La Nuova Sardegna

Alghero

Uccise l’amico, 12 anni in appello

di Nadia Cossu
Uccise l’amico, 12 anni in appello

Pena ridotta per Lukas Saba che nel 2019 sparò un colpo di pistola mortale contro Alberto Melone

09 ottobre 2021
3 MINUTI DI LETTURA





ALGHERO. Non ha più lo sguardo da ragazzino impavido, quell’espressione a metà tra l’ingenuità e la sfrontatezza tipiche dell’adolescenza.

Lukas Saba oggi ha lo sguardo di un ragazzo maturo, consapevole. Ieri mattina ha ascoltato in silenzio la lettura del dispositivo da parte della corte d’assise d’appello di Sassari che – riconoscendo le attenuanti generiche e un parziale vizio di mente prevalenti rispetto all’aggravante dei futili motivi contestata – gli ha ridotto la pena a dodici anni.

In primo grado il ventenne era stato condannato con il rito abbreviato a 15 anni e quattro mesi per l’omicidio del suo amico e coetaneo Alberto Melone (all’epoca avevano entrambi 18 anni), avvenuto il 5 aprile del 2019 ad Alghero, in piazza del Teatro. Quella sera Lukas, Alberto e altri due amici erano andati via dal bar dei genitori della vittima e, prima di uscire per l’inaugurazione di un noto locale estivo, avevano deciso di intrattenersi nel monolocale che l’imputato utilizzava come punto d’appoggio quando usciva con gli amici. E lì lo avevano trovato i carabinieri nelle ore immediatamente successive alla tragedia, quando venne prelevato e accompagnato in caserma per essere perquisito e poi interrogato.

Il giovane aveva spiegato agli inquirenti che si era trattato di un incidente e questa versione l’ha ripetuta all’infinito senza mai tornare indietro. Lo aveva fatto anche durante le dichiarazioni spontanee rese al gup Michele Contini a conclusione dell’abbreviato. «Eravamo seduti intorno al tavolo della cucina e stavamo bevendo», ha sempre detto. «Stavamo giocando a puntarci la pistola, poi è partito il colpo, ma io pensavo che fosse scarica». Eppure, nonostante le conferme degli altri due ragazzi presenti al momento del delitto, questa versione non era servita a evitargli il carcere. Perché quel “gioco” pericoloso aveva strappato alla vita un ragazzo di appena 18 anni che aveva una marea di sogni da realizzare.

Il proiettile esploso dalla Derringer calibro 22 di proprietà del padre di Lukas era partito da mezzo metro di distanza con una traiettoria dall’alto verso il basso. Il colpo aveva perforato lo sterno, la trachea e l’esofago della vittima e si era fermato nell’aorta dopo aver provocato un gravissimo trauma emorragico a livello esofageo. Qualche giorno dopo l’omicidio Marieke Hellendoorn, la madre di Lukas Saba, si era fatta forza ed era andata a casa dei genitori di Alberto Melone. Le due mamme avevano parlato e Marieke aveva chiesto scusa per conto di suo figlio che, prima nel carcere sassarese di Bancali e poi ai domiciliari nella comunità di recupero S’Aspru di Siligo, non aveva saputo darsi pace per quello che aveva fatto.

E anche ieri mattina i genitori dell’imputato erano accanto al loro figlio insieme agli avvocati difensori Gabriele Satta e Pasquale Ramazzotti. I legali hanno annunciato che presenteranno ricorso per Cassazione.

Il procuratore generale Stefano Fiori al termine della requisitoria, lo scorso 24 settembre, aveva chiesto la condanna a 13 anni e quattro mesi (due in meno rispetto a quelli inflitti dal gup Contini), ieri la corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Maria Teresa Lupinu (a latere Plinia Azzena) ha condannato l’imputato alla pena finale di dodici anni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative