanza ci sia una interpretazione così clamorosamente diversa su un campo da basket per la città». Qualcuno, prima o poi, dovrà rispondere. (g.m.s.)
 

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