Sigilli al Beach club A-Mare di Alghero, la società titolare: «È accanimento, tutto in regola»
Il gruppo Bagni del Corallo contesta il sequestro della pedana disposto dalla Procura a pochi giorni dall’apertura del locale
Alghero La società Bagni del Corallo che gestisce il beach club A-Mare di Calabona, ad Alghero, dice la sua sul provvedimento del 16 maggio scorso, firmato dal Gip su richiesta della Procura, con cui è scattato un nuovo sequestro nella struttura sul mare, proprio mentre la struttura si preparava a riaprire per la stagione estiva. «È un accanimento feroce – denuncia l’amministratore unico Valentina Russo – che colpisce non solo la nostra azienda, ma anche decine di lavoratori e fornitori che, ancora una volta, vedono a rischio il proprio futuro». Un sequestro che arriva a poche ore dall’inizio dei lavori per la riapertura. «Con i lavori iniziati da poche ore, la tempistica ha il sapore di un accanimento feroce nei confronti di una attività che, con spirito leale collaborazione e trasparenza, ha visto negli scorsi mesi il rilascio di ben due nuove concessioni demaniali, che autorizzano oltre allo stabilimento anche la somministrazione di bevande ed alimenti – commenta Russo -. Concessioni rilasciate al termine di due Conferenze di Servizi che hanno visto coinvolti oltre venti enti, statali, regionali e comunali, i quali hanno tutti rilasciato rinnovate autorizzazioni per l’anno in corso. Il solo fatto che, nel corso del procedimento penale avviato dalla Procura, oltre venti dirigenti pubblici abbiano confermato le autorizzazioni, da solo basterebbe a spiegare quale ingiustizia stiamo subendo insieme a tutti i nostri dipendenti e fornitori. Ma le numerose autorizzazioni evidentemente non sono bastate alla Procura per permetterci di riaprire».
La società ricorda anche le contestazioni dello scorso anno, a partire dall’accusa di abuso edilizio per presunte strutture non amovibili. «Abbiamo ampiamente dimostrato sia nella realtà che nei procedimenti amministrativi che lo fossero, lasciando le aree libere e intonse in pochi giorni». E sulla contestazione delle mancate autorizzazioni paesaggistiche Lo Russo dice. «Quest’anno, oltre ad essere chiaramente scritto nelle nuove autorizzazioni che la autorizzazione paesaggistica non occorra, persino la Pg ha verificato che tale autorizzazione non sia mai servita. Ci si accusava di aver spianato gli scogli rovinando irrimediabilmente l’area in concessione. Ebbene chiunque ha potuto verificare in questi mesi che non esistono scogli spianati e nemmeno scalfiti, ma anzi l’area risulta sistemata ed arricchita di flora autoctona come ha accertato l’ufficio Tutela del Paesaggio con apposito verbale di sopralluogo. Se avessimo, commesso abusi edilizi (con opere precarie?!) o scavato gli scogli come sostiene la Procura, qualcuno pensa che ci sarebbero state rilasciate nuove autorizzazioni? Che oltre venti enti ed autorità indipendenti non avrebbero accertato anche solo in minima parte quanto sostenuto dalla Pg?».
Russo parla di accanimento senza precedenti e punta il dito contro la Procura. «Un atteggiamento, quello della Procura, che appare ancora più grave dopo che la stessa si è perfino opposta alla richiesta di incidente probatorio per la verifica in contraddittorio dello stato della scogliera asseritamente danneggiata. La realtà è che la scogliera è perfettamente integra, come in questi mesi ha potuto vedere una intera comunità che oggi è testimone di questa triste pagina giudiziaria, in cui Procura e PG dimostrano una insolita attenzione per la nostra struttura, che pur essendo una semplice pedana in legno uguale a tante altre nella zona, è stata oggetto di due sequestri con impiego di circa quaranta militari, vari mezzi ed addirittura un elicottero. Riteniamo tutto ciò inaccettabile in uno stato di diritto e con massima fiducia nella magistratura ci rimettiamo alle sedi competenti per il pieno accertamento della verità».