La Nuova Sardegna

Alghero

L’opposizione: «Governi o si dimetta»

L’opposizione: «Governi o si dimetta»

Conoci sotto accusa: attacco della minoranza dopo un anno e mezzo di mandato

12 novembre 2020
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ALGHERO. I gruppi consiliari di opposizione Per Alghero, Pd, Futuro Comune, Sinistra in Comune attaccano il sindaco Mario Conoci con un documento politico dai toni durissimi: «Inizi a governare o si dimetta». Il comunicato comincia col ricordare le parole del primo cittadino («Sta alla maggioranza la volontà di esserci») rivolte ai 7 partiti che gli hanno dato i voti per essere eletto e che richiedono ora, dopo 17 mesi dall’insediamento, «una fase di riflessione» (leggi verifica) e «una intelligente ed equilibrata definizione della squadra di governo» (leggi rimpasto). «Ma il sindaco – dice l’opposizione – ribalta la frittata ai suoi alleati nel dirgli «dimostrate di essere maggioranza, perché bisogna essere responsabili». E di fronte alla crisi più nera, gioca a fare Kissinger spostando una pedina nel suo circolo sardista mai nato, il consigliere Leonardo Polo eletto con la Lega e poi passato al Gruppo Misto».

Per la minoranza in Consiglio, «quella lettera certifica in maniera indiscutibile il completo fallimento di un anno e mezzo di Conoci, un sindaco che pensa che la sterile tattica politica rappresenti l’essenza dell’amministrare, a discapito della quotidiana azione a favore dei concittadini, rimane vittima di sé stesso. Un vero harakiri politico di un uomo che viene pubblicamente sconfessato dalla sua maggioranza, evidentemente stremata dalle continue lamentele e segnalazioni degli algheresi e dall’immobilismo del sindaco».

E ancora: «Siamo ora curiosi di scoprire se, per l’ennesima volta, mettendo la polvere sotto il tappeto, il sindaco tenterà di risolvere la profonda crisi in cui versa la città con un semplice spostamento di pedine, come sta già provando a fare in queste ore. La stessa maggioranza – prosegue la nota – definisce gli strumenti messi in campo per gestire l’emergenza “non sempre dotati dell’efficacia necessaria”. Un fallimento ora certificato anche da chi aveva riposto fiducia in lui: la logica conseguenza sarebbe che rassegnasse le sue dimissioni e lasciasse spazio a qualcuno più capace».

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