Una casa sicura contro la violenza
di Nicola Nieddu
Il Comune vuole creare una struttura riservata alle donne vittime di maltrattamenti in famiglia
13 febbraio 2021
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ALGHERO. Un appartamento situato nella zona di via La Maddalena, a suo tempo requisito alla mafia e passato nella disponibilità dell'amministrazione comunale, potrebbe diventare una casa d’accoglienza per donne vittime di violenza. L’ipotesi è al vaglio degli uffici competenti, ma non è l'unica. Diverse le strutture di proprietà comunale dove si potrebbe realizzare quello che, al momento, è un progetto allo stato embrionale che va comunque sviluppato e la tempistica potrebbe anche essere relativamente breve.
Il tema della violenza sulle donne, in città, è particolarmente sentito. Soprattutto in questi ultimi anni segnati, purtroppo, da diversi femminicidi, atti di violenza domestica ripetuti e interventi da codice rosso da parte delle forze dell'ordine. E solo negli ultimi dieci giorni sono stati arrestati due uomini accusati di violenza ai danni di ex mogli o fidanzate. «Un problema che deve investire in maniera preponderante le pubbliche amministrazioni – dice l’assessora comunale ai Servizi sociali Maria Grazia Salaris –: purtroppo in questo lungo periodo di lockdown sono aumentati i casi di violenza domestica». L’assessora ricorda che "già nel lontano 2009 il Plus aveva finanziato un progetto e ad Alghero era stata aperta una casa di prima accoglienza per le donne vittime di violenza in collaborazione con la diocesi. Oggi bisogna ripensare ed elaborare, ovviamente in sinergia con la Regione, la realizzazione di una struttura gestita da personale competente per accogliere le donne e i bambini che riescono a sfuggire alla furia della violenza che si scatena fra le mura domestiche.
Sul tema della violenza di genere, interviene la presidente della Rete delle Donne, Speranza Piredda, che parla di «fenomeno ancora sommerso, con un numero elevato di donne che non parlano con nessuno della violenza subita, che non denunciano, che non cercano aiuto; ancora poche sono, infatti, le donne che si rivolgono a un centro antiviolenza o in generale un servizio specializzato. Le politiche di sensibilizzazione – prosegue la presidente – sono essenziali per trasmettere il messaggio che parlare della violenza subita ed entrare in contatto con le istituzioni e i servizi dedicati costituisce una preziosa fonte di aiuto. Tant'è vero che le donne che provano a uscire dalla spirale e lasciano il partner violento, spesso tornano con lui proprio perché non hanno cercato aiuto in risorse esterne all'ambiente familiare. Molte donne non considerano la violenza subita un reato. È importante quindi in tal senso far crescere la consapevolezza femminile rispetto a quanto subito».
« Inoltre le donne – evidenzia Speranza Piredda – non denunciano non solo perché credono di poter gestire la situazione da sole o reputano il fatto non grave, ma anche per il timore di non essere credute, per vergogna e imbarazzo, sfiducia nelle forze dell'ordine o perché amavano il partner e non volevano che venisse arrestato. Purtroppo subire una violenza significa spesso fare i conti con conseguenze psicologiche di lungo periodo. E gli effetti maggiori li subiscono coloro che hanno subìto aggressioni dal proprio partner, a causa del protrarsi della vicinanza con l'aggressore e per la probabilità di reiterazione degli episodi. L'auspicio - conclude la presidente della Rete delle Donne - è che le donne prendano consapevolezza e denuncino il maltrattante. Solo così sarà possibile effettuare un contrasto della violenza contro il genere femminile, garantendo di fatto sempre maggior sicurezza e tutela alle donne».
Il tema della violenza sulle donne, in città, è particolarmente sentito. Soprattutto in questi ultimi anni segnati, purtroppo, da diversi femminicidi, atti di violenza domestica ripetuti e interventi da codice rosso da parte delle forze dell'ordine. E solo negli ultimi dieci giorni sono stati arrestati due uomini accusati di violenza ai danni di ex mogli o fidanzate. «Un problema che deve investire in maniera preponderante le pubbliche amministrazioni – dice l’assessora comunale ai Servizi sociali Maria Grazia Salaris –: purtroppo in questo lungo periodo di lockdown sono aumentati i casi di violenza domestica». L’assessora ricorda che "già nel lontano 2009 il Plus aveva finanziato un progetto e ad Alghero era stata aperta una casa di prima accoglienza per le donne vittime di violenza in collaborazione con la diocesi. Oggi bisogna ripensare ed elaborare, ovviamente in sinergia con la Regione, la realizzazione di una struttura gestita da personale competente per accogliere le donne e i bambini che riescono a sfuggire alla furia della violenza che si scatena fra le mura domestiche.
Sul tema della violenza di genere, interviene la presidente della Rete delle Donne, Speranza Piredda, che parla di «fenomeno ancora sommerso, con un numero elevato di donne che non parlano con nessuno della violenza subita, che non denunciano, che non cercano aiuto; ancora poche sono, infatti, le donne che si rivolgono a un centro antiviolenza o in generale un servizio specializzato. Le politiche di sensibilizzazione – prosegue la presidente – sono essenziali per trasmettere il messaggio che parlare della violenza subita ed entrare in contatto con le istituzioni e i servizi dedicati costituisce una preziosa fonte di aiuto. Tant'è vero che le donne che provano a uscire dalla spirale e lasciano il partner violento, spesso tornano con lui proprio perché non hanno cercato aiuto in risorse esterne all'ambiente familiare. Molte donne non considerano la violenza subita un reato. È importante quindi in tal senso far crescere la consapevolezza femminile rispetto a quanto subito».
« Inoltre le donne – evidenzia Speranza Piredda – non denunciano non solo perché credono di poter gestire la situazione da sole o reputano il fatto non grave, ma anche per il timore di non essere credute, per vergogna e imbarazzo, sfiducia nelle forze dell'ordine o perché amavano il partner e non volevano che venisse arrestato. Purtroppo subire una violenza significa spesso fare i conti con conseguenze psicologiche di lungo periodo. E gli effetti maggiori li subiscono coloro che hanno subìto aggressioni dal proprio partner, a causa del protrarsi della vicinanza con l'aggressore e per la probabilità di reiterazione degli episodi. L'auspicio - conclude la presidente della Rete delle Donne - è che le donne prendano consapevolezza e denuncino il maltrattante. Solo così sarà possibile effettuare un contrasto della violenza contro il genere femminile, garantendo di fatto sempre maggior sicurezza e tutela alle donne».